Potrebbe essere una buona notizia quella dei consigli comunali di Terni e Narni riuniti il 9 Marzo per il riconoscimento della conca ternana come area di crisi complessa.
Sarebbe un riconoscimento che potrebbe rappresentare un’occasione da non perdere se si vuole dare un nuovo volto alla città di Terni, avviandola verso un percorso virtuoso, volto a creare un modello, urbano, dove ambiente, economia, salute, qualità della vita si coniugano in una sinergia che ha come fine il bene pubblico; proprio per questo l’assenza delle associazioni ambientaliste, su di un tema così importante, che coinvolge tematiche strettamente legate all’ambiente, la dice lunga sull’idea di partecipazione democratica che la Giunta comunale e sul rispetto della legge secondo la quale ”cittadini devono essere ammessi a partecipare ai processi decisionali …in materia ambientale” ( trattato di Aarhus- Legge n.108/2001).
Bisognerebbe prima di tutto avere in mente un progetto di città che sia lungimirante, che non tenga solo conto dell’immediato,rattoppando qua e là quello che c’è da rattoppare, ma guardando al futuro, alle nuove generazioni, che già stanno vivendo una realtà post-industriale, dove insieme alle macerie delle vecchie fabbriche dismesse si assiste alla desolazione dei territori deturpati dal cemento, delle grandi opere incompiute, dei campi inquinati, e soprattutto dei diritti negati.
Il lavoro ha perso la sua dignità e chi lavora piega la testa davanti alla prepotenza del potere economico-politico vivendo nella paura di perdere le poche molliche che gli sono rimaste in mano.
Sentite le parole di alcuni membri della giunta, si ha la percezione di vivere cinquant’anni fa, ”vocazione industriale e salvaguardia dell’ambiente”, ”ricreare condizioni per fare impresa”, ”smart city……creazione di un vero e proprio distretto industriale innovativo….una nuova stagione di sviluppo”, e così via.
Parole vecchie e stantìe, ripetitive ed inconsistenti, che rappresentano il ‘nulla’ che sta ingoiando la nostra città.
Il modello socio-economico deve cambiare; la sostenibilità di cui tanto si parla non può conciliarsi con il recupero delle vecchie attività industriali, fortemente inquinanti, insicure, distruttrici del territorio e soprattutto malsane.
È necessario cambiare il concetto di industria, l’industria deve essere a dimensione d’uomo, non deve rappresentare gli interessi delle multinazionali, ma deve essere fonte e prodotto dell’economia locale, quindi interagire con l’artigianato, creare delle filiere virtuose come quella della canapa, progettata dal M5S, o riconvertire i vecchi siti in aree di produzione pulita.
I progetti di sviluppo devono essere governati dal basso attraverso una rete sociale e solidale tra i cittadini, in cui l’economia nasce in loco per poi estendersi a livelli di scambio regionale, nazionale e internazionale.
IL CIRCOLO V.A.S. (VERDI AMBIENTE E SOCIETÀ) DI TERNI