Una Sala Alessi gremita è stata la buona cornice del convegno che ha scientemente analizzato ed elencato, le contraddizioni in seno ad expo; dal lavoro gratuito (non doveva portare posti di lavoro?), allo spazio riservato alle multinazionali e alla questione più a cuore ai milanesi, sul futuro di quelle aree. Di seguito il link con la ripresa video di Gilberto Rossi di “VasMultimediaCommunication” : Clicca qui Mentre all’Hangar Pirelli …….. Expo 2015 ha scoperto le sue carte autocelebrandosi. La kermesse prevedeva prima delle conclusioni “pirotecniche” degli sponsor di Renzi, 42 tavoli di lavoro suddivisi per 4 aree tematiche: 1) Dimensioni dello sviluppo tra equità e sostenibilità; 2) Cultura del cibo, energia per vivere insieme; 3) Agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile; 4) La città umana, futuri possibili tra smart e slow city. L’impressione che ne abbiamo tratto è che le tracce fossero già determinate e di conseguenza in gran parte la cosidetta “Carta di Milano” già definita. Da qui al prossimo aprile faremo di tutto affinché alcune questioni siano affrontate e poste all’odg e abbiano risalto e trovino soluzioni positive. Una per tutte la questione del lavoro: i nuovi poveri e chi ha diritto al cibo sono anche e soprattutto coloro che lavorano per assicurarlo alla maggior parte del Pianeta. Il caso Italia è emblematico. Centinaia di migliaia di lavoratori, emigrati e non solo, costretti in schiavitù senza protezione e con salari da fame per produrre cibo per le società opulente e per le multinazionali. A loro e al lavoro deve essere dedicato Expo 2015. In caso contrario lo slogan da “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” deve essere sostituito “Nutrire il Pianeta o nutrire le multinazionale” ? E proprio all’insegna di questo slogan che l’attuale sistema alimentare non funziona più e produce squilibri e ingiustizie sociali. […]
Archivi Giornalieri: 10 Febbraio 2015
(ANSA, ore 20:19 del 9 febbraio 2015) – Sono almeno tre le piste su cui sta riflettendo la Commissione europea per vedere come dare forma all’impegno, preso dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, di rivedere il sistema di autorizzazione degli Ogm in Europa. In primo luogo, secondo quanto appreso dall’ANSA, si cerca di capire se bisogna modificare la procedura di autorizzazione, che oggi lascia l’ultima parola alla Commissione europea, nel caso in cui il Consiglio Ue non raggiunga una maggioranza qualificata a favore o contro la proposta. È il caso di quasi tutte le decisioni riguardanti i 58 Ogm autorizzati ad oggi nell’Ue. Al riguardo, il presidente Juncker é stato molto chiaro nel presentare il suo programma di lavoro: “non considero normale – ha detto – che in base alle regole attuali la Commissione europea sia giuridicamente obbligata ad autorizzare l’importazione e la trasformazione di nuovi Ogm, anche quando una maggioranza chiara di Stati membri vi si oppone“. Per Juncker, Bruxelles “dovrebbe poter conferire alla posizione maggioritaria dei governi, almeno lo stesso peso che ai pareri scientifici, soprattutto quando – aggiunge – si tratta della sicurezza degli alimenti che noi consumiamo e dell’ambiente nel quale viviamo“. La seconda pista allo studio é quella di ridare al Consiglio Ue, quindi agli Stati membri, l’ultima parola, ma bisognerebbe capire se con l’accordo o senza del Parlamento europeo. O ancora, se dare ai singoli Governi più discrezionalità, un pò come avviene per la coltivazione di Ogm dove i Paesi Ue possono decidere se coltivarli o meno. Quale sia l’azione più percorribile per raggiungere l’obiettivo della Commissione di rivedere l’attuale sistema di autorizzazione degli Ogm, e soprattutto a quale base legale fare riferimento, al momento non sembra ancora chiaro. I tempi però stringono se Bruxelles vuole mantenere l’obiettivo di rivedere nei primi […]
Su questo stesso sito il 29 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Tre storiche sentenze sugli OGM: il TAR dice no alle semine di mais Monsanto in Italia”, che dava notizia della Sentenza del TAR del Lazio n. 4410 del 23 aprile 2014 con cui la Sezione Terza Quater ha respinto il ricorso del sig. Giorgio Fidenato contro il decreto ministeriale del 12 luglio 2013 che vietava per 18 mesi la coltivazione di varietà mais geneticamente modificato MON 810, ritenendo il provvedimento ministeriale perfettamente legittimo. (http://www.vasroma.it/tre-sentenze-storiche-sugli-ogm-il-tar-dice-no-alle-semine-di-mais-monsanto-in-italia/) Il sig. Giorgio Fidenato ha impugnato la sentenza del TAR al Consiglio di Stato, che gli ha dato di nuovo torto. Ne parla l’articolo di Monica Rubino pubblicato con questo titolo il 6 febbraio 2015 su “La Repubblica”. ROMA – Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato, paladino delle battaglie pro-Ogm, che aveva utilizzato sementi geneticamente modificate in Friuli Venezia Giulia e aveva impugnato il decreto del Governo che vieta la coltura in Italia del mais Mon810, prodotto da Monsanto. Esultano le associazioni ambientaliste da sempre impegnate sul fronte della lotta al cibo transgenico: “Siamo soddisfatti della decisione del Consiglio di Stato – ha detto il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza– . Si tratta di uno stop deciso alle mire di Fidenato, che non potrà più procedere alle semine biotech e di un ulteriore passo verso un’Italia ogm free“. Un obiettivo “necessario all’economia e alla società del Belpaese – rimarca ancora Cogliati Dezza – e facilmente raggiungibile con gli opportuni strumenti normativi, tra cui la pubblicazione del decreto firmato il 23 gennaio dai ministri della salute Beatrice Lorenzin, delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dell’ambiente Gianluca Galletti, che proroga per altri 18 mesi il divieto di coltivazione di mais ogm Mon810 sul territorio italiano, in attesa […]