Articolo pubblicato il 9 aprile 2014 sul sito di Greenreport. La Contea di Jackson, nell’Oregon, ha indetto per il 20 maggio un referendum (Family Farms Measure 15- 119) per limitare la coltivazione di piante Ogm (geneticamente modificate) sul suo territorio e 6 grandi multinazionali si sono mobilitate per far fallire l’iniziativa. Monsanto ha investito nella campagna elettorale pro-ogm 183.294 dollari, DuPont Pioneer 129.647; Syngenta 75.000, Bayer, BASF e Dow AgroSciences, 22.353 ciascuna. In tutto fanno 455.000 dollari finiti nelle casse del Good Neighbor Farmers, un comitato di azione politica contro l’iniziativa promossa da ambientalisti e cittadini per proibire «La propagazione, coltivazione, aumento o crescita di piante da ingegneria genetica nella Contra di Jackson», come scrive The Oregonian. Una così cospicua quantità di denaro investita per un referendum locale si spiega con il rischio che il no agli Ogm aprirebbe per le multinazionali. Le donazioni delle Big Ogm hanno aiutato chi si oppone al referendum a fare una martellante campagna sui media e da sole sono quasi quanto è riuscito a raccogliere la gran parte del bilancio di 556.000 dollari che avrebbe ricevuto il Good Neighbor Farmers, mentre GMO Free Jackson County, il comitato che appoggia l’iniziativa anti-Ogm, e la Our Family Farms Coalition, dispongono insieme di 102.368 dollari, raccolti porta a porta. Proprio perché aveva già indetto il referendum, la Contea di Jackson è l’unica dell’Oregon a non applicare sul suo territorio la legge sulla regolamentazione delle sementi agricole approvata in autunno dallo Stato Usa e che apre la strada alle coltivazioni Ogm ovunque. Se il referendum anti-ogm passasse le 6 multinazionali temono che l’esempio sarebbe seguito da altre contee dell’Oregon che potrebbero chiedere limitazioni alle coltivazioni Ogm o l’etichettatura degli alimenti geneticamente modificati. Nonostante la legge e l’opposizione (e un ricorso) del Governatore dell’Oregon anche la Contea […]