Archivi Giornalieri: 5 Marzo 2015
Articolo pubblicato con questo titolo il 4 marzo 2015 su “La Nuova di Venezia e Mestre”. VENEZIA. Anche l’isola di San Giacomo in Paludo ora «rischia» di essere trasformata nell’ennesimo albergo di lusso lagunare. Il Consiglio di Stato ha infatti capovolto la sentenza del Tar, che aveva riconsegnata l’isola – di proprietà del Demanio e ora acquistata dalla Cassa Depositi e Prestiti proprio per trasformarla a fini turistico-ricettivi – all’Associazione Verdi Ambiente e Società (Vas), che l’aveva in concessione dal 1999. Per i giudici del Tar si trattava di beni del Demanio marittimo, destinati a fini sociali e dunque l’isola andava riconsegnata ai concessionari sino al 2020. Ora il Consiglio di Stato l’ha restituita nella piena disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti perché i Vas – a suo giudizio – non avrebbero rispettato il contratto di concessione e non avrebbero gestito l’isola nel modo migliore. «Siamo profondamente amareggiati – commenta il presidente dei Verdi, Ambiente e Società Guido Pollice – e le motivazioni con cui il Consiglio di stato ci ha dato torto sono inesistenti. L’isola è stata data in concessione a Vas in stato di abbandono e ora è recintata, bonificata e fruibile. Comunque ricorreremo in Cassazione perché non vogliamo dare respiro a chi intende promuovere operazioni speculative che apporterebbero l’ennesimo scempio all’isola». L’isola di San Giacomo, 12 mila ettari a metà strada tra Murano e Burano era già destinata a diventare albergo di lusso. E il Demanio aveva motivato nel suo provvedimento di revoca, annullato dal Tar, il fatto che ci fosse un interesse di molti imprenditori a «valorizzare» il bene, vendendola alla Cassa Depositi e prestiti. Ora l’operazione-hotel rischia di ripartire.(e.t.)
Il 6 e il 7 marzo a Roma #Spiazziamoli 50 piazze per la democrazia e contro le mafie Rompere i silenzi sulle mafie e vincere la corruzione Promuovere i diritti, ricostruire il welfare e riprendersi il maltolto. Dalla periferia al centro, protagonisti delle piazze saranno associazioni, realtà territoriali e cittadini del coordinamento “Spiazziamoli”. Sarà la più grande e partecipata risposta di piazza ai fatti di “Mafia Capitale” e all’aggressione dei clan in città. Si apre una stagione di lotta al sistema mafie e corruzione Cinquanta eventi in contemporanea, in tutta la città, il 6 e 7 marzo: per rompere il silenzio sulle mafie e la corruzione, fare di Roma un palcoscenico e una piattaforma di democrazia e impegno antimafia, costruire un laboratorio di idee e buone pratiche per costruire il futuro della città. Questo, e molto altro, è “Spiazziamoli – 50 piazze per la democrazia e contro le mafie”, la più grande, decisa e partecipata risposta a Mafia Capitale e all’aggressione dei clan in città. Associazioni, gruppi, comitati, studenti, artisti, cittadine e cittadini organizzeranno in tutta la città, in centro e in periferia, eventi, spettacoli, giochi di piazza, performance, sit in, flash mob, presentazioni, dibattiti, assemblee, biciclettate, camminate per rispondere con fermezza al quadro criminale e sociale grave e preoccupante evidenziato dalle inchieste su mafie e corruzione e di fronte al quale – a poche settimane dalla scoperta di Mafia Capitale – è calato un inesorabile e irresponsabile silenzio. “A pagare i danni di questo sistema mafioso sono gli abitanti della Capitale, italiani e stranieri, – spiegano gli organizzatori di Spiazziamoli – che subiscono violenze e prevaricazioni, a cui vengono negati diritti e opportunità e a cui sono stati sottratti miliardi di euro e servizi essenziali”. Nasce da qui l’idea di un esperimento di partecipazione democratica: il 6 e […]
