Forse non tutti sanno che il mancato rispetto del Codice Internazionale da parte delle ditte produttrici di sostituti del latte materno, biberon e tettarelle provoca ogni anno, secondo le più recenti stime dell’OMS e dell’UNICEF, almeno 800.000 decessi infantili, cioè circa 200 al giorno, o 91 ogni ora. I bambini che sopravvivono spesso si ammalano in modo grave, con conseguenze disastrose per le loro vite e quelle di tutti i loro familiari. Tuttavia raramente qualcuno ha il coraggio di denunciare le pratiche scorrette messe in atto da queste multinazionali, e chi ci prova può andare incontro a seri rischi non solo per la sua carriera ma anche per la vita sua e dei propri familiari!. Il film TIGERS narra appunto la storia vera di un eroe del nostro tempo, il signor Sayed Aamir Raza, che verso la fine degli anni ’90 lavorava per la Nestlè nel suo paese, il Pakistan, e che ha deciso, dopo essere rimasto sconvolto dalla vista dei bambini malati, di denunciare le scorrette pratiche di marketing che lui stesso era invitato a perseguire per incentivare le vendite, senza poter immaginare a cosa stava per affrontare, mettendosi contro ad una potente multinazionale come Nestlè. Per inciso, oggi il sig. Aamir Raza vive in Canada, dove ha trovato asilo politico dopo quasi due anni in cui è stato ospite di attivisti IBFAN, e dove lavora come tassista notturno. TIGERS è stato realizzato grazie alla testardaggine del Regista (il premio Oscar Danis Tanovic) che non si è scoraggiato di fronte ai numerosi ostacoli che ha incontrato durante la produzione. Quella di Firenze sarà la seconda proiezione in Italia, dopo quella avvenuta al Trieste Film Festival 2015, e all’Odeon sarà eccezionalmente presente il vero protagonista della storia, il sig. Syed Aamir Raza, accompagnato da Mr Mike Brady e Mrs […]
Archivi Giornalieri: 6 Marzo 2015
(ANSA del 3 marzo 2015, ore 15:25) – In Italia 14mila beni culturali sono esposti a rischio frane e 28.483 ad alluvioni. E solo a Roma sono circa 3.660 i monumenti soggetti a degrado, con perdite di superficie, causate dall’inquinamento. Questi alcuni dei dati diffusi dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) Iscr (Istituto superiore per la conservazione ed il restauro). Per quanto riguarda le aree soggette ad alluvioni, nel comune di Roma i beni culturali immobili esposti a rischio idraulico, secondo i due Istituti, con tempo di ritorno fino a 500 anni sono 2.204 e l’area inondata comprenderebbe anche il centro storico (Piazza Navona, Piazza del Popolo, Pantheon). Nel comune di Firenze, i beni immobili esposti a rischio idraulico con tempo di ritorno fino a 200 anni risultano 1.145, tra cui la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Per quanto riguarda le frane, numerosi sono i borghi storici interessati da fenomeni di dissesto, quali ad esempio Volterra (Pisa) con il crollo di una porzione delle mura medievali nel 2014, Civita di Bagnoregio (Viterbo) e Certaldo (Firenze). Ispra e Iscr hanno illustrato i loro 15 anni di attività congiunta, in cui hanno messo in comune conoscenze e dati per migliorare le informazioni relative all’impatto dell’ambiente sui beni culturali e per implementare quelle sull’interazione tra le opere d’arte e il territorio in cui esse sono collocate, al fine di programmare le attività di manutenzione di un bene e gli eventuali interventi di restauro. Negli ultimi decenni, il degrado dei materiali esposti all’aperto, sottolineano i due istituti, ha subito un’accelerazione e in generale è stato registrato un incremento della velocità con cui alcuni processi, coinvolti nel degrado, evolvono nel tempo; l’inquinamento atmosferico è risultato un fattore di […]
Articolo di Enrico Netti pubblicato il 2 marzo 2015 su “Il Sole 24 Ore”. «Sono ripartiti i cantieri e il 2015 sarà l’ anno della svolta», dice Massimo Moretti, presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali. Massimo Moretti Un piano da circa un milione di metri quadri di spazi affittabili. I centri commerciali scommettono contro la crisi e inseguono lo sviluppo del comparto con 22 nuovi progetti in essere, di cui nove in fase di costruzione e i restanti allo stato progettuale. Operazioni che una volta ultimate avranno un valore finale a portafoglio tra i 4 e i 5 miliardi. Questa la stima di Massimo Moretti, presidente di Cncc, il Consiglio nazionale dei centri commerciali, che raggruppa anche i parchi commerciali e i factory outlet, commentando l’ elenco dei progetti: «Negli ultimi due anni sono ripartiti i cantieri e il 2015 sarà l’ anno della svolta, con l’ inaugurazione di importanti centri, in uno scenario ben intonato». È l’ atteso rimbalzo dopo il tracollo subìto all’ inizio della crisi, quando il comparto ha accusato le conseguenze del credit crunch. Quando questa ondata di nuovi shopping center sarà ultimata il settore supererà i 18 milioni di metri quadri di superfici disponibili con un aumento del 6 per cento. La maggior parte delle operazioni sono promosse da capitali esteri. «L’ 80% degli investitori sono stranieri, anche se fanno fatica a muoversi tra le autonomie locali e le leggi regionali del commercio che frenano lo sviluppo – aggiunge Moretti -.Per operare serve maggiore omogeneità». Tra tutti i progetti spiccano due mall che si preannunciano colossali. Il primo è il Westfield Milan, promosso da Arcus Real Estate (controllata da Stilo immobiliare finanziaria, holding delle attività immobiliari di Percassi) e il colosso australiano Westfield. Sorgerà a pochi chilometri dall’ aeroporto di Linate […]
Articolo pubblicato con questo titolo il 3 marzo 2015 su “La Repubblica”. Monumenti romani messi a rischio dai mutamenti climatici e dal dissesto idrogeologico. Lanciano l’allarme l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr) e l’Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (Ispra), che oggi hanno illustrato i loro 15 anni di attività congiunta, in cui hanno messo in comune conoscenze e dati, in un incontro a Roma, al complesso di San Michele a Ripa. I beni culturali di composizione calcarea a Roma (architettonici, archeologici, statue e fontane) al momento riportati nella Carta del rischio del patrimonio culturale dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr) “sono circa 3.600, mentre quelli con composizione bronzea sono 60“: entrambe le tipologie sono principalmente collocate nel centro della capitale. Nonostante “la potenziale aggressività territoriale di Roma sia risultata relativamente bassa, la perdita di superficie – quantificata attraverso la realizzazione di ‘mappe di danno’ – è risultata essere compresa tra 5,2 e 5,9 micron l’anno per il marmo e 0,30 e 0,35 micron l’anno per il bronzo“. Negli ultimi decenni, “il degrado dei materiali esposti all’aperto ha subito un’accelerazione e in generale è stato registrato un incremento della velocità con cui alcuni processi, coinvolti nel degrado, evolvono nel tempo“, avvertono Iscr e Ispra. L’inquinamento atmosferico “è risultato un fattore di pressione determinante per le superfici dei monumenti esposti all’aperto – segnalano gli studiosi – l’impatto delle sostanze inquinanti emesse in atmosfera sui materiali costitutivi dei monumenti è ingente ed irreversibile a causa della mancanza di sistemi di autorigenerazione, che sono invece presenti negli esseri viventi“. Smog sul banco degli imputati quindi, ma “non esistono, al momento, valori limite specifici per gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui beni di interesse storico-artistico“, denunciano Iscr e Ispra, sola eccezione, in Italia, sono le opere d’arte esposte […]