Archivi Giornalieri: 14 Aprile 2015
L’articolo di Sandro Roggio, pubblicato il 10 aprile 2015 su “La Nuova Sardegna”, consiste in una intervista ad Anna Marson, Assessore all’urbanistica della Regione Toscana. Il piano paesaggistico della Toscana è stato approvato. Dopo uno scontro che rispecchia le contrastanti opinioni nel PD su questi temi. In una temperie sfavorevole alla custodia di valori screditati dalla crisi, e da provvedimenti come “SbloccaItalia”. Anna Marson è l’assessore all’urbanistica che si messa in mezzo, per impedire il tiro a segno di emendamenti allo strumento frutto di un lavoro accurato. Con l’obiettivo di non disperdere la ricchezza di una regione speciale, azionista essenziale dell’iconografia italiana celebrata nel Mondo. Il paesaggio conta. E a proposito di ricchezza è normale chiedersi se senza l’armonia che distingue le campagne tra Firenze e Siena ci sarebbero ad esempio quei vini preziosi. Ci sono analogie con la Sardegna. Anche contro il piano paesaggistico voluto dal governo Soru ci sono state e ci sono ostilità. In fondo pesa il disorientamento nel dibattito a sinistra. In effetti, in entrambi i casi si è configurato contro il piano un blocco bipartisan. In Sardegna ciò ha provocato addirittura la caduta di Soru. In Toscana sia l’ampia mobilitazione a livello sociale e culturale che l’intervento del Mibact, hanno consentito un recupero in extremis. L’argomento pretestuosamente usato in entrambi i casi è stato quello della contrapposizione tra tutela e sviluppo, mentre anche il caso sardo – raccontato di recente nel bel libro a cura di Edoardo Salzano, «Lezioni di piano» – evidenzia con chiarezza come ciò che si intendeva perseguire bloccando l’ulteriore edificazione della costa fosse un diverso modello di sviluppo, capace di mettere in valore lo straordinario patrimonio insediativo esistente nelle aree interne. È possibile spiegare in sintesi perché il piano della Toscana può servire a consolidare la ricchezza di una regione già […]
L’articolo di Maria Paola Morittu di Italia Nostra, è stato pubblicato con questo titolo l’11 aprile 2015 sul sito “Eddyburg” con la seguente postilla: “Se la Toscana sorride, grazie a Marson, Rossi e Franceschini, la Sardegna piange. Il primo piano paesaggistico del Codice dei beni culturali e del paesaggio è distrutto dal nuovo “piano casa”, peggiore di quello berlusconiano di Cappellacci”. VAS ne condivide totalmente i contenuti Maria Paola Morittu C’era una volta un economista molto attento ai temi ambientali. E c’erano anche – queste per la verità ci sono ancora – persone molto distratte. Per l’esperto, dunque, non era facile far comprendere – neppure ai propri studenti – l’importanza, soprattutto economica, dell’uso conservativo delle risorse naturali. Il professore, però, non si arrendeva e continuava a ripetere che “i grandi investimenti immobiliari lungo numerosi tratti delle coste sarde sono interventi irreversibili e consumano in modo definitivo e particolarmente alto la natura nella quale si situano”. Per il bene comune era troppo importante che tutti capissero come “ogni investimento effettuato per aumentare il grado di sfruttamento turistico della risorsa (strutture ricettive, per esempio) ne determini un ‘consumo’ irreversibile, e di conseguenza la qualità ambientale, l’attrattività del suo scenario naturale diminuisca”. In principio l’economista provò con la metafora del pastore: un esempio utile per tutta la popolazione visto che le pecore in Sardegna sono di casa da molto più tempo dei turisti. Richiamando la nota analisi di Hardin, identificò la proprietà comune di una risorsa naturale con un pascolo a disposizione delle greggi di tutti i pastori, ognuno con gli stessi diritti. È ovvio, ha spiegato l’economista, che tale situazione risulta sostenibile solo se le pecore consumano una quantità di erba pari al suo livello di crescita: in questo modo, non si impoverisce il pascolo e non si intacca il foraggio per il futuro. Se le greggi […]