Sblocca Italia? Soldi sprecati: «Le opere che servono sono queste»

Articolo pubblicato con questo titolo il 7 novembre 2014 sul sito www.greenreport.it.

Dissesto idrogeologico, trasporti, bonifiche, scuole, messa in sicurezza del territorio, depuratori, impianti per la gestione dei rifiuti… secondo Legambiente «sono tantissime le piccole e medie opere incompiute, utili davvero al territorio e ai cittadini».

Per questo l’associazione lancia la campagna di raccolta fotografica #sbloccafuturo, con le opere veramente urgenti da realizzare segnalate dai cittadini, già visibile al link https://flic.kr/s/aHsk5Rf8Tw.

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Dalla messa in sicurezza dell’istituto Alberghiero “Einaudi” di Foggia, alla ciclovia tirrenica, dal depuratore di Porto Cesareo (Le), alla Galleria di Piazza Foraggi a Trieste, passando per la ricostruzione dell’Aquila e per i lavori necessari per bloccare le frane sul Bisagno (Ge), la messa in sicurezza del Tevere e tante altre ancora. 

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Sono numerose e molto diverse tra loro le piccole e medie opere incompiute, veramente utili al territorio e ai cittadini che Legambiente, in polemica con quelle inutili e spesso dannose contenute nel provvedimento Sblocca Italia, ha censito finora. 

Dopo il dossier #sbloccafuturo presentato a giugno, dove identificava le prime 101 opere bloccate per motivi e responsabilità diverse, il Cigno Verde presenta quindi la nuova campagna e Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha sottolineato: «Non basta fare.  

Occorre fare bene e soprattutto opere realmente utili.  

Come dimostrano i tragici eventi di Carrara, dove un argine costruito inutilmente non è servito a fermare la piena del fiume che ha devastato numerose abitazioni e messo in pericolo centinaia di cittadini, è opportuno scegliere le infrastrutture e le opere da mettere in cantiere per sbloccare il futuro del Paese, migliorare la sicurezza e la vivibilità, partendo dalle reali necessità dei territori. 

Sul dissesto che colpisce duramente l’Italia, occorre invertire la tendenza degli ultimi anni in cui si è speso circa 800 mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli.  

Occorre superare logiche vecchie ed inefficaci di difesa passiva e intervenire per la delocalizzazione delle strutture dalle aree esposte a maggiore pericolo, restituendo spazio ai corsi d’acqua, attuando una corretta gestione tanto delle aree montane e boschive che delle città,  realizzando la stombatura e la manutenzione dei fossi e dei canali, il ripristino delle aree di esondazione.  

Come mostrano i casi di utilizzo dei fondi strutturali europei, fare non basta. Bisogna puntare su opere ragionate e non casuali o slegate dal contesto complessivo». 

Le segnalazioni più ricorrenti nelle opere veramente urgenti segnalate dai cittadini in  #sbloccafuturo riguardano proprio la messa in sicurezza del territorio, poi viene il sistema dei trasporti (ferrovie, trasporti urbani, mobilità dolce) e seguono bonifiche, depurazione, riqualificazione urbana, sicurezza sismica, abbattimento di manufatti abusivi, impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, ma anche l’adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. 

Cogliati Dezza ribadisce che «lo Sblocca Italia è un provvedimento che racchiude una visione vecchia e sbagliata nella scelta delle priorità, e che non riesce a individuare criteri di utilità effettiva per il territorio e i cittadini. 

Si tratta quindi di una grande occasione persa, alla quale però vogliamo rispondere con nuove e più efficaci proposte raccolte sul campo, attraverso le segnalazioni dei cittadini realmente coinvolti e interessati a sbloccare il loro futuro». 

Legambiente invita i cittadini a segnalare ancora le incompiute e le opere da realizzare con urgenza per migliorare la qualità della vita e la sicurezza nel Belpaese pubblicando le foto sui profili social (facebook e twitter) con hashtag #sbloccafuturo.

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