La proposta Verdarcobaleno di Ecopolis del 1991 e la istituenda Città Metropolitana di Napoli

Su questo stesso sito il 22 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Le future città metropolitane”, che dava notizia delle funzioni istituzionali che verranno ad assumere le città metropolitane con l’approvazione della Legge n. 56 del 7 aprile 2014 (http://vasonlus.it/?p=4271).

 Immagine.Rete Campana

Con riferimento specifico alla futura Città Metropolitana di Napoli, riceviamo e volentieri pubblichiamo l’editorialeche ci è stato trasmesso da Antonio D’Acunto, Presidente rete civiltà del Sole e della Biodiversità e consigliere Nazionale VAS, con la seguente premessa: “Pur nella consapevolezza dei grandissimi limiti della sua  legge istitutiva, occorre un eccezionale impegno perché democrazia, partecipazione e filosofia della Civiltà del Sole e della Biodiversità costituiscano  fondamentale natura fondante della Città Metropolitana di Napoli: Vi rimetto l’editoriale dei siti www.terraacquaariafuoco.it; www.laciviltadelsole.org.

 Immagine.logo TerraAcquaFuoco

Immagine.Antonio d'Acunto

Sono passati  ventitrè anni, da quando Il 2 aprile del 1991 depositai presso il Consiglio Regionale della Campania, quale consigliere regionale dei Verdi Arcobaleno,  la proposta di legge istitutiva della Città Metropolitana di Napoli: la prima proposta é poi rimasta la sola  per la Campania  attuativa dell’Art 17 della legge 142/90. 

La chiamai “Ecopolis“: la Città Metropolitana di Napoli;  e nel titolo  stava  tutta la valenza delle sue  immense  finalità e potenzialità ecologiste e di partecipazione popolare. 

Rispetto ad oggi, il contesto  economico, politico, istituzionale  e sociale era  profondamente diverso e totalmente migliore su ogni piano:    lo dico senza problema alcuno,   nella  chiarezza di essere stato in quegli anni  in Campania un   oppositore  (l’oppositore)  feroce del sistema allora dominante gavianeo e craxiano  e protagonista di tantissime denunce,  dalla malasanità al sistema tangentopoli. 

Per l’agibilità politica dell’intero  sistema, la istituzione della Città Metropolitana costituiva perciò un fondamentale, fortemente praticabile terreno di confronto e scontro sull’ambiente e sulle risorse, naturalistiche, storiche e culturali, e conseguentemente  sulla identità  e sulla tutela del territorio e dei suoi valori contro il saccheggio e la speculazione, sulla qualità dei servizi  e  sulla riorganizzazione delle funzioni  di carattere metropolitano. 

Decentramento,  partecipazione, potere decisionale dei cittadini, peculiarietà ed identità  dei “Municipi” e delle loro articolazioni territoriali (per Napoli allora le 21 Circoscrizioni) erano la  sostanza fondante della ricomposizione unitaria dell’intero territorio ambientalmente, nell’accezione globale del suo significato, identificabile nella Città Metropolitana di Napoli.  

Ancora si parlava e si operava allora, certo in un profondo conflitto di interessi e di obbiettivi, non di come ridurre la spesa pubblica ma di come qualificare e portare risorse verso parchi ed aree verdi, recupero di centri  storici e dei  beni culturali, sanità ed assistenza sociale, scuola ed università, trasporto pubblico e mobilità collettiva.

La istituzione della Città Metropolitana era perciò finalizzata a coniugare ed armonizzare tutto ciò, invertendo caos e confusione di modelli e processi che avevano portato e portavano sempre più alla Megalopoli Napoli, immane conurbazione priva di ogni soluzione di continuità, asfittica ed invivibile. 

Purtroppo limiti formali della legge nazionale istitutiva delle  Città Metropolitane e lotte intestine delle forze politiche governanti –  DC, PSI, PSDI, PLI-PRI –  a cui invero non corrispose una grande iniziativa del gruppo PCI-PDS,  non consentirono la conclusione dell’importante processo avviato e spensero le attese e le prospettive della istituzione della Città metropolitana. 

Il quadro di oggi, come detto,  è fortemente più negativo: la istituzione delle Città Metropolitane come la cancellazione delle Province vengono viste e finalizzate alla mera logica di riduzione della spesa pubblica e non certo per dare qualità al governo del territorio e alle scelte che vengono fatte. 

