Su questo sito il 13 gennaio 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Europarlamento dice ok a libera scelta stati su Ogm”(http://vasonlus.it/?p=10508#more-10508). Sulla decisione del Parlamento europeo il 13 gennaio 2015 con questo titolo è stato pubblicato su “Il Manifesto” un articolo di Luca Fazio. Il bicchiere è mezzo pieno, ma non per questo bisogna berselo tutto d’un fiato. Considerando la posta in gioco, le associazioni ambientaliste non intendono accontentarsi della normativa approvata dal Parlamento europeo che lascia ai paesi membri la facoltà di decidere se coltivare o meno Ogm. La palla adesso passa al governo Renzi, anche perché a febbraio scadrà il bando provvisorio che vieta gli Ogm in Italia. Per l’attivista indiana Vandana Shiva le norme approvate ieri sono anche un successo dei movimenti: “Gli europei sono da oggi un po’ più liberi e il resto del mondo ha un modello da seguire”. Vandana Shiva Tuttavia c’è qualcosa che non va, in particolare “alcuni regali” fatti alle multinazionali: “Gli stati hanno il diritto di non permettere la coltivazione di Ogm per questioni socio-economiche, mentre non possono ricorrere a motivazioni essenziali come quelle ambientali, che rimangono di competenza europea. Il timore è che il paese che dice no al biotech diventi giuridicamente fragile e possa essere aggredito dalle multinazionali”. Anche perché presto in Europa arriveranno nuovi brevetti da valutare. Vandana Shiva rivolge poi un appello all’Italia: “Approvi leggi per rafforzare le basi giuridiche della scelta anti-Ogm. Facciamolo subito”. Sono le medesime preoccupazioni di Greenpeace. “È una norma lacunosa — spiega Federica Ferrario — che avrà bisogno di mesi prima di essere recepita in Italia: dobbiamo invece difenderci subito dal mais della Monsanto”. Federica Ferrario Ferrario si sofferma sulla lacuna più insidiosa: “I governi non possono basare i divieti su specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle coltivazioni Ogm a livello nazionale, anche […]
Archivi Giornalieri: 19 Gennaio 2015
Su questo sito il 13 gennaio 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Europarlamento dice ok a libera scelta stati su Ogm”(http://vasonlus.it/?p=10508#more-10508). Sulla decisione del Parlamento europeo in data odierna è stato pubblicato sempre su questo sito un articolo di Luca Fazio dal titolo “Vandana Shiva: «Gli europei anti Ogm adesso sono più liberi»” (http://vasonlus.it/?p=10587&preview=true). Al merito della decisione del Parlamento europeo è dedicato con questo titolo un altro articolo di Luca Fazio pubblicato il 13 gennaio 2015 su “Il Manifesto”. Dopo quattro anni di trattative serrate poco trasparenti e molto complicate, ieri a Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva Ue che permetterà agli stati membri di vietare sul proprio territorio la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm); possibilità che viene garantita anche per quegli Ogm che sono già stati autorizzati a livello comunitario. Si tratta dunque di una norma che rafforza quella sovranità nazionale che le multinazionali del biotech hanno cercato di mettere in discussione in nome di una libertà di commercio che avrebbe potuto (e potrebbe) condizionare il sistema agroalimentare del pianeta. La partita non è ancora finita e considerando la posta in gioco a pensar male non si fa peccato. Si spiega così la prudenza con cui alcune associazioni ambientaliste hanno accolto la (sostanzialmente) buona notizia che in fondo era attesa da anni. Il timore è che alcune parti piuttosto deboli e confuse della direttiva sembrano scritte dagli azzeccagarbugli per lasciare spazi di agibilità alle aziende che commerciano sementi modificate. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina non nutre dubbi in proposito e passa all’incasso. Maurizio Martina “In materia Ogm — spiega — il punto di novità europeo è molto importante e si iscrive nei successi della presidenza italiana. Non era scontato che finisse così”. Il ministro ha anche confermato la vocazione Ogm-free del governo. Altro fatto tutt’altro che scontato, anche se nessun governo […]
Dopo gli attentati di Parigi è opportuno una profonda riflessione su tutto quanto è accaduto anche dopo. VAS si riconosce in piena sintonia con l’approfondimento che ne ha fatto Stefano Rodotà nell’articolo pubblicato con questo titolo il 16 gennaio 2015 su “La Repubblica”. Stefano Rodotà IN TUTTO il mondo, in questi giorni, milioni di persone hanno proclamato “Je suis Charlie”. E questo non può essere l’esercizio retorico o strumentale di un momento. La rivendicazione della libertà d’espressione contro ogni forma di violenza è sacrosanta, ma terribilmente impegnativa. Fino a che punto siamo disposti a riconoscerla anche a chi manifesterà opinioni estreme o fondamentaliste? Ieri il Papa ha indicato quello che gli sembra essere un limite insuperabile: le parole aggressive contro la religione altrui, contro qualsiasi fede religiosa. Posizione ben comprensibile da parte del capo supremo della Chiesa cattolica. Ma essa non appartiene a quella laicità delle istituzioni che ha fondato, insieme alle altre libertà, anche quella di esprimere liberamente il proprio pensiero. Proprio qui la stessa libertà religiosa ha trovato il suo fondamento. Non è vero, quindi, che la laicità abbia guardato alla religione e alle espressioni religiose come “sottoculture tollerate”, considerate invece come parte di un contesto culturale nel quale tutte le opinioni, anche quelle sgradite, meritano rispetto. Un punto fermo, che non può essere travolto dalla concitazione che accompagna il nostro tempo difficile. Riprendendo un discorso di Benedetto XVI, Papa Bergoglio è tornato sulle presunte colpe dell’Illuminismo. È bene ricordare, allora, che proprio lì ha le sue radici la frase attribuita a Voltaire (ma in realtà costruita da Evelyn Hall) infinite volte citata in questi giorni: «Non sono d’accordo con quel che dici, ma mi batterò fino alla morte perché tu abbia il diritto di farlo». Una indicazione forte, che ci ha accompagnato tutte le volte che si […]