Articolo di Maurizio Gritta, presidente della cooperativa agricola IRIS BIO, pubblicato il 24 aprile 2014 su Altreconomia. Maurizio Gritta È primavera, e la natura si risveglia. Mentre l’agricoltura si dedica alla semina di stagione, alcuni cittadini prendono consapevolezza che l’ambiente è importante per la qualità della nostra vita. Altri cittadini e imprese, invece, non ritengono fondamentale mantenere un equilibrio nell’utilizzo delle risorse che la natura ci offre. Per questo torna la proposta di autorizzare l’utilizzo di sementi geneticamente modificate (Ogm). Sostengono che queste sementi produrranno di più, saranno più resistenti a malattie e parassiti, qualcuno addirittura che saranno meno dannose per l’alimentazione umana. False motivazioni scientifiche, per coprire il vero scopo di tutto questo: il profitto, o il facile guadagno. Ma noi, cittadini e agricoltori, non solo i biologici, possiamo “fare” di fronte all’autorizzazione alle semine Ogm in Europa e Italia. Per cominciare, firmando la petizione promossa da Greenpeace, Avaaz eFriends of the Earth per chiedere una moratoria (per info: www.liberidaogm.org o www.greenpeace.org/italy). Oppure acquistando solo prodotti biologici che non utilizzano queste sementi geneticamente modificate; ma anche prendendo ad esempio e aiutando tante piccole realtà che lavorano per sottrarre territorio agricolo a un “futuro Ogm”. Nel Salento, fra Francavilla e San Marzano, la comune autogestita Urupia coltiva 35 ettari di cui 25 a oliveto, 4 a vigna e il resto -a rotazione- con un grande orto a metodo biologico, insegnando e trasmettendo a chi volesse esserne ospite le varie pratiche di lavoro e condivisione di vita. A Fano (Pu), un gruppo di cittadine ha costituito un’associazione e ottenuto in gestione dal Comune circa 6mila metri quadrati di terra, già previsti per l’urbanizzazione riuscendo a organizzare e gestire uno spazio per i bambini del quartiere con orti e relativo mercatino. […]