Articolo di Tomaso Montanari pubblicato il 20 dicembre 2014 su “La Repubblica”. Tomaso Montanari Le opere dei depositi dei musei italiani rimangono l’oscuro oggetto dei desideri di coloro che in quei depositi non hanno mai messo piede. Ora il presidente di Federalberghi (nonché senatore di Forza Italia, nonché membro del comitato di presidenza di Civita) Bernabò Bocca rilancia l’idea. Bernabò Bocca Sorvoliamo. E concentriamoci sulla “politica culturale” che una simile proposta presuppone. In tutto il mondo l’impresa privata concorre a mantenere il patrimonio culturale pubblico non sostituendosi allo Stato, ma sommandosi all’azione di quest’ultimo. E lo fa attraverso il mecenatismo: cioè attraverso atti di generosità senza ritorni immediati. In Italia, al contrario, si è scelta la strada delle sponsorizzazioni: operazioni commerciali che fanno leva sul patrimonio pubblico. E ora si vorrebbe fare un altro passo su questa strada: si vorrebbe che fosse lo Stato a fare il mecenate per l’impresa privata, concedendo in comodato gratuito alle grandi catene alberghiere le opere d’arte che appartengono a tutti, anche agli indigenti. E dal mecenatismo allo sfruttamento privato di un bene pubblico c’è davvero un bel tratto di strada. Allora uno è costretto perfino a rivalutare (si fa per dire) l’idea avanzata da Domenico Scilipoti (proprio lui) e poi da Laura Puppato, e perfino dalla Commissione dei Saggi del Quirinale: che era quella di affittare quelle stesse opere ai privati, ma almeno a titolo oneroso. Perché forse sarebbe troppo desiderare un Paese in cui gli albergatori si occupino di portare i nostri alberghi ad un livello europeo, e lo Stato si occupi di mantenere dignitosamente i nostri musei, depositi compresi. Senza noleggi, affitti e comodati. Come se fossimo un Paese civile. O, almeno, ci provassimo. Concedere quelle opere in comodato d’uso ai trentaquattromila hotel italiani, perché ci arredino le hall. Claude Philippe […]