Orso ucciso in Abruzzo con una fucilata, indagato confessa: “Sono stato io”

SULMONA (L’AQUILA) –   “Sono uscito con il fucile per difendere la mia famiglia poi quando mi sono trovato davanti l’orso ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito poi quando lo hanno ritrovato ho capito che il colpevole ero io“.

Immagine.orso ucciso in Abruzzo

 Questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese da Antonio Centofanti , assistito dal suo avvocato Valentino Zurlo, davanti al procuratore della Repubblica del Tribunale di Sulmona, Aura Scarsella, e ai vertici del Corpo forestale dell’Aquila che hanno condotto le indagini sull’orso trovato morto lo scorso venerdì 12 settembre sul ciglio di una pista ciclabile di Pettorano sul Gizio (L’Aquila).

Ha confessato Antonio Centofanti, 57 anni, cantoniere dell’Anas e proprietario di un piccolo pollaio a Pettorano Sul Gizio, paesino alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Molise.

Davanti al procuratore di Sulmona, Aura Scarsella, ha messo a verbale le sue responsabilità sull’uccisione dell’orso bruno marsicano avvenuto in Abruzzo nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana con una fucilata.

 Immagine.Aura Scarsella

Aura Scarsella

Avevo subito diversi assalti alla mia struttura” ha dichiarato “ero molto spaventato. Giovedì notte quando ho sentito dei rumori sono uscito fuori con il fucile. Sono caduto a terra e per paura di essere aggredito ho sparato… Non avevo capito che si trattava dell’orso“.

Il Corpo forestale dello Stato che ha condotto le indagini ha trovato a casa dell’uomo sia il fucile che i pallettoni utilizzati solitamente per la caccia al cinghiale.

Secondo gli inquirenti, il plantigrado sarebbe stato ucciso per vendetta.

Centofanti infatti una settimana prima dell’uccisione dell’animale aveva avuto con l’orso un altro incontro ravvicinato dentro la sua struttura e per paura era caduto a terra sbattendo la testa.

In base a quanto stabilito dall’esame autoptico, sarebbe stato ammazzato con sei colpi di fucile, molti dei quali alle spalle.

A Centofanti sono stati sequestrati, dopo un’ispezione portata a termine nella tarda serata di ieri dagli uomini del Corpo forestale a casa dell’operaio dell’Anas, sei fucili a canna liscia e due a canna rigata che sono stati lasciati, almeno per il momento in casa del possessore.

Oltre alle armi, il Corpo forestale ha prelevato anche alcune piume appartenenti alle galline che un orso aveva ucciso durante una precedente incursione notturna.

Prelevati anche campioni di mangime che l’allevatore dava da mangiare alle galline.

L’intento è di scoprire se si tratti dello stesso mangime trovato nel corso dell’ispezione necroscopica eseguita dai veterinari dell’istituto zooprofilattico di Grosseto, all’interno dello stomaco dell’orso ucciso a fucilate.

Secondo i primi risultati l’orso sarebbe morto subito dopo aver mangiato i resti di alcune galline. I due pallettoni trovati durante la necroscopia sull’orso ucciso sono stati immediatamente trasmessi come corpo di reato alla procura di Sulmona per essere sottoposti ad esame balistico insieme ai sei fucili e alle cartucce sequestrate.

L’obiettivo è accertare se i colpi siano compatibili con i pallettoni contenuti nelle cartucce sequestrate.

Ministro Galletti chiede chiarezza.

Dopo le numerose polemiche esplose sia per questo caso che per la morte dell’orsa Daniza, in Trentino, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, con un tweet, aveva insistito sulla necessità di individuare il responsabile.

Ho chiesto alla Forestale precise informazioni sull’orso ucciso a fucilate e continui aggiornamenti sull’indagine per individuare il colpevole“.

Immagine.Tweet Gianluca Galletti

LAV: “Procura contesti altri reati”.

Pur esprimendo soddisfazione per i risultati delle indagini, la LAV chiede che la Procura della Repubblica di Sulmona contesti all’uccisore dell’orso ”non solo il reato di animalicidio (articolo 544 bis del Codice penale), che prevede fino a due anni di reclusione, ma anche il furto venatorio (articoli 624 e 625 comma 7) e la distruzione di specie protetta (articolo 727 bis)’‘.

Allarme Wwf: “In 4 anni 13 orsi morti nell’Appennino”.

La morte dell’orso avvenuta la scorsa settimana è solo l’ultimo episodio di una lunga serie.

A lanciare l’ennesimo allarme è il Wwf, che chiede al ministero dell’Ambiente di potenziare la task-force esistente per scongiurare l’estinzione dell’orso bruno marsicano.

Negli ultimi quattro anni, infatti, 13 esemplari di questa specie a rischio di estinzione sono morti nel centro Italia a causa di bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio  e di altre cause che ancora oggi restano sconosciute.

L’allarme viene lanciato alla vigilia di una giornata cruciale per questo animale simbolo della fauna italiana: domani, infatti, presso il Ministero dell’Ambiente è convocata una riunione tecnica della ‘task-force’ già in essere da due anni, ovvero, l’Autorità di Gestione del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso marsicano).

Stiamo perdendo, esemplare dopo esemplare una specie simbolo della nostra fauna selvatica protetta e vanificando decenni di lavoro e di investimenti per la sua tutela – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del Wwf Italia -.

Immagine.Donatella Bianchi

Donatella Bianchi

Vanno messe in campo le forze migliori, va inserita una marcia in più perché la conservazione dell’orso bruno marsicano e di tutta la fauna protetta divenga un punto importante dell’agenda politica del nostro paese.  

Questa situazione di crisi richiede provvedimenti eccezionali e la riunione di domani può e deve essere il punto di svolta affinché  Ministeri e Regioni, con particolare impegno dell’Abruzzo, rispondano con i fatti all’urgenza del momento“.

Per Bianchi è urgentissimo attivare un monitoraggio continuo sul territorio per debellare bracconaggio, veleni, diffusione di patologie infettive e  presidiare le aree dove vive l’orso, accrescendo la cultura della convivenza e della tolleranza.

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