La causa di fondo di tragedie come quelle del crollo del cornicione della galleria Umberto di Napoli sta nel patto di stabilità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo allegato al sito www.terraacquaariafuoco.it, che ci è stato trasmesso da Antonio D’Acunto Presidente della Rete Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, nonché membro del Consiglio Nazionale di VAS.

 Immagine.Antonio d'Acunto

Antonio D’Acunto

Tragedie immani come quelle del crollo del cornicione che ha ucciso un ragazzo di soli 14 anni, e che poteva accadere a tutti quanti camminiamo per le strade di Napoli (pochi giorni prima, tra tanti altri noti solo ai Vigili del Fuoco ed al Comune, per fortuna senza alcun danno alle persone c’era stato lo stacco e la caduta al suolo di grandi quantità di intonaci e cornicioni del complesso monumentale dei Girolamini, di fronte al Duomo di Napoli) possono avere, oltre che nel destino, sicuramente la loro origine in inadempienze di amministratori e tecnici.

È quindi necessario e giusto attivare il più sicuro percorso perché la giustizia accerti ogni responsabilità ed in questa direzione si è mossa per il caso Napoli l’informazione e si è orientata l’opinione pubblica.

Insieme a fatalità e responsabilità, – è profondamente triste doverlo ricordare in tale circostanza – vi è però una ragione di fondo, di natura tutta politica – su cui la Magistratura non potrà certo indagare e colpire i responsabili – che porta e porterà sempre di più a tragedie come questa non solo per le città ed i centri abitati ma per tutto il territorio nazionale: è il patto di stabilità e più globalmente la cultura dei pareggi e degli equilibri di bilancio, coi conseguenti vincoli economici, che rendono irrealizzabili programmi e corretti interventi del pubblico su tutto ciò che è appunto pubblico.

Ciò vale per la sicurezza del territorio, che viene scoperta quando avvengono le tragedie; per il patrimonio dei beni culturali, di cui ci si riempie la bocca con dichiarazioni, promesse e messaggi quando crolla e va allo sfascio; per la tutela delle Natura e della Biodiversità, per cui tutta l’azione (decreto legge n.91 del 24 giugno scorso) da fare sta nella promozione di intese del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare per intese con i Ministri competenti, con le Regioni e con altri soggetti pubblici e privati; ciò, infine, vale per l’Università, la Scuola, la Sanità, la Solidarietà Sociale…

I Comuni hanno certamente l’obbligo del controllo della sicurezza e del decoro degli edifici pubblici (e almeno per la sicurezza anche dei privati), del sottosuolo (e le tante tragedie avvenute ci dicono quanta attività di controlli e prevenzione esso richiede) del sistema fognario urbano, del verde pubblico, della manutenzione delle strade oltre le tante altre attività, e devono (diciamo pure dovrebbero) avere piani di interventi, puntuali per una programmazione ed urgenti per situazioni a rischio.

Ma come li realizzano e li attuano quando non hanno le risorse umane ed economiche?

Una cosa sono gli imbrogli, gli abusi, gli sprechi – naturalmente da combattere fino in fondo – ma tutt’altra cosa e fondamentale, inderogabile necessità è avere la disponibilità economica per realizzare corretti programmi di valorizzazione, qualificazione e sicurezza, da parte del Sindaco e della sua Giunta.

È tale questione centrale, che per tanti anni ha avuto il primato nella vita politica ed istituzionale del Paese e che ha visto il Rinascimento di tante città (Bologna, Napoli, Roma…) ma che da troppo tempo è stata sottoposta al capestro del pareggio di bilancio.  

Esso infatti, abbassando il livello minimo necessario della manutenzione ordinaria delle città e conseguentemente della sua condizione di sicurezza, ha portato all’evidente realtà d’un profondo degrado, d’un impoverimento globale di tutte le città, grandi e piccole del Paese,ancora da Bologna, Napoli, Roma a Firenze (e come! – qualche giro pure lo farà Renzi nella sua città!!) Milano, Palermo In tal modo si è annullata la loro valenza storico- culturale, riducendole a mere, sempre più caotiche, conurbazioni da gestire burocraticamente, svilendo identità e qualità dei servizi e tartassando i cittadini con sempre più incomprensibili balzelli, tesi non a dare sicurezza e splendore alle città, ma solo ad evitare il dissesto. 

La crisi del Paese ha una delle sue più significative espressioni proprio nella crisi dei Comuni!

I muratori, i geometri, gli ingegneri, gli architetti, i fabbri , le officine, i restauratori, gli studi tecnici, le imprese qualificate e tutti gli altri innumerevoli mestieri e figure professionali ed organizzazioni di imprese necessarie ci sono tutte ed aspettano solo di essere chiamate.

La domanda è: perché ciò non avviene?

Certo non è ipotizzabile in alcun modo una risposta per cui un Sindaco o un Assessore ai Lavori Pubblici o un Responsabile Tecnico avrebbe interesse a boicottare i lavori.

