La provocatoria anti-campagna elettorale di Iginio De Luca a Roma

La politica è sempre stata terreno fertile per molti artisti ed ora che si sono chiuse da poco le votazioni per le elezioni europee si può parlare anche dell’ultima delle provocazioni ad effetto messa in atto da Iginio De Luca, un artista nato a Formia (LT) il 21 agosto 1966, diplomato nel 1989 all’Accademia di Belle Arti di Roma, che insegna Decorazione e Installazioni Multimediali all’Accademia di Belle Arti di Torino ma che vive e lavora al quartiere Portuense di Roma.

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Iginio De Luca

Nella notte tra mercoledì 21 maggio e giovedì 22 maggio 2014 ha attaccato nei luoghi dell’arte, della cultura e del potere di Roma 10 maxi manifesti, che in modo provocatorio cambiano completamente i soggetti elettorali sostituendoli con le opere di artisti noti della storia dell’arte.

Così a Piazzale Aldo Moro, Università La Sapienza, ha affisso un manifesto che invitava a votare Paolo Uccello  (1397–1475), pittore e mosaicista italiano, che è stato tra i protagonisti della scena artistica fiorentina della metà del XV secolo).

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 Immagine.Vota Paolo Uccello

Nei pressi del MAXXI ha affisso un manifesto che invitava a votare Gino De Dominicis (1947- 1998), che espresse la sua arte utilizzando diverse tecniche e definendosi pittore, scultore, filosofo ed architetto.

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Nei pressi della galleria d’Arte Moderna ha affisso un manifesto che invitava a votare Pino Pascali (1935-1968) ritenuto uno dei più importanti esponenti dell’arte povera.

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Nei pressi dell’Auditoriumha affisso un manifesto che invitava a votare Alighiero Boetti (1940-1994), che ha fatto parte del gruppo Arte Povera ma che allo stesso tempo è stato anche uno dei più precoci a distaccarsene.

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Nei pressi del policlinico Umberto I° ha affisso un manifesto che invitava a votare Piero Manzoni (1933-1963) artista italiano, famoso a livello internazionale per i suoi “Achrome” (incentrati principalmente sullo studio dell’assenza di colore) e “Merda d’artista“.

Riguardo a questi ultimi il 21 maggio 1961 Piero Manzoni sigillò le proprie feci in 90 barattoli di latta, identico a quelli per la carne in scatola, ai quali applicò un’etichetta, tradotta in varie lingue, con la scritta «merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961»: sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell’artista.

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In via Giulio Cesare vicino al tribunale e alle casermeha affisso un manifesto che invitava a votare Carla Accardi (1924-2014) che con la sua pittura ha contribuito dal 1947 all’affermazione dell’astrattismo in Italia.

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Nei pressi del MACRO di piazza Giustiniani al Testaccio ha affisso un manifesto che invitava a votare Maurizio Cattelan (1960 – vivente), famoso per opere e interventi provocatori: le sue opere combinano la scultura con la performance, ma spesso includono eventi di tipo “happening“, azioni provocatorie di rottura, pezzi teatrali, testi-commento sui pannelli che accompagnano opere d’arte sue e non, articoli per giornali e riviste, ecc.

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Nei pressi della Basilica di San Giovanni in Lateranoha affisso un manifesto che invitava a votare Lucio Fontana (1899 – 1968), pittore, ceramista e scultore italiano, fondatore del movimento spazialista.

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Sempre nei pressi del MACRO di piazza Giustiniani al Testaccio ha affisso un manifesto che invitava a votare Alberto Burri (1915 – 1995) un artista e pittore italiano famoso per le sue opere astratte.

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Alla casa della memoria di via Tiburtina, San Lorenzo, ha affisso infine un manifesto che invitava a votare Ketty La Rocca (1938 – 1976), una delle più importanti artiste italiane del XX secolo, esponente di primo piano della Poesia Visiva ed una delle poche artiste ad essere riconosciuta a livello internazionale, e nei suoi ultimi lavori esponente della Body Art.

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Iginio De Luca ha spiegato così questa sua nuova provocazione:

<<Cos’è che manca alla politica in questa tristissima campagna elettorale?