Incomprensibile è la generica identificazione del territorio della città Metropolitana con quello  della Provincia, aliena da  una analisi delle caratteristiche proprie di Città Metropolitana e delle sue  finalità istitutive: in tal modo  che cosa viene a cambiare se non la denominazione ed il rischio di una forte maggiore confusione con le funzioni proprie della regione per quelle che dovrebbe  essere il nuovo* rispetto alla Provincia di Napoli?

D’altra parte fortissima è oggi la spinta centralistica che il governo e le forze politiche che lo sostengono stanno dando nella riorganizzazione funzionale e decisionale dei diversi livelli istituzionali, per cui altissimo è il rischio del ridimensionamento dei Comuni  e per la città di Napoli,  della sostanziale cancellazione delle stesse Municipalità. 

Cancellati  in realtà sono la partecipazione popolare ed il potere decisionale dei cittadini, come è evidente dal sistema elettorale di “secondo grado”  dei Consigli Metropolitani, con Il corpo elettorale, attivo e passivo, costituito dai sindaci e dai consiglieri comunali in carica e non dai cittadini, nella identica filosofia proposta per il nuovo Senato di totale tutela di un ristrettissimo ceto politico che assume così sempre più potere e diviene inamovibile. 

Il 12 ottobre prossimo quando si voterà per tale Consiglio, tutto,  come mai avvenuto finora,  si svolgerà ed interesserà quella casta politica, di cui infinite volte il Presidente del Consiglio, Renzi si è riempito la bocca di necessità di  cambiamento , rinnovamento, rigenerazione continua: il nuovo viene così radicalmente escluso. 

Ben diversi furono la proposta** di Ecopolis, ed il dibattito generale dell’intero Consiglio Regionale del 1991 tesi globalmente a identificazione, valorizzazione, integrazione di Natura, Storia e Cultura, a funzionalità ed efficienza, a democrazia e partecipazione.  

Se tutto è dentro la casta, esistono spazi  di democrazia e di  partecipazione  per poter comunque cercare di apportare oggi qualità alla Città Meropolitana pur nel profondamente negativo contesto in cui nasce?

La risposta sta principalmente nella capacità della Società Civile, intesa come Società esterna alla casta, di incidere oggi sullo Statuto che deve essere approvato dal neo eletto Consiglio Metropolitano  entro il 31 dicembre, giacché il 1° gennaio del 2015 entrerà  in funzione la Città Metropolitana con tale Statuto.  

A mio parere tre sono le direttrici caratterizzanti lo Statuto che possono costituire un significativo terreno per cercare di arrestare e – per quanto possibile con le attuali caratteristiche istitutive legislative  della Città Metropolitana – ,  di   invertire i gravi processi in atto: la pari dignità di tutti i Comuni dell’Area Metropolitana con il ruolo fondamentale delle Municipalità, la elezione democratica del Sindaco e del Consiglio Metropolitano, la scelta strategica di costruire la Città Metropolitana nella filosofia della Civiltà del Sole e della Biodiversità ovvero sui valori della Natura,  della Storia e della Cultura. 

Sulle prime due direttrici significativo  e condivisibile nella impostazione generale – meno nel ridimensionamento del ruolo delle attuali 10  Municipalità che al contrario vanno ulteriormente valorizzate-  e perché no!  poste come base del riequilibrio del peso demografico del Comune di Napoli  con gli altri comuni  dell’Area Metropolitana – è  il documento del  luglio scorso dell’Associazione Noi per Napoli: al di là del minoritario peso demografico del Comune di Napoli, ogni Comune della costituenda Città Metropolitana esprime immensi  valori e storia e cultura, anche e spesso fortemente di specifica identità,  che non possono essere sottoposti alla  sia pure grandissima storia di Napoli – Città,  ma che vanno collocati  allo stesso livello per costruire un nuovo unicum di eccelsa portata  di valori diffusi sulla intera Città Metropolitana. 

D’altra parte l’accentramento su “ Palazzo S. Giacomo”  comporterebbe il forte rischio di   caos e congestione, laddove proprio Napoli-Città, a partire dal suo centro Storico, ha bisogno di respiro per la sua riqualificazione e rinascita e per  la esaltazione dei suoi valori.  

Come può essere riconosciuta  la Città Metropolitana come la nuova  “Polis , il luogo dell’attiva partecipazione degli abitanti liberi alla vita politica”, oggi il nuovo fondamentale riferimento politico -istituzionale dello Stato per un vastissimo territorio, che dovrebbe essere il nuovo rispetto a  Comune  e Provincia, quando i cittadini sono totalmente esclusi  dalla scelta dei soggetti  del suo governo, e dai loro programmi ?

