Archivi Giornalieri: 9 Novembre 2014
Sul numero 26 di ottobre 2014 della rivista online “Altronovecento” promossa dalla Fondazione Micheletti è stata pubblicata l’opera “Giorgio Nebbia 2014. Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo 1970-2013”, costituita da un curata da un’ampia antologia degli scritti di Giorgio Nebbia, curati dallo storico Luigi Piccioni. Pubblichiamo la presentazione e il sommario dell’opera. Il “come” e i“perché” di questo libro di Luigi Piccioni Nella vasta produzione scientifica e civile di Giorgio Nebbia – nato a Bologna nel 1926, chimico, professore emerito di merceologia all’Università di Bari, ecologista dalla metà degli anni Sessanta e parlamentare dal 1983 al 1992 – gli scritti riguardanti la storia dell’ambiente e dell’ambientalismo occupano un posto di assoluto rilievo. Oltre a nutrire un vivo interesse per il passato, Nebbia è infatti convinto che tutti i fenomeni naturali, sociali e culturali incorporino un’imprescindibile dimensione storica e che ignorando tale dimensione ci si preclude la possibilità di comprenderli. Nebbia ha finito così col costruire dai primi anni Settanta in poi, pezzo dopo pezzo, il più ricco corpus di scritti di storia ambientale realizzato in Italia, contraddistinto da un esemplare equilibrio tra rigore, chiarezza e leggibilità. Un corpus che attende ancora di essere adeguatamente valorizzato dagli storici ma che merita di essere conosciuto e utilizzato ben al di là dei confini accademici tanto più che esso è rivolto anzitutto alla società civile nel senso più ampio. L’antologia di 434 pagine che costituisce il quaderno n. 4 della rivista telematica “altronovecento” è composta da 54 articoli e saggi scelti tra gli oltre 350 scritti di storia ambientale pubblicati da Nebbia. L’opera è suddivisa in sette sezioni tematiche che comprendono tra l’altro la storia delle merci, dei rifiuti e delle frodi, quella delle neotecniche come la dissalazione e l’energia eolica, l’analisi in chiave ecologica di ampie fasi o di importanti processi […]
Articolo pubblicato con questo titolo il 6 novembre 2014 su “Il Mattino”. BRUXELLES – La Corte di Giustizia europea ha respinto il ricorso dell’Italia e confermato la decisione della Commissione di rifiutare il pagamento dei fondi Ue per la gestione dei rifiuti in Campania. Nel 2007 l’esecutivo aveva avviato una procedura d’infrazione per «non aver garantito uno smaltimento rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo». La sentenza della Corte di Giustizia riguarda l’appello presentato dall’Italia contro la decisione del Tribunale Ue che il 19 aprile 2013 aveva già dato ragione alla Commissione europea. Gli interventi per la realizzazione del piano rifiuti del 2000 avevano dato luogo, secondo la ricostruzione della Corte di Lussemburgo, a esborsi pari a 93.268.731,59 euro, di cui il 50% (46.634.365,80 euro) cofinanziato con i Fondi strutturali (Fesr). Il rifiuto di pagare il contributo Fesr è stato deciso dalla Commissione a conclusione di un contenzioso cominciato nel 2007, quando venne aperta la procedura di infrazione. Nel 2008, ricostruisce la Corte, la Commissione aveva «informato le autorità italiane delle conseguenze» della procedura, ovvero appunto il rifiuto di pagare i contributi Fesr. Il 4 marzo 2010 la Corte di Giustizia ha dichiarato che l’Italia ha violato la direttiva 2006/12 sui rifiuti rilevando che l’inadempimento, oltre a mettere in pericolo la salute dell’uomo, «reca pregiudizio all’ambiente». Successivamente l’esecutivo di Bruxelles ha chiesto alla Corte di condannarla al pagamento di una mega-multa da oltre 256mila euro al giorno più una somma forfettaria pari a 28mila euro moltiplicato i giorni di persistenza dell’infrazione, per non aver dato esecuzione alla sentenza del 2010. La Commissione, scrive la Corte, ha «dunque ritenuto che il procedimento d’infrazione rimettesse in discussione l’intero sistema di gestione dei rifiuti in Campania e che non vi fossero garanzie sufficienti quanto alla corretta utilizzazione delle operazioni cofinanziate dal Fesr» e, […]
(ANSA, 7 novembre 2014, ore 16,01) La Regione Campania deve convincere l’Ue sulla corretta gestione dei rifiuti ed evitare l’infrazione: dopo il “grave” stop dei fondi europei serve una soluzione non più rinviabile. Lo afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a proposito della decisione della Corte di Giustizia Ue sui rifiuti in Campania, ricordando che il nostro Paese rischia di pagare multe “salatissime per 228 milioni di euro” e la possibile perdita di nuovi fondi. Gian Luca Galletti “Con la sentenza della Corte di Giustizia Europea – osserva Galletti – la Campania perde definitivamente molti milioni di euro di fondi Ue che avrebbero dato un importante contributo alla gestione del problema dei rifiuti“. “È un fatto grave, frutto di disattenzioni e irresponsabilità del passato che non possono essere ripetute – prosegue il ministro – ricordo infatti che pende sull’Italia il rischio imminente di una nuova procedura d’infrazione proprio sul ciclo dei rifiuti in Campania, che costringerebbe il nostro Paese a pagare multe salatissime per 228 milioni di euro, con il rischio ulteriore di perdere la possibilità di accedere ai nuovi fondi messi a disposizione dall’Ue“. “È necessario che la Regione Campania metta in atto azioni idonee a garantire una corretta gestione dei rifiuti, in esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia. Il mio ministero è a disposizione per offrire un contributo ad una soluzione non più rinviabile che la Regione è chiamata a trovare” ha assicurato il ministro dell’Ambiente. Galletti cita lo Sblocca Italia, e ricorda anche che “sugli strumenti a disposizione sono stati fatti passi in avanti: c’è un Piano regionale già presentato alla Ue, cosi come c’è una norma, all’articolo 35 dello Sblocca Italia, che consente di diminuire la pressione sugli impianti“. Ma, conclude, “questo però non basta” senza che, come detto, la Regione non metta […]