Carduetum, cardueti = cardito, carditello, ovvero luogo piantato a cardi: nei tempi passati una parte del territorio in Comune di San Tammaro (CE) ha assunto il nome di Carditello perché si presentava infestato della pianta di cardo, tanto da formare una barriera per chi voleva inoltrarsi a piedi o a cavallo. La Reale tenuta di Carditello, detta anche “Real sito di Carditello” oppure, con riferimento alla palazzina ivi presente, Reggia di Carditello, faceva parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli posti nella Terra di Lavoro: Palazzo Reale di Napoli, Reggia di Capodimonte, Tenuta degli Astroni, Villa d’Elboeuf, Reggia di Portici, Villa Favorita, Palazzo d’Avalos nell’isola di Procida, lago di Agnano, Licola, Capriati a Volturno, Cardito, Reale tenuta di Carditello, Reale tenuta di Persano, Fasano di Maddaloni, Selva di Caiazzo, Sant’Arcangelo, Reggia di Caserta, San Leucio, Casino del Fusaro, Casino di Quisisana, Mondragone e Demanio di Calvi. In particolare la Reale tenuta di Carditello era una vasta porzione, in parte acquitrinosa, della pianura delimitata a settentrione dal fiume Volturno, ad oriente dal monte Tifata e dai suoi colli, a meridione dall’antico fiume Clanio, oggi Regi Lagni, e ad occidente dal mar Tirreno: ospitava una dinamica azienda agricola, ben progettata nelle infrastrutture edili e ben organizzata negli allevamenti di pregiate razze equine, nella produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli e caseari. Ai Regi Lagni il viceré Don Pedro di Toledo, che disegnò i Quartieri spagnoli di Napoli, ha iniziato a metà del XVI secolo una monumentale bonifica: i lavori sono stati poi proseguiti dai Borbone, che hanno realizzato un delicatissimo reticolo di canali, con un “lagno” principale lungo 55 chilometri e una serie di piccoli affluenti a spina di pesce. Qui è stata convogliata l’acqua e così una distesa di pantani, piagata da malaria e […]