Ultimatum di Rossi “Approvare il Piano o non mi ricandido”

Articolo di Massimo Vanni pubblicato il 13 ottobre 2014 sul sito “Eddyburg.

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Massimo Vanni

Ecco un politico, e un uomo delle istituzioni democratiche, che mette la propria faccia per costruire, e non per distruggere, come fanno ai piani più alti. La Repubblica, ed. Firenze, 12 ottobre 2014.

«IO ritengo di essere l’uomo del dialogo: ascolteremo le opinioni di tutti. Ma sia chiaro che se non si approva il Piano del paesaggio, il centrosinistra dovrà trovarsi un altro candidato alla presidenza della Regione».

Meglio dirlo prima.

Sul Piano paesaggistico tanto contestato dagli agricoltori e dai produttori di vino, il governatore Enrico Rossi ci mette tutto il carico. 

Immagine.Enrico Rossi

Enrico Rossi

Conferma di essere pronto a rivedere e ridiscutere alcuni passaggi.

Ma sul risultato niente scherzi, notifica dall’Internet Festival di Pisa, durante l’intervista di Lucia Annunziata.

Il Piano è parte fondante della Toscana del futuro.

Almeno la Toscana che ha in testa lui: «Il nostro obiettivo è garantire lo sviluppo all’agricoltura mantenendo la specificità del paesaggio», dice Rossi.

Avvertendo fin d’ora quei consiglieri che dovessero accarezzare l’idea di mettersi di traverso.

Un avviso ai naviganti e una prova di forza, da parte del presidente che ha il ‘bis’ in tasca, direttamente consegnatogli dal premier Matteo Renzi.

Ma dal palco pisano, Rossi gli inoltra un suggerimento e una richiesta: «Se nella legge di stabilità Renzi inserirà benefici solo per Firenze mi arrabbierò ».

Il premier non si dimentichi del resto della Toscana: «Non ho elementi per esprimere giudizi definitivi, ma mi aspetto che nella finanziaria il premier riservi altrettanta attenzione a rilevanti questioni infrastrutturali per la costa».

Quali? 

Due su tutti: «L’autostrada tirrenica e l’adeguamento del porto di Livorno con i dragaggi sul canale Scolmatore».

E se i pisani non dovessero sentirsi sufficientemente rassicurati, Rossi mette sul piatto anche gli scali aeroportuali.

Dice «di sentirsi la coscienza a posto e di avere compiuto una scelta che fa soprattutto il bene di Pisa».

Perché «se la città preferisce restare nel suo piccolo, sappia che corre il rischio di restare marginalizzata: l’individuazione di Corporacion America e della proprietà unica dei due scali consente di fronteggiare al meglio la concorrenza di Bologna, e di assicurare lo sviluppo di Pisa fino a 7 milioni annui di passeggeri».

Se poi ci sarà bisogno di «chiedere al governo attenzione per la cittadella aeroportuale pisana, lo faremo», giura Rossi.

Tra le richieste al premier c’è però anche il capoluogo: «A Renzi chiedo 40 milioni per terminare i lavori alla diga di Levane e per completare le casse di espansione sull’Arno, così da mettere Firenze in sicurezza».

Rossi conferma la disponibilità «ad aggiungere altri 40 milioni per l’Arno».

Ma ricorda subito dopo a Renzi che «servono interventi sul porto di Livorno, mentre a Pisa servono cittadella aeroportuale, centro congressi e un più rapido collegamento ferroviario con Firenze».

Sul piano politico Rossi conferma di non voler fare guerre al renzismo: «Ritengo che cercare ora rivincite contro Renzi sia sbagliato, è stato uno straordinario acceleratore della crisi della politica che la sinistra ha compreso tardi. Semmai il rammarico è che da sinistra non sia avvenuto altrettanto».

Cercare ora rivincite vorrebbe dire piuttosto «farsi asfaltare», dice Rossi.

Aggiungendo: «Io scommetto sugli under 30, sui giovani che incontro e che non sono né renziani né antirenziani ma semplicemente di sinistra. E molti di coloro che oggi fanno battaglie a difesa dell’articolo 18 si sono dimenticati per anni dei Cococo e Cocopro, anche se il Jobs Act non credo risolverà tutti i problemi».

 

 

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