É incredibilmente assurdo! 

L’inserimento,  possibile secondo legge,  nello Statuto della elezione a suffragio universale –  con legge elettorale proporzionale pura – del Sindaco e del Consiglio Metropolitano  è perciò la sola via percorribile per ricreare credibilità di democrazia e partecipazione alla Città Metropolitana. 

Non sarà certo facile cambiare  perché la potente casta politica oggi dominante che gestirà la elezione del  12 ottobre ha tutto l’interesse a conservare l’attuale sistema elettorale di secondo ordine.  

Ma se pari dignità dei Comuni e elezione a suffragio universale del Sindaco e del Consiglio Metropolitano costituiscono direttrici fondamentali dello Statuto per recuperare alla istituzione della Città Metropolitana democrazia e partecipazione, la filosofia della Civiltà del Sole e della Biodiversità come suo asse portante per  ogni scelta è necessità inderogabili e per orientare in direzione di  qualità e sviluppo  ecosostenibile il futuro della Città Metropolitana. 

Profondissimo è difatti il contrasto in Essa presente tra degrado e immensa potenzialità ambientale, oltre che storico- culturale: la Città Metropolitana di Napoli  è sì  terra dei fuochi  e del sacco urbanistico ma è anche il territorio del Parco Nazionale del Vesuvio – Monte Somma, dei Parchi Regionali dei Lattari e dei Campi Flegrei, del parco Metropolitano delle Colline di Napoli, di Cuma e di Pompei, e di tanti altri innumerevoli  incomparabili luoghi.

Oltre ogni limite è presente il rischio che la istituzione della Città Metropolitana possa prefigurare l’ultimo atto, come già detto, di una conurbazione senza soluzione di continuità verso una abnorme, amorfa, indistinta cementificazione da Giugliano a Sorrento, dal mare alle pendici del Partenio; ma infinite sono anche al contrario  le potenzialità derivanti  dalla unitarietà territoriali di Città Metropolitana di cingere i Comuni, a partire da Napoli,   di  grandi cinture verdi (Green Belts),  “moderne”  murazioni di difesa contro l’aggressione dal caos, dalla congestione, dall’inquinamento,  e di coniugare parchi urbani con rete di corridoi ecologici verso tali cinture e le più vaste aree protette, portando i Valori della Biodiversità sin dentro le Città. 

Non la vastità della Città Metropolitana di Napoli dà valore e prestigio ad essa, anzi essa può  essere profondamente nefasta, ma la qualità attesa  del suo futuro che nello Statuto ha  il suo  primo fondamentale riferimento e per il quale dunque occorre attivarsi  con massimo  impegno e partecipazione, rivendicando, a partire dal Sindaco di Napoli, il più ampio  spazio politico possibile realmente praticabile. 

 

Napoli,  Agosto 2014

 

*

– adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano (atto di indirizzo per gli enti del territorio metropolitano ); 

– pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana  );

– la  strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano;

– mobilità e viabilità;

– la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale;

– la promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione ed altre del tutto indefinite che lo Stato potrebbe assegnarle

 

**

I “Confini Naturali” della Città Metropolitana della proposta Ecopolis  sono a Nord i Regi Lagni fino al congiungimento con la linea spartiacque del Partenio e a Sud il fiume  Sarno fino al mare 

Al fine di dare maggior peso e spostamento di risorse  verso aree marginali in Ecopolis vengono proposte le nuove province

–  del Cilento,  con capoluogo Vallo della Lucania;

–  dei Lattari,  con Capoluogo Castellammare. 

Per una politica di decentramento reale di funzioni per ciascuna provincia vengono individuati i circondari di:

– per la Provincia del Cilento, Sapri ed Agropoli;

– per la Provincia di Avellino, Ariano Irpino e S. Angelo dei Lombardi;

– per la Provincia di Benevento,  S. Bartolomeo in Galdo, Telese e Montesarchio,

– per la Provincia di Caserta, Aversa,  Piedimonte Matese, Vairano Patenora, e Sessa Aurunca;

– per la Provincia dei Lattari, Sorrento, Capri, Amalfi e Nocera Inferiore;

– per la Città Metropolitana di Napoli, Ischia, Pozzuoli,  Nola e Torre del Greco.

 

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