Più di tutto mancano i politici; di essi è rimasto l’involucro, lo stampo colorato.

In sostituzione io candido gli artisti che, con la loro responsabile follia, destituiscono dal trono dell’abbrutimento parlamentare uomini dissociati dalla realtà che non si specchiano più nel pensiero collettivo.

Non si specchiano perché inesistenti, come i fantasmi di fronte al loro riflesso.

L’arte sale al potere e con l’arte la cultura, le idee, la progettualità, la lungimiranza, il coraggio, la visionarietà, l’onestà morale – e non solo quella -, l’immaginazione, la forza, la coerenza se non altro verso se stessi, la sofferenza, la passione, la fatica fisica, la gioia, l’ironia: concetti e sentimenti smarriti dalla politica, che non trova neanche più la dignità della disfatta, figuriamoci la svolta rivoluzionaria a ottanta euro a botta.

Nonostante non sia più tra noi da oltre cinque secoli, è lui, insieme a tutti gli artisti candidati, il degno rappresentante dell’Italia all’estero: quest’anno alle europee, votate Paolo Uccello!>>.

L’arte torna così ad essere strumento di protesta e stimolo per un risveglio delle coscienze sopite. Chissà quanti voti il “partito della cultura” avrà raccolto alle urne.

Le manifestazioni artistiche del ventunesimo secolo – tra le quali soprattutto la Street Art – contagiano tutti, esperti e non, riscontrando sempre più consensi in ogni ambiente della società.

Convergono, però, in un unico intento: comunicare un messaggio a chiunque vi entri in contatto.

Uno dei maestri della comunicazione artistica è proprio Iginio De Luca, che vanta un curriculum di oltre venti mostre, tra personali e collettive, ed è uno dei principali promotori delle nuove forme d’arte: dalla Street Art alla pittura, dal video all’installazione, dal suono all’elaborazione fotografica.

Nel suo bagaglio artistico presenziano innumerevoli lavori che, in un certo senso, rompono con la “vecchia arte”.

Dunque la parola chiave è comunicare.

Oggi viviamo in una società in cui si ha sempre maggior bisogno di esprimere qualcosa agli altri (facebook ne è l’esempio più palese), e la Street Art sembra proprio rappresentare quest’irrefrenabile necessità.

Iginio De Luca afferma che quello che conta non è tanto il mezzo quanto il contenuto, l’idea e il felice connubio di questi elementi.

La street o la public art sono linguaggi che esprimono un’energia che esce dai canoni, dagli stereotipi e rischia perché si tuffa nel terreno globale, raccogliendo consensi e critiche.

Ad Iginio De Luca non mancano precedenti provocazioni artistiche, che l’hanno reso noto per i suoi interventi artistici sul suolo pubblico, spesso non autorizzati, sempre rivolti a denunciare per lo più le storture del sistema politico italiano.

Nel periodo 2010-2011 ha percorso il terreno della street art per contattare e provocare la dimensione sociale del suo mondo: Iginio De Luca sorvola, arriva, proietta e scappa, costruendo una serie di incursioni che teatralizzano la nostra storia.

Nella domenica del 22 agosto 2010 ha fatto volare uno striscione pubblicitario con la scritta “Silvio c’hai rotto li gommoni” , trascinata da un piccolo aereo lungo la costa laziale, popolata dalle folle estive al mare.

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 De Luca è riuscito in imprese quasi cinematografiche: l’8 ottobre del 2010 ha proiettato in vari punti di Roma (dalle ore 21,00 alle 23,00) l’immagine dissacrante del pontefice con la veste bianca macchiata di unto.

Immagine.il papa macchiato

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Il successivo 5 novembre 2010 è riuscito a proiettare la scritta “LAVAMI” sul luogo più inaccessibile e inviolabile per antonomasia: la cupola di San Pietro.

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Ha poi spiegato di aver scelto la cupola perché incarna in un colpo solo il massimo grado di metafore religiose, politiche ed artistiche: ha scelto una parola, una sola parola, che in sintesi comunichi più cose contemporaneamente.

Gli piaceva l’idea di partire da un luogo comune, una frase popolare come “lavami” ed atterrare su un contesto che è unico, anti-democratico e snob per eccellenza.

