IL “PANTANO” AMMINISTRATIVO DI GENOVA

In queste ore un nuovo violento temporale sta flagellando il capoluogo ligure vanificando, di fatto, la buona volontà e l’eroico lavoro degli “angeli del fango”.

Eppure i soldi per mettere in sicurezza Genova e i suoi fiumi ci dicono che sono stati stanziati.

Ma i progetti approvati si sono arenati, non solo nell’acqua, anche nel pantano amministrativo e il Bisagno continua a far paura ai genovesi.

Il Vicepresidente nazionale di Vas Onlus, l’avvocato Daniele Granara, che assiste diverse associazioni ambientaliste, fa notare che «i provvedimenti non sono mai stati sospesi, né dal Tar né dal Consiglio di Stato, e gli amministratori, se avessero voluto, avrebbero potuto iniziare i lavori».

E però, in pendenza di ricorso, si è fermato tutto in attesa che si pronunciassero il Tar Liguria, il Consiglio di Stato, il Tar Lazio…

Ecco, di seguito, il parere e lo sfogo del Presidente della Seconda Sezione del Tar Liguria pubblicata da “La Repubblica” di domenica 12 ottobre.

Per approfondire:

Intervista al dott. Giuseppe Caruso, Presidente della Seconda Sezione del Tar Liguria, fatta da Giuseppe Filetto e pubblicata su “La Repubblica” del 12 ottobre 2014.

GENOVA – “Noi facciamo ciò che la legge prevede che dobbiamo fare” dice il giudice Giuseppe Caruso, presidente della Seconda sezione del Tar Liguria, intervistato da Giuseppe Filetto di Repubblica. 

È il magistrato che ha seguito il contenzioso relativo alla modifica della copertura del Bisagno, il torrente che nel ’70 fece 44 vittime e che negli ultimi tre anni è esondato due volte. Un appalto da 35 milioni di euro che dovrebbe consentire una portata di 850 metri cubi di acqua al secondo.

Il premier Matteo Renzi ritiene «sconcertante che le opere pubbliche siano bloccate dalla burocrazia».

«Il giudice fa rispettare le regole. Regole che si dà la stessa amministrazione appaltante, con l’emanazione dei bandi di gara».

In molti però lamentano che spesso i giudici si sostituiscano agli amministratori.

«Non stabiliamo noi chi deve vincere una gara o meno. Se poi arrivano dieci ricorsi, non possiamo fare altro che valutarli».

In generale, si dice che i ritardi nelle opere pubbliche siano dovuti ai procedimenti che si fermano al Tar.

«Nell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 ho detto che il Tar è l’estremo soggetto che compare alla fine dello spettacolo, come ultimo attore, e si prende pure i fischi. Ma posso affermare che noi, come Tar Liguria, evadiamo i procedimenti entro un anno, un anno e mezzo: senza dubbio, per i singoli appalti, sono tempi inferiori a quelli di tutta Europa, perfino più celeri di Francia e Germania. Non lo dico io, ma i dati inconfutabili. Se poi qualcuno vuole fare demagogia, la faccia pure».

Secondo lei, per gli appalti del Bisagno, un’opera urgente e fondamentale, non sono troppi tre anni?

«La decisione del Tar Liguria è di oltre un anno fa, dopo il ricorso presentato nel luglio 2012 da dieci ditte (su quindici partecipanti) escluse dalla gara. Secondo le motivazioni di chi ha fatto l’appalto, non avrebbero potuto partecipare alle varianti. Le loro offerte non potevano essere ammesse, poiché avrebbero comportato modifiche ai progetti. Abbiamo chiesto una consulenza agli esperti del Politecnico di Milano: ci hanno detto che le varianti erano necessarie. Perciò abbiamo accolto il loro ricorso».

L’avvocato Daniele Granara, che assiste diverse associazioni ambientaliste, fa notare che «i provvedimenti non sono mai stati sospesi, né dal Tar né dal Consiglio di Stato, e gli amministratori, se avessero voluto, avrebbero potuto iniziare i lavori».

E però, in pendenza di ricorso, si è fermato tutto in attesa che si pronunciassero il Tar Liguria, il Consiglio di Stato, il Tar Lazio… Non è un iter un po’ troppo lungo?

«Nel caso in questione, c’è stato un problema di competenze su una vicenda molto complessa. Devo ammettere che se non ci fosse stato, sarebbe stato meglio. Purtroppo, non è andata così».

Come è andata?

«Prima della sentenza di primo grado del Tar Liguria nessuno aveva eccepito le competenze. Dopo il nostro provvedimento, che ha accolto il ricorso delle ditte escluse dalla gara, il Consiglio di Stato ha stabilito che la competenza non è più nostra, ma del Tar Lazio. Parliamo di un’opera realizzata in Liguria dalla Regione Liguria. La sentenza può essere discutibile, ma deve essere rispettata».

 

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