Rossi: «Ecco le mie proposte per il Piano del paesaggio»

 

(ITALPRESS del 25 febbraio 2015 ore 16:21) – L’intento è quello di “tenere insieme lavoro, profitto e bellezza“.

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha presentato alla stampa “i cambiamenti che siamo riusciti a produrre sul Piano del paesaggio” perché “al di là delle letture iperpoliticiste date finora ad ogni questione, tenendo dritta la barra sul merito delle questioni, abbiamo fatto ciò che dovevamo, da sinistra“.

Nella sostanza si tratta di una riscrittura di alcuni punti dell’articolo 19 che si occupa delle norme generali e dell’articolo 20 che detta le norme per i bacini estrattivi della Alpi Apuane.

Tra le novità rispetto alle stesura del luglio scorso figurano l’istituzione di una Commissione regionale sul paesaggio che sarà composta da esperti in grado di valutare l’impatto delle richieste di un certo rilievo che riguardino le estrazioni al di sotto dei 1.200 metri di altitudine.

Sì dunque alle richieste di ampliamento delle cave fino ad un massimo del 30% e per un massimo di 3 anni, se si opererà dentro i perimetri già autorizzati.

La condizione insomma è che gli ampliamenti al di sotto del 30% “non costituiscano una variante sostanziale“.

No dunque a nuovi fronti di cava, a nuovi ingressi e a nuove gallerie senza l’autorizzazione da parte della Commissione per il paesaggio.

Il documento che abbiamo elaborato – spiega il presidente Rossi – rappresenta un punto di arrivo per tutti, porta la firma del presidente ed è a nome della maggioranza, ma dovrà essere discusso in Commissione prima che il Piano sia portato in aula per l’approvazione“.

Quanto alla legge sulle cave, Rossi ha spiegato che dovrà servire a “contenere l’impatto delle attività estrattive e far sì che si crei nuova occupazione lavorando il marmo sul posto“.

Agli imprenditori verrà chiesto così di presentare, entro 2 anni, un Piano di sviluppo industriale “che dovrà essere valutato da un’apposita Commissione” diversa da quella che si occuperà degli aspetti paesaggistici.

In questo modo la Regione potrà decidere di prolungare le concessioni anche oltre la soglia temporale, che verrà indicata in 7 o 9 anni.

Il presidente ha annunciato che ci sono già due imprese, una grande ed una piccola, che si sono dichiarate disponibili a presentare il piano industriale.

Agli imprenditori del marmo il Rossi chiede, usando un detto apuano, di “mettere una zeppa con i denari guadagnati” non sotto il tavolino, ma sul territorio, cioè di investire nella salvaguardia ambientale così come hanno fatto gli industriali del cuoio con gli impianti di depurazione.

E se così avverrà “troveranno una Regione pronta a ringraziarli per ciò che anno fatto per l’ambiente e per l’occupazione“.

Con il Piano attuativo delle cave sarà deciso poi dove dovranno passare le strade o dove saranno collocati i bacini di accumulo dei materiali di risulta.

Rossi ha annunciato anche la creazione di una task force di ispettori regionali incaricati di “controllare il rispetto delle concessioni” e composta da geologi, ingegneri e paesaggisti.

So di aver deluso – ha concluso Enrico Rossi – chi puntava alla chiusura delle cave e gli estremisti in genere.

Il nostro dovere è invece quello di regolare questa materia, di fare in modo che si esca dalla discrezionalità.

Chi invece gradiva fare ciò che voleva, gradisco che sia all’opposizione.

Ritengo di aver contribuito a far sì che il testo approvato a luglio sia notevolmente migliorato e con l’approvazione del Piano vorrei portare a compimento un risultato di non poco conto“.

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Ogni normale cittadino che ragioni con la sua testa dovrebbe considerare che il Presidente Enrico Rossi aveva pienamente condiviso il testo approvato a luglio e dovrebbe conseguentemente chiedersi perché solo ora abbia ritenuto di averlo migliorato e per giunta “notevolmente”, in una forma di discutibile “mediazione” che poteva se non doveva esser fatta a monte e non a valle del procedimento.

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