L’accostamento di questi elementi genera poi le metafore del caso e le conseguenti letture.

La “lavami” è un graffito di luce dai caratteri simili a quelli disegnati con le dita sui vetri sporchi delle auto in sosta.

Il mio – ha spiegato De Luca – è un invito all’istituzione che rappresenta a manifestare il suo volto accogliente e profetico piuttosto che quello temporale e opportunistico che troppo spesso la contraddistingue nelle sue prese di posizione caratterizzate da una doppia morale: una per il principe e un’altra per i sudditi”.

Un intervento, questo di Iginio De Luca, che usa i codici della Street Art: la velocità, l’irruzione, la notte e li riconduce alle origini delle avanguardie storiche, performance e spirito del cabaret, ad esempio, mescolando, come accadeva in quelle origini soprattutto dada, sensibilità sociale.

È riuscito poi a proiettare un gregge di pecore sulla facciata di Palazzo Chigi il 14 Dicembre 2010, giorno della tanto discussa fiducia al governo Berlusconi, con una chiara allusione.

 Immagine.pastore a Montecitorio

Il 23 gennaio del 2011 si è inventato “Brand” un video sonoro a colori della durata di 5’17’’ che documenta un’azione notturna svoltasi in via Condotti alle ore 23,00.

 Immagine.Ente Comunale Consumo

Utilizzando un videoproiettore e un furgone che lo trasportava, ha proiettato il marchio dell’Ente Comunale di Consumo (ECC) sulle pareti laterali della via: come uno scanner il fascio luminoso ha indistintamente marchiato, “sporcando”, ogni cosa che incontrava sul suo cammino, “sfondando” le vetrine che esponevano beni di “secondaria o superflua necessità” (e non di prima necessità come invece era per l’Ente Comunale di Consumo).

Il logo dell’Ente, una volta presente sulle carte oleate ad incartare il burro, ora si plasma anche sui vestiti – un altro tipo di incartamento – azzerando le distanze sociali, temporali e spaziali, varcando la soglia dell’irraggiungibilità e dell’intoccabilità di un’élite sociale rappresentata dalle griffe dell’alta moda.

L’audio del video è stato registrato alla Garbatella, un quartiere popolare di Roma, in piazza Bartolomeo Romano e precisamente nel luogo dove, decenni fa, c’era una delle sedi dell’Ente.

Il titolo “Brand” è ironico, in controtendenza, a ribaltare un concetto snob di uomo e di vita.

La performance, l’installazione urbana effimera che ricordano in senso generale le grammatiche della Public Art e della Street Art sono infatti solo alcuni degli ingredienti di queste incursioni di De Luca che tendono ad illuminare pezzi di cronaca incisivi sulla realtà profonda del nostro essere società ma che rischiano di sciogliersi rapidamente nel racconto dell’informazione mainstream.

L’installazione, al contrario, pur nella sua qualità di incursione veloce, rimette al centro del discorso il problema che sta sfuggendo all’attenzione pubblica, vuole ricreare un nuovo spazio pubblico stimolando una sensibilità condivisa intorno ad un problema comune.

Una serie di operazioni, quindi, che spostano la natura del graffitismo dalla dimensione più “privata” e neotribale legata ad un territorio di appartenenza – la strada, il quartiere, il ghetto – ad un’altra dimensione che è insieme più “pubblica” e metaterritoriale perché vuole attivare una comunicazione d’impatto estetico, dislocata su più piattaforme espressive: il luogo fisico, i giornali, le reti che sono ulteriori “materiali” a disposizione per la costruzione concreta dell’artefatto dell’arte contemporanea.

Infatti gli interventi di De Luca non appartengono allo sfogo individuale, originariamente clandestino del graffitismo ma alla chiara presa di posizione personale e/o di gruppo che richiama l’esigenza propria delle origini delle avanguardie moderne e cioè quella di essere “realisti” ovvero usare i “materiali” reali e virtuali della contemporaneità per produrre una nuova dimensione dell’essere società.

Iginio De Luca è un artista, uno spirito libero che gioca con strumenti e/o linguaggi radicati da decenni in italia, inserendoli in un contesto insolito, con l’obbiettivo di stimolare il pensiero: negli ultimi anni ha scelto di concentrare le proprie “attenzioni” sulla politica.

Il 30 settembre 2012 ha preso di mira la facciata del palazzo della Regione Lazio, l’ente al centro dello scandalo fondi del Popolo della Libertà provocato dall’On. Franco Fiorito,su cui ha proiettato il film “Ladro lui, ladra lei” con le immagini del film di Luigi Zampa e i protagonisti Alberto Sordi e Silvia Koscina.

Immagine.ladro lui ladra lei

Il 6 gennaio del 2013 ha fatto trovare in piazza del Campidoglio un enorme panino alla mortadella: destinatario dell’opera d’arte era l’allora sindaco Gianni Alemanno, reo di aver approvato un’ordinanza “anti-panino” fin troppo restrittiva: con Ordinanza n 217 del 1 ottobre 2012 il sindaco Alemanno aveva infatti proibito fino al successivo 31 dicembre 2012 di sostare nel centro storico, ma soprattutto di consumare del cibo pena la multa immediata per i malcapitati con somme da 25 a 500 euro.

Immagine.Panino al Campidoglio

Il falso panino è stato posizionato tra gli applausi della piccola folla presente e i vigili urbani hanno subito ottenuto l’immediata rimozione dell’opera.

Per l’artista De Luca “il panino è lì in tutta la sua grossolana caricatura e pacchiana finzione, in dedica al Sindaco, a sottolinearne l’approccio grottesco e maldestro alla città nella sua globale amministrazione”.

Oltre che contro l’ordinanza anti-bivacco di Alemanno, il panino gigante è stato messo più in generale contro il “magna magna” generale della nostra Italia.

Presso il quartiere Pigneto Monti a Roma il 18 gennaio 2013 ha ritoccato alcuni manifesti della campagna elettorale di Mario Monti.

Immagine.Italia for sale

Lo slogan recitava “l’Italia che sale”: ad Iginio De Luca è bastato sostituire al “che” un “for” per far suonare il tutto improvvisamente diverso.

Questo manifesto elettorale della lista Monti che recava la scritta “L’Italia che sale” era un richiamo esplicito alla frase del premier sulla sua “salita” in politica: con la scritta “for” su quello slogan Iginio De Luca ha cambiant così il significato della frase in “L’Italia for sale” che tradotto in italiano vuol dire “L’Italia in vendita”.

La sera del successivo 13 febbraio 2013 si è inventato un ennesimo blitz che ha denominato <<Dopo “Gilfriend in Coma” “Maxxi-Coma”>> e che ha realizzato sulla facciata del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, cioè il Maxxi di Roma.

 Immagine.proiezzione sul maxxi

La performance di Igno De Luca è consistita in una proiezione del film di Bill Emmott e Annalisa Piras sulla facciata del Museo, quando era prevista la proiezione al pubblico del film dell’ex direttore dell’Economist.

La libertà di espressione è in coma, l’arte è in coma, le istituzioni sono in coma, il rispetto delle regole è in coma”: così l’artista ha spiegato il proprio blitz visivo.

Godono invece di ottima salute le strategie della politica, l’ipocrisia della par condicio, l’arroganza del potere in tutte le sue declinazioni”.

Il 4 aprile 2013 l’artista ha lanciato due dadi giganti nel piazzale del Quirinale, per “sbloccare” simbolicamente l’empasse politico che vedeva tra i protagonisti il Presidente Napolitano: il blitz è stato da lui chiamato “Ca maronn c’accumpagn”.

 Immagine.Ca maronn c'accumpagn

 Di fronte alla casa della Memoria di via Tiburtina, in zona San Lorenzo, e in piazzale Aldo Moro, alla Sapienza, a Roma, nella notte tra l’8 ed il 9 settembre del 2013 chi ha guardato in alto, verso due cartelloni pubblicitari, probabilmente è rimasto esterrefatto: niente cosmetici, detersivi, assicurazioni, magliette e offerte varie, ma una fotografia che ha fatto il giro del mondo e che tuttora fa rabbrividire per la sua crudezza e per quello che evoca di quel che è stato il periodo fascista e nazionalsocialista in Italia.

