Articolo di Tomaso Montanari pubblicato con questo titolo il 24 gennaio 2015 su “La Repubblica” (http://www.territorialmente.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/01/24-gennaio-REPUBBLICA.-La-prima-volta-di-un-parco-allasta-lElba-insorge-contro-la-svendita.pdf). SEGNATEVELO in agenda: mercoledì prossimo potrete comprarvi il Parco Minerario dell’Isola d’Elba. Uno spettacolare insieme di miniere, cantieri, musei, laboratori, siti di archeologia industriale, paesaggi lunari affacciati sul mare, laghi rossi di ferro. Non è uno scherzo: con la modica spesa di 11.500 euro (questa la base d’asta fissata dalla Provincia di Livorno, che cede tutto il suo 70 per cento delle azioni del Parco) potrete controllare 1.948 ettari del paesaggio e del patrimonio storico della nazione italiana. E non ettari qualunque: quelli dove si estrae il ferro da tremila anni. Un luogo da millenni consacrato al lavoro, da secoli alla conoscenza: qua, nel Seicento, il naturalista danese Niccolò Stenone (beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988) studiò la forma dei cristalli; qua, appena dieci anni fa, si è scoperta una nuova specie mineralogica, la riomarinaite (dal nome di Rio Marina). riomarinaite Non è la prima volta che si prova a privatizzare il più illustre parco minerario italiano: nel 2004 Giulio Tremonti tentò di conferirlo nientemeno che alla Coni Servizi spa, che a sua volta avrebbe dovuto venderlo per finanziare il debito del Coni (allora ammontava a 380 milioni di euro). Era l’epoca della Patrimonio dello Stato spa, la società per azioni che, almeno teoricamente, avrebbe potuto gestire e alienare qualunque bene della proprietà pubblica. Un’idea, questa, che ciclicamente risorge: solo poche settimane fa è stato Marco Carrai, intimo del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ad auspicare la creazione del «Fondo Patrimonio Italia, dove conferire gli asset morti dello Stato per estrarne valore». Ma a minacciare il futuro del Parco dell’Elba è oggi qualcosa di molto più banale: la sciatteria con la quale stiamo affrontando la soppressione delle province. Tra i mille nodi insoluti […]