Via dei Fori imperiali, affondo di La Regina: “Smantelliamola, ormai non si usa più”

 

Torna l’attenzione sulla opportunità o meno di smantellare via dei Fori Imperiali: a favore si pronuncia l’ex soprintendente Adriano La Regina con un articolo che è stato pubblicato con questo titolo il 9 marzo 2015 su “La Repubblica” e che VAS condivide pienamente.

 Immagine.Adriano La Regina

Adriano La Regina

«Guardi queste foto. Le ho scattate stamattina alle 10. In via dei Fori imperiali non passa una macchina, solo pedoni sui marciapiedi». 

L’ex soprintendente Adriano La Regina torna protagonista della battaglia che lo vide schierato, fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, a favore del Progetto Fori, lo smantellamento dello stradone che taglia l’area archeologica centrale. 

Oggi terrà una conferenza organizzata dall’Associazione Bianchi Bandinelli intitolata “Roma moderna. I Fori e la città” (ore 16,30, Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, piazza San Marco 49).

Immagine.Locandina del 9 marzo 2015

La proposta verrà rilanciata, insiste Vezio De Lucia, presidente della Bianchi Bandinelli, «perché siamo convinti dell’assoluta modernità del progetto e perché l’archeologia non è un ambito monumentale recintato, ma elemento vitale della città contemporanea». 

La palla poi ritornerà al ministero per i Beni culturali, che non ha ancora preso una posizione, e al Campidoglio, dove l’assessore Giovanni Caudo è favorevole al progetto, mentre il suo collega Guido Improta propone di far passare su via dei Fori il tram. 

All’incontro di oggi interverranno anche il nuovo soprintendente all’archeologia, Francesco Prosperetti, il direttore generale del Mibact, Francesco Scoppola, e lo stesso Caudo.

Che cosa dimostrano queste foto?

«Via dei Fori imperiali sembra una pista d’aeroporto.

È ormai utilizzata assai poco e la si può rimuovere senza provocare danni alla circolazione.

I danni furono evocati anche trent’anni fa, quando con Cederna, Benevolo, Insolera e con il sindaco Petroselli sostenemmo la demolizione.

Ma forse con maggiori ragioni di oggi dopo i provvedimenti che allontanano il traffico da lì».

Allora chi difendeva la strada sosteneva anche che essa possedesse una sua storicità. E questo argomento lo si ritrova nei lavori della Commissione mista Comune-ministero, della quale lei ha fatto  

«Ne ho fatto parte, ma ho votato contro la scelta di conservare la strada voluta dal fascismo.

Al tempo stesso non condivido affatto l’ipotesi di smontare la via Alessandrina, che invece ha un’impronta storica molto marcata, risalendo il suo tracciato al Rinascimento.

Inoltre, eliminando via dei Fori imperiali, via Alessandrina può comunque assicurare un collegamento fra piazza Venezia e via Cavour».

Ma per l’operazione via Alessandrina è previsto un finanziamento da parte dell’Azerbaidjan.

«Non mi sembra affatto un buon motivo.

Destiniamo quei soldi ad altri interventi di restauro, molto più utili».

E quali sarebbero i costi del recupero integrale e della riunificazione dei Fori?

«Non sono elevatissimi.

Dobbiamo anche considerare che i costi sociali sono stati già pagati con la demolizione del quartiere Alessandrino durante il fascismo e con l’allontanamento forzato di chi ci abitava.

Mentre i benefici che se ne possono trarre sono molto elevati».

Quali sono i benefici?

«È un’occasione di rinnovamento della città nel suo complesso.

Non toccare via dei Fori imperiali significa invece lasciare le cose come stanno.

È un atto conservatore.

Eliminarla e riavviare una intensa campagna di scavo produce un nuovo paesaggio urbano.

Può apparire paradossale, ma è così. Non si torna all’assetto antico dei Fori, che non esiste più.

Ma, attraverso un lavoro d’interpretazione e di selezione, di che cosa salvaguardare e che cosa no, si realizza una diversa sistemazione dell’area archeologica, che comprende anche un assetto del verde.

È un prodotto creativo, culturalmente attrezzato.

Il centro storico di Roma è protetto e questo è l’unico intervento possibile in esso».

Lei pensa a una grande opera di valorizzazione di un bene culturale? 

«Sì, ma non solo. Intanto quando si parla di valorizzazione non bisogna pensare solo ai riflessi economici.

Il punto vero è che l’area archeologica diventerà il centro reale della città.

Sarà un luogo di attraversamento come lo sono piazza Navona e piazza Farnese.

Sarà uno spazio restituito alla vita quotidiana.

Roma conserva un patrimonio non conosciuto, latente: ed è indispensabile recuperarlo per ragioni di carattere storico-culturale, e poi per un migliore assetto non solo del centro storico, ma della città intera».

 

 

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