L’immagine è quella del 29 aprile 1945 di Benito Mussolini con Claretta Petacci appesi a testa in giù in piazzale Loreto, a Milano, insieme ad altri tre esponenti della Repubblica Sociale Italiana.

L’immagine è stata però capovolta da Iginio De Luca, come la scritta “ITALIA” che ha voluto dare come titolo al blitz.

Immagine.piazza Loreto rovesciata

Questa nuova incursione di Iginio De Luca fa saltare in aria, in senso metaforico, i personaggi di questa immagine, che sembrano così alzare le braccia al cielo, quasi gioire.

«Una visione sospesa e ambigua, una pura illusione, un rovesciamento della realtà come l’Italia di oggi.

L’Italia degli inganni, dei voltafaccia, l’Italia sempre pronta al capovolgimento dei fatti e delle cose, dei ribaltoni politici, del trasformismo dietro l’angolo.

Un paese profondamente amorale e senza memoria che si rispecchia in questa sorta di “capriola” visiva» si legge nel comunicato diffuso a documentare e a rimarcare l’azione.

«Nella notte dell’8 settembre (in cui 70 anni fa l’Italia svoltava il suo corso firmando l’armistizio con gli anglo-americani) e nella mattina del 9 (in cui il Senato decide sulla decadenza di Berlusconi) il manifesto viene affisso a San Lorenzo, davanti alla Casa della Memoria e in piazzale Aldo Moro, di fronte alla Sapienza, in sarcastico omaggio alla memoria e alla cultura del nostro paese».

Iginio De Luca ha voluto attaccare i due manifesti nei due luoghi intitolati proprio a chi, dell’Italia, ha subito i peggiori “rovesci”.

Ad ottobre del 2013 a Piazza Venezia ha esposto un enorme striscione con la scritta «Farsa Italia» che richiama nella grafica la più famosa «Forza Italia».

Immagine.Farsa Italia

Lo stesso blitz è stato messo in atto anche davanti al monumento a Vittorio Emanuele.

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Un altro blitz dell’artista Iginio de Luca si è consumato nella notte tra il 13 e il 14 marzo 2014: oggetto dell’attacco critico è stato il Macro di Roma, nelle due sedi di via Nizza e Testaccio.

Immagine.orfano al Macro.1

Il museo, le cui sorti sono ancora indecise, ha fatto da sfondo per la proiezione dei filmati di lattanti urlanti e piangenti, orfani in cerca di un padre che si prenda cura di loro.

La loro condizione è diventata la metafora dello stato in cui versa il museo romano e tutto il patrimonio culturale italiano, abbandonato a se stesso.

De Luca ha eletto le facciate delle due sedi del Macro quali schermi su cui proiettare le immagini di alcuni neonati colti nei loro graziosi spasmetti e vagiti.

Non s’è fatto mistero della natura polemica dell’happening, col quale si è voluto platealmente richiamare l’attenzione dei media sulle disperate condizioni in cui versa il museo romano, “orfano” – da cui il riferimento ai pargoletti urlanti – di un direttore e a rischio chiusura.

Prima di arrivare all’ultima delle sue performances, che ha visto proporre la “candidatura” alle elezioni europee di 10 artisti, Iginio De Luca ha usato quasi la stessa premura che aveva riservato all’allora sindaco Gianni Alemanno con il gigantesco panino messo in bella mostra in piazza del Campidogli, stavolta nel nei confronti di Angelino Alfano:, che secondo l’artista è evidentemente affamato tanto quanto lo era l’ex primo cittadino, per cui ha pensato, nel suo ultimo adbusting, di fargli impugnare non solo forchetta e coltello.

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Iginio De Luca non è solo uno street artista,  ma lavora anche con altri linguaggi tra cui il video, la fotografia e l’installazione sonora: gioca con strumenti e/o linguaggi radicati da decenni in Italia, inserendoli in un contesto insolito, con l’obiettivo di stimolare sempre e comunque il pensiero.

I suoi interventi eclatanti, che sono iniziati dal 2010, sono ancora in fase di sviluppo ed evoluzione.

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

 

 

 

 

 

 

 

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