Articolo di Domenico Finiguerra pubblicato con questo titolo il 2 marzo 2015 su “Il Fatto Quotidiano”. Se vi capita di partecipare ad un’assemblea di uno qualsiasi delle migliaia di comitati in difesa del territorio che esistono ad ogni latitudine del nostro paese, ad un certo punto dell’incontro sentirete sicuramente qualcuno degli attivisti pronunciare la frase: “Dobbiamo fare come in Val di Susa!”. Chi si oppone alla cementificazione, chi resiste a una grande opera, chi protesta per difendere il paesaggio, negli ultimi anni ha quasi sempre fatto riferimento, in piccola o in grande parte, al movimento che in Val di Susa ha lottato e lotta contro il TAV. Dall’altra parte della barricata, il partito dei politici, degli immobiliaristi e dei lobbisti delle grandi opere, hanno sempre accusato i movimenti ambientalisti di essere soltanto “quelli del no”, di non avanzare proposte, di saper fare solo proteste. Sabato 21 febbraio 2015, si è svolta a Torino l’ennesima manifestazione Notav. Questa volta però non è stata la solita manifestazione. Il serpentone non ha solo manifestato solidarietà ai 48 militanti Notav che sono stati condannati ad oltre 140 anni di carcere (130 anni in più degli autori della strage del Vajont) e al risarcimento di 131.140 euro. Non c’erano solo i cartelli “Je suis Erri!”. Accanto all’indignazione per l’aggressione al territorio della Valle lunga e stretta già abbondantemente sventrata c’era un pezzo in più. C’era la risposta a chi dice che chi si oppone non è propositivo. C’erano tante belle delibere di Consiglio Comunale. Delibere piene zeppe di proposte concrete per uscire dalla crisi. Proposte per curare il paese e creare veri e duraturi posti di lavoro. Delibere che invitano il Governo ad azioni responsabili. Non è la prima volta che gli amministratori della Val di Susa invitano gli altri comuni d’Italia a […]
Su questo stesso sito il 9 marzo 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “”Presentato il ricorso di VAS contro il progetto dell’autostrada Roma-Latina e della bretella Cisterna-Valmontone”. (http://www.vasonlus.it/?p=4008) Del progetto dell’autostrada si è tornato a parlare in termini di danno erariale provocato in un articolo pubblicato il 6 febbraio 2015 su “Il Tempo”. (http://www.vasonlus.it/?p=11091) Ci aggiorna ora la situazione un articolo di Fabio Grilli pubblicato con questo titolo il 3 marzo 2015 sul sito web “Eur Today”. Non sono bastate tre convocazioni per discutere dell’Autostrada Roma Latina in Consiglio Regionale. Ancora una volta è venuto a mancare il numero legale. Risultato: tutto da rifare e aula occupata dagli attivisti del Comitato No Corridoio, supportati nell’iniziativa dai Consiglieri Denicolò, Porrello e Corrado del M5S. UN CONSIGLIO COMPLICATO – “Questo Consiglio Straordinario noi lo abbiamo richiesto lo scorso gennaio. Prima, molto prima che il piano regionale dei trasporti dell’Assessore Civita venisse approntato – ci ha spiegato la Consigliera Silvana Denicolò – purtroppo alcuni malpancisti non hanno permesso che fosse calendarizzato per tempo”. Il Consiglio, riguardava il tema dei trasporti tout court. “Uno dei 4 ordini del giorno riguardava la Roma Latina – chiarisce l’ex Capogruppo del M5S regionale – ma in aula si sarebbero affrontate anche altre questioni, dalla mobilità sostenibile alle bretelle autostradali, fino allo sviluppo della rete ferroviaria. Ma non si riesce a parlarne, ed è già la terza volta che questo accade”. L’OCCUPAZIONE – La mancata discussione , come anticipato, ha causato l’occupazione dell’aula da una decina di attivisti del Comitato No Corridoio. “Continuano ad evitare il confronto. Dopo la nostra sortita, cui hanno partecipato anche i Consiglieri del M5S – ci ha spiegato il portavoce Gualtiero Alunni – siamo stati ricevuti dal Presidente della Commissione Urbanistica Enrico Panunzi. Ci ha ribadito che il Consiglio non conta niente […]