Gli emendamenti stravolgono il piano del paesaggio toscano

 

Inizia domani il dibattito per l’approvazione del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana, che arriva in aula di consiglio accompagnato da uno strascico di polemiche, dopo la presentazione da parte del PD di un emendamento che lo stravolgerebbe e che è stato sostituito da un testo di compromesso proposto dallo stesso Presidente Enrico Rossi.

Riguardo al suddetto compromesso Rifondazione Comunista ha rivolto dure critiche con il seguente Comunicato Stampa del 3 marzo 2015.

Firenze, 3 marzo. Gli emendamenti presentati da Pd e FI, e a quanto ci pare di capire ripresi sostanzialmente nel cosiddetto Lodo Rossi, stravolgono il piano del paesaggio toscano, lo svuotano nei punti qualificanti e aprono di fatto a una liberalizzazione delle attività estrattive sulle Alpi Apuane.

Oggi più che in millenni di storia si aprono prospettive funeste per tutte le Apuane e il paesaggio toscano. 

Il nostro impegno principale sarà dunque quello provare ad azzerare gli emendamenti e con lo stesso spirito parteciperemo convintamente al presidio organizzato sabato prossimo a Firenze a difesa del piano paesaggistico e del paesaggio toscano. 

Immagine.Locandina contro emendamento PIT

Così Monica Sgherri – esponente di Rifondazione Comunista e capogruppo in Consiglio Regionale.

 Immagine.Monica Sgherri

Monica Sgherri

Il divieto – prosegue Sgherri – di nuove estrazioni al di sopra dei 1200 metri di fatto non sarà altro che un mero paravento, una foglia di fico con cui farsi belli a livello nazionale senza però intaccare gli interessi locali che stanno dietro alle attività estrattive. 

Infatti il combinato disposto che salva tutte le cave esistenti e quelle dismesse (cancellando il limite temporale -“da non oltre 20 anni“-) liberalizza di fatto l’attività estrattiva sopra i 1200 metri. 

Immagine.Alpi Apuane

E sia chiaro non è certo in nome della salvaguardia dei posti di lavoro perché le cave dismesse non occupano un lavoratore!

È una rendita di posizione inventata e offerta su un piatto d’argento ai proprietari delle cave in nome del “profitto”, e aggiungo del profitto “parassitario”. 

Una rendita di posizione che fa diventare oro una cava dismessa da decenni proprio perché è sopra i 1200 metri.

A questo inoltre si aggiungerà – per baypassare la norma che dal 2020 impone di vincolare il 50% del marmo estratto alla sua lavorazione in loco (unica norma che tutela la risorsa e il lavoro qualificato) -, la possibilità di aumentare del 30% l’attività estrattiva rispetto a quella autorizzata.

Gli emendamenti posti in essere allentano anche le prescrizioni per le cave situate nei parchi e le riserve nazionali e regionali, anche se riguardano vette e crinali.

Per concludere, un ultimo appunto sulla filosofia degli emendamenti presentati.

Non contenti della differenza tra prescrizioni e direttive, tra obiettivi generali, di qualità o specifici, si vorrebbe ridurre a niente il valore conoscitivo delle schede di ambito al fine dei raggiungimento degli obiettivi e per questo un emendamento proporrebbe un piccolo comma aggiuntivo che recita “le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territorio e urbanistica”.

Questo comma è esemplificativo della filosofia a cui si ispirano gli emendamenti presentati, potremmo dire che si tratta di una farsa ma in effetti è più propriamente una tragedia, perché si mira a ridurre e vanificare il piano del paesaggio.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas