Dietrofront del governo sull’asta delle case popolari

Su questo stesso sito il 25 novembre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Case popolari addio. Arriva il decreto per metterle all’asta”, che dava notizia del decreto attuativo emanato il 27 agosto dal ministero delle Infrastrutture che disciplinava la messa in vendita di tutte le case popolari ex Iacp e di enti vari oggi in mano a regioni ed enti locali. (http://vasonlus.it/?p=9254)

C’è stato ora un dietrofront del Governo di cui dà notizia l’articolo di Roberto Ciccarelli pubblicato con questo titolo il 24 gennaio 2015 su “Il Manifesto”.

Il governo fa retro­mar­cia sulla ven­dita delle case popo­lari. 

Il prov­ve­di­mento dispo­sto dall’articolo tre del piano Lupi sulla casa è stato cam­biato a seguito di un’intesa rag­giunta dalla Con­fe­renza uni­fi­cata Stato e Regioni. 

La noti­zia è stata comu­ni­cata dal sin­da­cato dell’Unione Inqui­lini che si dice sod­di­sfatto: «È una vit­to­ria della mobi­li­ta­zione di inqui­lini e assegnatari». 

Il piano Lupi pre­ve­deva infatti la ven­dita all’asta dell’intero patri­mo­nio della case popo­lari a prezzi di mer­cato con la sola pos­si­bi­lità per l’assegnatario di eser­ci­tare la pre­la­zione sul prezzo di aggiu­di­ca­zione dell’asta. 

La mobi­li­ta­zione ha costretto il governo a modi­fi­care la pro­ce­dura di ven­dita e il prezzo.

Ora agli asse­gna­tari dev’essere comu­ni­cato pre­ven­ti­va­mente il prezzo fisso al valore cata­stale fino al 20%. 

Se non ha la capa­cità eco­no­mica di acqui­stare l’appartamento, entro il limite della deca­denza dev’essere indi­cato un allog­gio alter­na­tivo, nel comune di resi­denza. 

Gli anziani, i malati ter­mi­nali e i por­ta­tori di han­di­cap hanno il diritto di restare nell’appartamento nel caso in cui non siano in grado di acqui­starlo. 

Nel nuovo decreto non si parla più di ven­dita in blocco degli sta­bili interi.

«Per noi resta una cri­tica di fondo all’operato del governo – sostiene Wal­ter De Cesa­ris, segre­ta­rio dell’Unione Inqui­lini – In Ita­lia non c’è biso­gno di disfarsi del patri­mo­nio pub­blico ma di incre­men­tarlo. Per risol­vere la sof­fe­renza abi­ta­tiva strut­tu­rale, occorre aumen­tare l’offerta di abi­ta­zioni sociali e non dismet­tere quelle che ancora ci sono».

Immagine.Walter De Cesaris

Walter De Cesaris

 

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