«L’Arsenale è un bene della città il commissario non può decidere»

Articolo di Alberto Vitucci pubblicato con questo titolo il 14 novembre 2014 su “La Nuova Venezia”.

Immagine.Alberto Vitucci

Alberto Vitucci 

Venezia. 

Il futuro dell’Arsenale non può essere deciso da poche persone in assenza di un governo della città. 

Immagine.Arsenale di Venezia

Il “Documento direttore” elaborato dal commissario va rinviato, e sul futuro del complesso monumentale, diventato due anni fa di proprietà del Comune, va aperto un vero «percorso partecipato». 

Immagine.Pianta aresenale di Venezia

È questa la conclusione dell’assemblea pubblica che si è svolta ieri pomeriggio in sala San Leonardo, organizzata dal Forum Arsenale. 

Immagine.cronologia parti arsenale di Venezia

sintesi cronologica

Sala piena e grande attenzione per le relazioni e le proposte in campo. 

«L’Arsenale è un bene comune, va gestito con trasparenza e partecipazione», ha esordito il moderatore Silvio Testa. 

Nel mirino anche gli atti, definiti «illegittimi» che il Comune non ha modificato dopo il passaggio di proprietà del bene.  

In alcune aree si sono insediati soggetti privati (il Consorzio Venezia Nuova con la nuova sede e la Tethis a nord, mentre la parte sud (Gaggiandre, Corderie e Tese) è in concessione alla Biennale. 

Poi c’è la Marina militare, che mantiene l’uso degli spazi per i suoi compiti istituzionli. 

Insomma, l’Arsenale è del Comune, ma il Comune ha la disponibilità soltanto di una sua parte. 

E i percorsi da una parte all’altra ancora non sono collegati. 

Adesso è pronto il “Documento direttore” elaborato dalla dirigente comunale Marina Dragotto e dal subcommissario con delega al Patrimonio Michele Scognamiglio (con il quale ieri sera c’è stato un incontro). 

Immagine.Marina Dragotto

Marina Dragotto

 Immagine.Michele Scognamiglio

Michele Scognamiglio

Già illustrato alla Municipalità sarà presentato il 2 dicembre proprio dentro l’Arsenale. 

«Ma non può essere quella la base di discussione», è stato detto ieri in sala, «bisogna rispettare e attuare i Piani regolatori vigenti». 

Che prevedono, ha ricordato Stefano Boato, «l’uso pubblico degli spazi oggi invece occupati da aziende private». 

C’è anche il nodo dei bacini di carenaggio, piccoli gioielli dell’architettura moderna e luoghi ideali per le riparazioni navali. 

Un gruppo di operai del cantiere Actv ha protestato ieri per l’intenzione della loro azienda e del Comune di cedere il «bacino piccolo» al Consorzio Venezia Nuova, già concessionario degli altri due bacini per la manutenzione del Mose. 

Questo proprio mentre il Consorzio oggi in via di commissariamento aveva lasciato intendere qualche mese fa, per bocca del suo presidente Mauro Fabbris di essere disposto a valutare il trasferimento del cantiere a Marghera, nella bonificata area ex Pagnan, liberando l’area Nord.  

Il nodo adesso è quello della gestione «unitaria» dell’Arsenale e soprattutto delle risorse per poterlo mantenere. 

L’obiettivo è quello espresso ieri dal Forum, che raccoglie decine di associazioni di ogni orientamento. 

«Ripartire dalle concessioni e dai vincoli», è stato ribadito ieri. 

Relazioni di Barbara Pastor sulle proposte in cantiere, di Michela Scibilia sulla gestione partecipata. 

E infine l’annuncio di iniziative aperte ai cittadini. 

Per rivendicare «l’uso pubblico» del cuore antico della città d’acqua. 

48 ettari carichi di storia che adesso i veneziani si vogliono riprendere.

 

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