Roma e le Olimpiadi 2024, qualche dubbio su cui riflettere

 

Ieri c’è stato il sì del Coni alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2014 (http://www.vasonlus.it/?p=16473#more-16473).

L’articolo che segue di Ernesto Galli Della Loggia, pubblicato con questo titolo il 30 giugno 2015 sul “Corriere della Sera”, ha anticipato quello di Luca di Montezemolo (http://www.vasonlus.it/?p=16455#more-16455) ed invita a riflettere soprattutto sui costi più che sulle opportunità, avvicinandosi alla posizione di VAS che è nettamente contraria a questa candidatura.

 Ernesto Galli della Loggia

Ernesto Galli Della Loggia

Forse è vero, come dice Luca di Montezemolo, presidente del comitato promotore, che per Roma essere scelta come sede dell’Olimpiade del 2024 sarebbe «l’occasione per ripartire», addirittura «una magnifica opportunità di purificazione». 

E forse è pure vero, come ha affermato il presidente del Coni Giovanni Malagò, che i Giochi a Roma, pur essendo concepiti in una prospettiva low cost, significheranno la bellezza di 170 mila posti di lavoro. 

Forse è tutto vero, per carità, e quindi, a proposito della candidatura olimpica di Roma, ogni entusiasmo, ogni speranza, ogni promessa, poggiano su solidissime fondamenta. 

È anche vero però che nei Paesi seri, quando si tratta di prendere qualche decisione importante come questa, si assiste di solito a una discussione approfondita, a un contraddittorio, e che il contraddittorio è per sua natura fatto di obiezioni. 

Ecco allora alcune obiezioni alla candidatura olimpica di Roma, basate su notizie di stampa nonché su un ottimo studio di un economista americano specializzato in economia dello sport, Andrew Zimbalist, (Circus Maximus, The Economic Gamble Behind Hosting The Olympics and the World Cup, Brookings Institution Press). 

Il primo dubbio riguarda le previsioni circa i costi dei Giochi, sempre smentite dai risultati. Per l’ultima Olimpiade di Londra, ad esempio, i costi erano stati inizialmente stimati in circa 5 miliardi di sterline. 

Ebbene, secondo il quotidiano inglese Guardian, questi 5 miliardi sono poi diventati 12 (alcune stime parlano addirittura di 20). 

Chi può garantire che non avverrebbe lo stesso per Roma 2024? 

Quanto ai benefici, si era detto che i posti di lavoro creati a Londra sarebbero stati all’incirca 70 mila. 

A quel che pare, invece, finora ne sono stati creati appena 10 mila, e molti di questi, essendo precari, non esistono già più.

Per ciò che poi riguarda gli incassi generati dalle Olimpiadi, quella di Londra ha dato un gettito totale (diritti tv, vendita biglietti, sponsor e concessioni del marchio) di 5,2 miliardi di dollari. 

Una somma senz’altro ragguardevole.  

Peccato che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, abbia incamerato per sé più del 70 per cento dei diritti televisivi, che, come è facile capire, della suddetta somma costituiscono la percentuale maggiore. 

Con il tempo, infatti, il Cio è diventato un’organizzazione sempre più assetata di soldi: basti pensare che negli Anni 60-70 si accontentava del 4-5% dei diritti di cui sopra, meno di un decimo di quanto invece pretende e ottiene oggi.  

Un altro vantaggio sempre sbandierato dai promotori per sostenere il valore economico che l’Olimpiade rappresenterebbe è quello rappresentato dall’afflusso turistico. 

Ma anche qui – ed è un punto capitale – i dati li smentiscono. 

Il numero dei turisti attratti nel periodo dei Giochi dalle due ultime Olimpiadi di Pechino e di Londra – dicono le statistiche – è stato, infatti, inferiore al numero di quelli che visitarono le due città nel medesimo periodo degli anni precedenti. 

Ultimo grande miraggio fatto brillare agli occhi del pubblico è quello delle infrastrutture, sportive e non, che i Giochi lascerebbero alle città che li ospitano. 

Proprio a tale proposito, tuttavia, Zimbalist fornisce un elenco impressionante delle suddette strutture che in varie parti del mondo (Atene è il caso limite), passata la festa, sono oggi in abbandono, cadono in rovina, ovvero hanno richiesto centinaia di migliaia di euro per la manutenzione o per essere efficacemente riutilizzate. 

Di questi esiti rovinosi, del resto, il nostro Paese, a suo tempo organizzatore del catastrofico Italia ‘90, così come pure Luca di Montezemolo che vi ebbe qualche parte, dovrebbero saperne qualcosa. 

Quelli che ho fin qui elencato sono dati ricavati da fonti autorevoli e indipendenti. 

Ai quali non sarebbe male, mi sembra, che i promotori dei Giochi, a cominciare dal presidente del Coni, rispondessero in modo circostanziato: sono dati falsi? 

E quali sono, invece, allora, i dati veri delle passate Olimpiadi? 

Messi a punto e confermati da chi, soprattutto? 

Decisioni importanti come quella dell’Olimpiade non possono essere prese in base a considerazioni generiche, con discorsi alati o con promesse fondate sulle buone intenzioni. 

Di queste ultime nessuno dubita, naturalmente, ma qui non si tratta di promesse e di intenzioni. 

Si tratta di soldi: soldi nostri, fino a prova contraria. 

 

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