Pol Spot alla guerra del Battistero

Articolo di Eugenio Tassini pubblicato il 20 novembre 2014 con questo titolo sul “Corriere Fiorentino” del “Corriere della Sera”.

Eugenio Tassini ha 56 anni, ha lavorato a La Nazione, L’Europeo, Max e Carnet, ha collaborato a lungo con la Rai e per gran parte della sua professione si è occupato di cultura e spettacoli. Ora è vicedirettore del Corriere Fiorentino.

 Immagine.Eugenio Tassini

Eugenio Tassini

Il generale Pol Spot è tornato a combattere la sua guerra contro la pubblicità, i privati, gli imprenditori, il mercato: è una guerra culturale, una guerra santa, si tira in ballo l’etica, la democrazia, la costituzione, il popolo e alla fine manca solo la resistenza. 

L’occasione è l’appello dell’Opera del Duomo che ha chiesto al Comune di Firenze di consentire l’affissione di pannelli pubblicitari sul Battistero per finanziarne un urgente restauro. 

Immagine.Pubblicità su monumenti

Palazzo Vecchio ha detto no, gli intellettuali hanno detto no, il mondo dell’arte per lo più ha detto no. 

E i soldi per il restauro del Battistero? 

Pare li darà il Comune, sostiene Nardella. 

A chi li toglierà? 

Ancora non si sa, ma dalle parti del Museo del Novecento e di Forte Belvedere un po’ si trema. 

Questa ostilità tutta italiana, e in particolare – salvo rare eccezioni – del mondo della cultura, al finanziamento dei restauri di monumenti attraverso la pubblicità è davvero singolare. 

Non solo perché viene ancora una volta ribadita la lontananza che costantemente il mondo della cultura persegue dalla vita reale, quasi un chiamarsi fuori, anzi un collocarsi in alto, e in altro mondo. 

In più, non si capisce  quale dovrebbe essere la strada da seguire. 

Certo, c’è un mondo perfetto dove lo Stato finanzia tutti i restauri. 

È possibile, ma bisognerebbe anche dire dove andare a prendere questi soldi, e quali altri servizi tagliare. 

C’è poi un mondo reale dove i fondi non ci sono e il nostro patrimonio culturale cade a pezzi. 

Così nel finanziamento della cultura alla fine si casca sempre nella trappola dei mecenati.

Mecenate (Gaio Cilno, era nato ad Arezzo intorno al 69 a.c.) non era un signore ricco e buono come il significato che la parola ha oggi potrebbe far credere. 

Aveva i suoi interessi per finanziare artisti e scrittori, e erano interessi politici. 

Virgilio scrisse l’Eneide anche per costruire un passato glorioso al primo imperatore romano, Orazio scoprì dopo essere stato adottato da Mecenate una sorprendente passione civile, e così via. 

Insomma “corrompeva” i suoi prediletti intellettuali, e in cambio li faceva vivere bene e tranquilli. 

I ricchi che finanziano l’arte per puro impegno civile dovrebbero offendersi a sentirsi definire mecenati. 

Ma anche dover contare sulla generosità dei benefattori non è fantastico per tutti quelli che devono fare la parte del mendicante. 

Nel mercato invece il rapporto è paritario, e dunque davvero democratico, basta avere delle regole chiare e sapere che tutti hanno un interesse, ma esplicito. 

Lo sponsor vuole avere un ritorno di pubblicità o di immagine, chi possiede il bene vuole realizzare il restauro. 

Ci si può rivolgere a una azienda oppure si può bussare ai cittadini del mondo, e chiedere loro di partecipare finanziariamente al restauro: su kickstarter sono stati raccolti 248 milioni di dollari e finanziati 6.604 progetti legati all’arte. 

Ci sta provando in questo mese anche l’Opera della basilica di Santa Croce di Firenze. 

Sono numeri imponenti.  

Sarà meglio restaurare un capolavoro con un pannello pubblicitario davanti che perderlo per sempre. 

Sarà meglio essere liberi nel decidere un restauro sulla base di esigenze scientifiche che dover sottostare al capriccio o alla volontà del politico di turno. 

Ma la cosa più singolare in questa vicenda è che non si discute mai di regole. 

Quanto spazio deve occupare al massimo la pubblicità?

Immagine.Pubblicità su monumenti.1

Pubblicità a Trinità dei Monti a Roma

Che impatto deve avere il telo che coprirà il ponteggio? 

Tutto pubblicitario? 

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pubblicità su ponteggi in Piazza Castello a Milano

Solo in parte? 

Immagine.Pubblicità a Venezia (2)

pubblicità a Venezia

Immagine.Pubblicità su monumenti.2

il Reichstag di Berlino impacchettato da Christo nel 1995

Chi decide se una proposta commerciale è valida o no? 

Chi deve far parte della commissione che dirà sì o no? 

Come stabilire il prezzo? 

È possibile fare un listino preventivo, cioè sapere i prezzi prima invece che dopo?

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Sul sito nazionale di VAS il 2 maggio 2014 sono stati pubblicati due articoli che facevano riferimento ai cinquant’anni della Nutella ed a cui si rimanda per un approfondimento della questione.

Il 1° articolo dal titolo “Perché lascio l’Osservatorio di De Magistris sui beni comuni” (http://vasonlus.it/?p=4542) era riferito anche alla decisione del Sindaco De Magistris di concedere Piazza Plebiscito alla Nutella, trasformando uno spazio pubblico simbolicamente cruciale in una specie di grande centro commerciale: il 2° articolo dal titolo “Le polemiche sulla mercificazione di piazza del Plebiscito a Napoli”(http://vasonlus.it/?p=4577) riportava fra l’altro un articolo di Tomaso Montanari dal titolo “Napoli, Piazza del Plebiscito a Nutella: il problema è politico, non di tutela” a cui si rimanda per un confronto con il caso di Firenze.

 

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