(ANSA, ore 19,47 del 18 dicembre 2014) – La multa Ue sui rifiuti è “inaccettabile” soprattutto perché si riferisce a una situazione passata che ha come riferimento una “fotografia” scattata a febbraio del 2013: ora sono stati fatti “notevoli progressi” e “l’emergenza è stata superata“, per questo la speranza è di “annullare” la sanzione. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti continua a battere sul punto, non arretra, e controbatte alla decisione della Corte di Giustizia Ue che condanna l’Italia a pagare delle sanzioni ‘salate’ per la procedura d’infrazione sulle discariche abusive. Galletti parla di un imminente aggiornamento dello stato dell’arte delle bonifiche e – di fronte alle commissioni Ambiente e Politiche Ue di Montecitorio – parla di “impegno” e della necessità di attuazione di un Piano straordinario per ottenere uno “sconto” dall’Europa, per cercare di fare di tutto almeno per “evitare di pagare la multa semestrale”, quella da oltre 42 milioni. L’auspicio di Galletti è quello di “poter incontrare” al più presto la commissione “per chiarire le condizioni” per una “risoluzione del caso e l’adempimento della sentenza“. Come dire – sembra essere il ragionamento del ministro – dimostriamo che il quadro tracciato per il quale siamo stati sanzionati non corrisponde a quello attuale, e facciamo in modo di ottenere una riduzione progressiva sul pagamento della penalità a seconda del numero di siti messi a norma. Assume così, in quest’ottica, sempre più importanza “lo stato di avanzamento della bonifica dei siti“, soprattutto per “ottenere una riduzione delle sanzioni pecuniarie“. Con le regioni è prevista, sulla questione, una riunione già convocata per lunedì 22 dicembre. Tra le altre cose, Galletti fa presente che “le somme delle sanzioni sono oggetto del diritto di rivalsa da parte del ministero dell’Economia nei confronti delle Regioni“, con importi calcolati in proporzione alle discariche di pertinenza.
Archivi Giornalieri: 21 Dicembre 2014
Articolo di Tommaso Tautonico pubblicato il 15 dicembre 2014 su htpp://www.alternativasostenibile.it. Tommaso Tautonico Mai più disastri ambientali impuniti. Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra: l’Italia non può più attendere. Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e – ad ora sostanzialmente impunite – attività dell’ecomafia e della criminalità ambientale. Un cartello di 25 sigle (tra associazioni di cittadini, di studenti, di categoria e comitati), promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello al Senato indirizzato al Presidente Pietro Grasso e ai Presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, per mettere finalmente un freno a un’attività criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana. Oggi, infatti, chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l”ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno, come capita molto spesso, in prescrizione. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento, né tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi. Oggi, finalmente, possiamo dare una svolta a questa situazione: nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali […]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato stampa. Comunicato stampa del 19 dicembre 2014 Il testo approvato alla Camera con 326 voti ora passa al Senato Cenni: “Il Senato faccia presto, la legge sulla biodiversità è fondamentale per Expo” Approvata con 326 voti all’unanimità alla Camera, la legge per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare passa al Senato. Il testo, presentato nel maggio 2010, porta la firma di Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera e membro della commissione agricoltura. L’obiettivo di base della legge è quello di proteggere e valorizzare la biodiversità agraria e alimentare perseguendo la tutela del territorio rurale; contribuendo a limitare i fenomeni di spopolamento e a preservare il territorio da inquinamento genetico e di perdita del patrimonio genetico. Il testo prevede l’istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione, insieme alla creazione dell’anagrafe nazionale, di una rete, di un portale e di un comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare. Il testo approvato alla Camera è disponibile al seguente link http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0027160.pdf “L’approvazione alla Camera della proposta di legge rappresenta l’impegno e la volontà, espressa con voto unanime del Parlamento, di invertire la rotta nel sistema di tutela del patrimonio naturale, dei nostri territori e dei prodotti – ha commentato Susanna Cenni, prima firmataria della legge e parlamentare del Pd alla Camera. Susanna Cenni “Ora è importante che il Senato approvi velocemente il testo, in modo da dotare il nostro Paese di una legge in tempo utile per l’Expo, occasione nella quale il tema della biodiversità agricola sarà centrale per affrontare la sfida del nutrimento del pianeta”.
Articolo di Guido Viale pubblicato con questo titolo sul mensile n. 16 di novembre dicembre 2014 “Il granello di sabbia”. Guido Viale Il termine “conversione ecologica” è stato introdotto quasi trent’anni fa da Alex Langer per sintetizzare il percorso necessario per ricondurre l’attività e la convivenza umana entro i limiti della sostenibilità sociale e ambientale. Il termine allude alla duplice dimensione di questo passaggio: da un lato, la riconversione strutturale dell’apparato produttivo per ridurre l’aggressione alle risorse della natura (produrre meno e meglio; utilizzare meno materiali; usare più a lungo quello che si è prodotto e scartarlo meno; recuperare tutto quello che si è scartato) e, soprattutto, per ridurre lo sfruttamento degli uomini e delle donne che vivono e lavorano su questa Terra da parte di altri membri del genere umano; dall’altro lato, quel passaggio comporta la conversione personale del nostro stile di vita, attraverso una riduzione e una qualificazione ecologica dei nostri consumi e un miglioramento dei nostri rapporti con il prossimo, gettando un ponte (Alex amava molto questa metafora) verso chi ci è estraneo, in competizione con noi o nemico. Associarsi per effettuare insieme degli acquisti, per promuovere insieme dei servizi o per risparmiare, è già oggi possibile; o è comunque possibile inserire questo obiettivo in una piattaforma rivendicativa, che molte organizzazioni, anche di natura molto diversa tra loro, comprese quelle sindacali, potrebbero appoggiare. L’esempio più chiaro di questa condivisione sono per ora i GAS (gruppi di acquisto solidale): un certo numero di famiglie si associa per eseguire insieme gli acquisti, soprattutto, ma non solo, in campo alimentare. Ciascuno continua a comprare e a mangiare quello che vuole (non c’è alcun “collettivismo”), ma gli acquisti si programmano e si effettuano insieme, direttamente dal produttore. In questo modo si salta l’intermediazione commerciale e i relativi ricarichi (insieme ad un sacco di […]