Porta Nuova Città Condivisa

 

Articolo di Maurizio De Caro (architetto e teorico dell’architettura, docente di Estetica e Landscaping design), pubblicato il 15 aprile 2015 sul “Corriere della Sera”.

 Immagine.Maurizio De Caro.00

Maurizio De Caro

Forse ci siamo. 

Dopo il completamento e l’inaugurazione primaverile (e dunque di buon auspicio) del parco opera d’arte nel vasto recinto del quartiere Isola, forse abbiamo trovato un’idea alternativa, contemporanea, alla città moderna del boom e post-boom. 

Wheatfield, il campo di grano di 50 mila metri quadrati tra i grattacieli di Porta Nuova, un’opera d’arte ambientale dell’americana Agnes Denes, praticabile all’interno lungo un sentiero sterrato in attesa della mietitura, prevista per metà di luglio, è l’ultimo tassello di un percorso intrapreso da tempo, che oggi ci appare in tutta la sua veemenza estetica. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=12970 e http://www.vasonlus.it/?p=12721) (vedi http://www.vasroma.it/quel-campo-patacca-non-e-il-vero-grano/ e http://www.vasroma.it/che-ne-sai-tu-di-un-campo-di-grano/)

Immagine.campo di grano in città

Ci siamo perché la complessità dell’impianto urbano e la ricchezza del paesaggio architettonico fanno da contraltare a un grande spazio naturale che unisce gli episodi fisici di questa imponente realizzazione immobiliare.

Il vecchio quartiere Garibaldi-Isola, un tempo rifugio della mala romantica, si è trasformato, finalmente, ha chiuso i conti con gli infiniti rinvii, con le proposte velleitarie inutilmente avanzate in oltre mezzo secolo: ora è realtà viva, pulsante, aggregante.

Via per sempre il ricordo di luna-park arrugginiti e Circhi Americani e largo a grattacieli ambientali, skyline newyorkesi che fanno da corona a memorie della socialità riformista milanese, con tanto di operazione nostalgia, con tanto di mercatini, abilità artigianali e centro socio-culturale. Ma la sorpresa è che le differenze reggono bene, dialogano, si compenetrano.

Berlino, Amsterdam o Marsiglia, ma anche tanta creatività tutta italiana.

Sarà la nascita di un «luogo» nuovo?

Questo lo sapremo più avanti ma è probabile che tra molte socialità dialettiche, senza pregiudizi (movide notturne, locali alla moda e campi da coltivare a grano), la città finalmente cominci a manifestarsi come fenomeno contemporaneo alla ricerca di una nuova identità originale.

Ora non serve cercare paternità multiple, il risultato è molto più importante della somma delle parti.

Una specie di percezione sociale condivisa.

Più che un modello apparentemente confuso, può essere definito contraddittorio nel significato più ampio e ricco che possiamo dare al termine.

Alla fine un’idea di città la stiamo costruendo e uso volutamente il «noi» perché la città è fatta anche dal godimento della bellezza che può regalare ai suoi consapevoli abitatori, e ogni individuo può partecipare alla crescita e alla salvaguardia di un modello evoluto di comunità.

 

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