Bagnore 4, gli ambientalisti ricorreranno alla Corte di giustizia europea

 

Il seguente articolo, pubblicato con questo titolo il 27 maggio 2015 sulla edizione di Grosseto de “Il Tirreno”, è dedicato alla reazione che c’è stata alla sentenza del Consiglio di Stato (vedi http://www.vasonlus.it/?p=15147&preview=true&preview_id=15147&preview_nonce=76a3282438).

SANTA FIORA. “Che il Consiglio di Stato non voglia entrare nel merito significa nascondersi dietro un dito. Questo tipo di giustizia è palesemente contraria ai diritti dei cittadini e per questo faremo ricorso alla Corte di giustizia europea”. 

Per Roberto Barocci, portavoce del Forum Ambientalista e tra i promotori, con Wwf Italia e Italia Nostra, del ricorso contro la Via per Bagnore 4, la battaglia contro la centrale geotermica amiatina non è finita.

 Immagine.Roberto Barocci

Roberto Barocci

La sentenza del Consiglio di Stato respinge il ricorso – spiega Barocci – perché dice che questo è stato fatto solo contro la Valutazione di impatto ambientale e non sulla Autorizzazione unica all’esercizio dell’impianto, che è posteriore. Il punto è che l’Autorizzazione unica dipende dalla Via; la Via è cioè il presupposto per autorizzare la centrale perché la legge dice che in caso di impianti pericolosi l’autorizzazione deve essere preceduta dalla Via.

È ovvio che uno che fa ricorso contro la Via include anche gli atti posteriori.

Tant’è che nel nostro ricorso lo abbiamo specificato. La cosa grave è che i giudici non siano entrati nel merito delle illegittimità da noi segnalate”. 

Tra queste, l’assenza della definizione del bilancio idrico, l’istruttoria, considerata carente, sul possibile collegamento tra la falda acquifera e quella sottostante del bacino geotermico, l’istruttoria sulla valutazione di impatto del progetto sulla salute dei cittadini, anch’essa considerata carente, perplessa e contraddittoria dagli ambientalisti. 

In tutto sono dodici i punti contestati. 

Viene da pensare che i tribunali italiani non abbiano voglia di lavorare e perciò trovano dei cavilli – dice Roberto Barocci – e per questo ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea.

Il problema è che se poi l’Italia viene sanzionata, a pagarne le spese sono tutti i cittadini”.

 

 

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