La sola risposta è che “non vi sono le risorse disponibili” ed allora logica vuole che la ragione vera di ciò sta nelle scelte politiche, che non danno agli enti locali tali risorse, per cui i responsabili veri di tali tragedie sono le forze politiche ed i politici che hanno deciso o avallato tali scelte. Qualcuno razionalmente può forse contraddire questa affermazione? 

Si parla di Lavoro, dicendo tante cose che sistematicamente risultano essere tante sciocchezze e si riattivano percorsi – che almeno la sinistra, il movimento democratico e progressista, riteneva chiusi per sempre – di abusi e di sfruttamento, Al contrario, tanti di noi lo diciamo da tanto tempo, un piano per la messa in sicurezza, per la restituzione della qualità e del decoro, per l’efficientamento e la solarizzazione della città darebbe compiuta soluzione anche al problema del lavoro e a tutto ciò che la sua mancanza comporta.

Perché non lo si fa?

Parliamo un minuto degli “Economisti”, di quella parte di essi, grandi professori, che continuamente producono teorie, studi approfonditi e risultati di ricerca, dati nazionali e mondiali, per giustificare il senso unico delle scelte e l’assoluta invertibilità di tale dogma divino.

Dove risiedono in realtà la loro bravura e la loro capacità?

Nella chiusura di un cerchio sempre più stretto delle entrate e delle uscite, per rispettare le imposizioni del sistema bancario e finanziario.

Un cerchio che certamente sa chiudere meglio, molto meglio, perché costretto dalle necessità un pensionato che deve vivere, inserendo necessità e compatibilità, con soli settecento euro mensili!

Perché non si misurano su tale alternativo percorso, contribuendo a piantar l’albero del danaro, anche per evitare tragedie come quelle del crollo del cornicione della Galleria?

Naturalmente né Renzi, né Padoan, come i loro precedenti facenti funzioni, hanno volontà o interesse a parlarne, perché ciò metterebbe in crisi la loro resistibile ascesa; ma la verità inconfutabile sta qui.

E ciò che vale per la città vale per l’intero territorio, per gli smottamenti e le frane, per le inondazioni, le esondazioni e le alluvioni.  

È naturalmente vero che lo sconvolgimento di esso ha una sua causa primaria nella perdita della sua condizione naturale, con deforestazioni violente, con l’aggressione ai preziosi suoli agricoli, con la cementificazioni dei corsi d’acqua.  

Ma proprio la intensissima maggiore criticità del territorio – aggravata ulteriormente dalla sempre più drammaticamente crescente imprevedibilità, per intensità, durata, localizzazione, degli eventi meteorologici, collegata ai radicali mutamenti climatici in atto del clima – dovrebbe impegnare immense energie, sia innanzitutto per prevenire, sia anche per essere pronti all’emergenza.  

Ma ciò richiederebbe un fortissimo aumento delle risorse da destinare al “pubblico”, all’esatto opposto della fortissima contrazione in atto.

Speriamo naturalmente tutti in tanti miracoli che non si verificheranno, ma con ciò che oggi si fa, purtroppo altissimo resta il rischio del verificarsi di nuove drammatiche tragedie dovute all’abbandono del territorio ed al dissesto idrogeologico.  

Allora i responsabili veri delle sciagure saranno pronti a versare lacrime e fare promessa che mai più ciò si verificherà.  

Però se il Lavoro fosse davvero al centro dell’Agenda di tutte le forze politiche si salderebbero inscindibilmente la sicurezza e la tutela del territorio con l’immenso spazio occupazionale, in qualità e quantità, da esse create: un Lavoro vero, finalizzato ai Beni Comuni della Natura e degli Uomini di oggi e del futuro.

Cade il muro della via Stabiana a Pompei: una (tra le tante) vergogne mondiali ed ecco tante dichiarazioni, soprattutto di chi di Pompei se ne frega proprio niente.

Ma se non vengono date le risorse sulla tenuta di questo incommensurabile patrimonio naturale e culturale, anzi quelle da esse prodotte, nettamente superiori al fabbisogno vengono dirottate in tutte altre direzioni, come si fa a proteggerlo?

E ciò naturalmente vale per tutto l’immenso patrimonio archeologico, storico-culturale, come per quello incomparabile della Natura e della Biodiversità.

Come possono fare i parchi e le riserve, nazionali e regionali, a dare sicurezza, protezione, valorizzazione quando non vi sono le risorse?

E tutto ciò come detto vale per la qualità ed il diritto di tutto ciò che è pubblico, cioè Bene Comune. 

È da questo che bisogna ripartire, se vogliamo realmente avviare un nuovo cammino che ha certo dentro di sé la grande questione della sicurezza delle persone, ma guarda contestualmente e globalmente al ruolo fondamentale del Pubblico, in nuovo modello economico, produttivo e sociale.  

Il resto, compresa la sicurezza, è purtroppo solo renziana, vuota, demagogia. 

 

Napoli, 15 luglio 2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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