Archivi Giornalieri: 28 Giugno 2015
Approfondita valutazione dell’enciclica di Papa Francesco fatta da Paolo Cacciari ed inviata a Comune.info e ad Eddyburg che l’ha pubblicata il 23 giugno 2015. Paolo Cacciari Dopo mezzo secolo dalla Primavera silenziosa della Carson (1964), dai Limiti della crescita del Club di Roma (1968), dalle teorie sulla dinamica dei sistemi complessi di Bateson, di Capra e di Commoner, per non ricordare gli scafali ricolmi di studi delle agenzie scientifiche internazionali sul collasso dei principali cicli bio-geo-chimici del pianeta, le scienze ecologiche varcano i sacri sogli della Chiesa romana. L’enciclica di Bergoglio è innanzitutto un omaggio – esplicito in molti passaggi – alle scienze naturali e ai movimenti sociali che le hanno sorrette. La parte centrale è un meticoloso compendio di tutte le battaglie ecologiste in corso: “Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza” (§ 13, § 166). Il popolo ambientalista, quindi, non può che rallegrarsi ed entusiasmarsi nel constatare che un papa si preoccupa dei “corridoi ecologici”, del traffico automobilistico privato nelle città, della rotazione delle colture … solo per ricordare alcuni degli esempi tra i tanti trattati nell’enciclica Laudato sì. Irrisi come catastrofisti retrogradi, romantiche anime belle e via dicendo, è venuto il momento della rivincita per tutte quelle persone, quei comitati, quelle associazioni che hanno fatto della difesa della qualità dell’ambiente naturale e della salute la ragione principale del loro impegno civile. Il “saccheggio della natura” (§ 192) ha inghiottito l’umanità in una “spirale di autodistruzione” (§ 163). “Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia” (§ 161). “L’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia” (§ 165). “Mai abbiamo maltrattato e offeso la […]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il saggio sull’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco che ci ha inviato Ermete Ferraro, membro del Consiglio Nazionale di VAS e nuovo Presidente della Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità: è stato da lui dedicato ad Antonio d’Acunto che aveva a lungo auspicato questo pronunciamento della Chiesa in materia ambientale. Ermete Ferraro 0 . Premessa Venti mesi fa pubblicai sul mio blog “Un’ecologia cristiana per un’agape cosmica”. [i] Già allora, infatti, si parlava dell’intenzione espressa da Papa Francesco, determinato a scrivere un’enciclica sulle questioni ecologiche che, ovviamente, suscitava grandi aspettative in uno come me che, radicato nei valori cristiani e nonviolenti, da oltre trent’anni é impegnato in campo ambientalista ed eco-pacifista. Lo stimolo a scrivere quell’articolo mi venne soprattutto leggendo – sul sito nazionale di V.A.S. [2] – un interessante scritto del mio amico e maestro Antonio d’Acunto. La sua fiduciosa attesa per quella lettera papale, espressa da un laico intimamente ‘francescano’ come lui, insieme ad alcune riserve manifestate sull’impostazione tradizionale della Chiesa cattolica in materia, mi indussero allora ad unirmi alla sua speranza e, al tempo stesso, a rispondere anche alle sue perplessità. Oggi che, finalmente, ho il piacere di avere tra le mani ed apprezzare il testo della splendida enciclica “Laudato sì”[3] purtroppo non posso condividere la mia soddisfazione con questo grande amico, che ci ha lasciati alcuni mesi fa. Ma poiché sono certo che egli può connettersi con coloro che gli hanno voluto bene e cercano di proseguire sulla strada da lui segnata, mi rivolgerò direttamente ad Antonio, confrontandomi con lui su quanto e come questa lettera di Papa Francesco abbia risposto alle sue aspettative, ma anche ai suoi dubbi. 1. “Comunità Umana” : contrapposta o estranea alla “Natura”? Caro Antonio, il primo elemento di criticità da te […]
(Dal sito del Corpo Forestale dello Stato http://www.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11218) Custodire coltivando e coltivare custodendo. Il Corpo forestale dello Stato in prima linea per la difesa e la custodia della Casa Comune “I valori universali della Natura e della biodiversità devono trovare una necessaria conciliazione con lo sviluppo, ed ognuno deve fare la sua parte per contribuire alla difesa dell’ambiente, siano essi cittadini che associazioni, istituzioni e mondo della produzione. Degrado ambientale e sociale sono legati inscindibilmente e la cura dell’uno è condizione fondamentale per superare le problematiche legate alla povertà“. Così ha dichiarato il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, presente all’evento, testimoniando l’impegno del Corpo che ha come sua missione proprio la cura e la difesa del territorio italiano. “Gli Stati dovrebbero favorire la creazione di strumenti legislativi ed operativi idonei ad assicurare una concreta difesa del territorio e delle risorse naturali anche attraverso la creazione e il rafforzamento di organismi di controllo e sicurezza ambientale“, prosegue il Capo del Corpo – “La Forestale si pone a disposizione per garantire la tutela della Biodiversità, impedire ogni forma di sfruttamento dannoso e criminale del territorio, specie contro le agro-mafie ed eco-mafie, consapevole del valore del Creato bene comune da conservare per le generazioni future“.