Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’editoriale che Giorgio Nebbia ha scritto per la giornata dell’ambiente 2015 e di cui VAS condivide totalmente i contenuti. Giorgio Nebbia 43 anni: sono passate due generazioni da quel 1972, quando un lungo applauso dei partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’”Ambiente umano”, a Stoccolma, approvava la decisione che il giorno di apertura della conferenza, il 5 giugno, fosse proclamato, ogni anno, “Giornata dell’ambiente”. La conferenza si chiuse con molte dichiarazioni di buone intenzioni: di inquinare di meno; di sprecare meno le risorse naturali; di difendere i boschi e le foreste; di limitare l’uso dei pesticidi; di interrompere la corsa agli armamenti nucleari (c’erano già state mille esplosioni sperimentali nell’atmosfera, con ricaduta sulla terra di sostanze radioattive). La popolazione mondiale era allora di 3800 milioni di persone e oggi ha superato i settemila milioni; nel 1972 il mondo usava una quantità di energia equivalente a quella di 5.000 milioni di tonnellate di petrolio; oggi si consuma energia equivalente a quella di 13.000 milioni di tonnellate di petrolio; nel 1972 non esistevano computer domestici o telefoni cellulari: si può dire che siamo più felici e più sani ? Se ci occupiamo della felicità degli abitanti dei paesi industrializzati (un paio di miliardi di persone) e se la felicità si misura sul possesso di cose materiali e di merci, se la salute si misura sulla base della prestanza fisica, la risposta è “si”. Il discorso cambia se si contabilizzano i disturbi e le malattie dovuti all’inquinamento delle acque e dell’aria, agli incidenti nei posti di lavoro e sulle strade, all’insicurezza, alla crescita del numero dei poveri e dei disoccupati, al crescente divario fra ricchi e poveri. Il discorso cambia poi se guardiamo a quegli “altri” abitanti della nostra stessa Terra (un altro paio di miliardi di […]