Scandalo della fame, il summit di Addis Abeba occasione persa

 

L’articolo pubblicato con questo titolo il 16 luglio 2015 sul sito “Greenreport” riporta la valutazione di Oxfam della Terza Conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo, che si è svolta ad nella capitale etiope Addis Abeba. 

Oxfam è una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da  17 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia.

Secondo Oxfam, le due principali questioni rimaste in sospeso nel corso della Terza Conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo, che si è chiusa nella capitale etiope Addis Abeba, sono «un approccio allo sviluppo in cui la tutela degli interessi della finanza privata ha un peso eccessivo, e la mancanza di standard fiscali internazionali in grado di limitare l’elusione fiscale, che sottrae risorse primarie per la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo». 

Ma l’Ong dice che, nonostante questo «durante il summit è emersa la chiara volontà di molti Paesi di giungere ad una vera riforma del sistema fiscale globale, che guardi a un’effettiva cooperazione in materia: una richiesta di giustizia ed equità che non può rimanere a lungo inascoltata». 

La direttrice generale di Oxfam International, Winnie Byanyima, ha sottolineato che «ancora oggi nel mondo una persona su sette vive in condizioni di estrema povertà:  il summit  di Addis Abeba poteva essere l’occasione giusta  per  porre fine una volta per tutte a questo scandalo Nel corso del vertice però molti obiettivi cruciali sono scomparsi dall’agenda dei lavori: il finanziamento dei progetti di sviluppo è stato semplicemente consegnato al settore privato, senza le adeguate garanzie che tali finanziamenti siano finalizzati alla riduzione della povertà e alla promozione di uno sviluppo sostenibile. 

Da parte dei Paesi in via di sviluppo è emersa chiaramente la volontà di lavorare insieme per la costituzione di un comitato intergovernativo per la cooperazione sulle questioni fiscali, in grado di dar loro la stessa voce dei paesi ricchi; ma nonostante questo si è usciti dal summit con la sensazione di aver raggiunto un debole compromesso che non avrà effetti reali sulla lotta all’elusione fiscale che continua a sottrarre risorse fondamentali alle persone più povere del mondo». 

I governi dei Paesi in via di sviluppo avevano avanzato pressanti richieste per l’istituzione di un organo intergovernativo per riformare l’attuale sistema di tassazione globale, sotto controllo Onu, con legittimità rappresentativa, reale potere decisionale e giuste competenze.  

Durante i negoziati i Paesi in via di sviluppo avevano atto fronte comune per garantire un accordo, ma alla fine le modifiche hanno riguardato solo un piccolo potenziamento dell’esistente Comitato di Esperti dell’Onu 

«Non c’è stato nessun cambiamento significativo nell’assetto e nella distribuzione delle risorse – dice Oxfam – un dato che, più di ogni altro, segnala il perdurante dominio dell’Ocse sull’agenda della tassazione globale.

La questione non può essere abbandonata: i governi devono coraggiosamente portare la riforma della tassazione internazionale a un altro livello». 

La Byanyima aggiunge che «le regole fiscali più giuste ed eque sono di fondamentale importanza per la lotta alla povertà e alla disuguaglianza su scala globale. 

I cittadini devono poter contare principalmente sui propri governi per ricevere i servizi essenziali di cui hanno bisogno.

È ingiusto e illogico chiedere ai paesi in via di sviluppo di raccogliere internamente maggiori risorse, senza prima esser intervenuti per una vera riforma dell’attuale sistema fiscale globale, che per primo impedisce loro di farlo.

Le diverse proposte del summit non potranno eliminare la necessità di alcuni cambiamenti cruciali del sistema finanziario internazionale: i governi e le istituzioni internazionali non possono più permettersi di alimentare false speranze». 

Oxfam fa il punto su altre tre questioni cruciali per eliminare lo scandalo della fame nel mondo: 

Aiuto pubblico allo sviluppo. Il rinnovato impegno a stanziare almeno lo 0,7% del PIL in aiuto allo sviluppo era di fondamentale importanza per dimostrare solidarietà e senso di giustizia verso le comunità e i paesi più poveri del Mondo. 

Sfortunatamente, a causa dei tempi stretti che non hanno consentito una trattazione sistematica dei punti dell’agenda, non sono stati formalizzati quegli impegni necessari per consentire un ambizioso e ampio programma di sviluppo.  

Con così scarse risorse pubbliche, sarebbe già di vitale importanza garantire che ogni singolo dollaro sia effettivamente speso per lo scopo per cui è stato stanziato. 

Finanziamenti privati. Il documento sulle conclusioni mette i finanziamenti privati in una posizione centrale nel piano di stanziamenti per lo sviluppo, incoraggiando in particolare il ricorso a partnership fra pubblico e privato e strumenti misti di finanziamento. 

Tuttavia, scarse sono le garanzie che gli stanziamenti privati siano effettivamente utilizzati per favorire uno sviluppo sostenibile, garantire la tutela dei diritti umani e una maggiore responsabilità sociale e ambientale, assicurando, in via prioritaria, la tutela dell’interesse pubblico. 

Cambiamento climatico. Sebbene numerosi Paesi in via di sviluppo abbiano sottolineato l’impatto devastante che il cambiamento climatico sta avendo oggi sulle loro popolazioni, il summit ha affrontato solo superficialmente la questione dei costi che saranno costretti a sostenere i paesi che meno sono responsabili del problema.  

È inaccettabile che una quota crescente di aiuti sia utilizzata per la tutela dell’ambiente (il 13% nel 2013), mentre i budget complessivi sono a malapena aumentati. Gli stanziamenti per il clima saranno centrali nelle politiche in vista del summit di Parigi.  

Per far fronte al cambiamento climatico è necessario che non si sottraggano risorse per l’aiuto allo sviluppo, ma che nuove risorse di finanza pubblica vengano messe a disposizione nei budget dei governi. 

L’Unione Europea dovrebbe dare inizio al processo, garantendo che la tassa sulle transazioni finanziarie, che sta per essere introdotta in 11 Paesi, e il ricavato del mercato europeo del carbone, siano utilizzati per il Fondo Verde per il Clima. 

Oxfam traccia un quadro di luci e ombre sull’impegno dell’Italia al summit di Addis Abeba: «Positive, le dichiarazioni del premier Renzi che durante il summit ha rilanciato sul ruolo della cooperazione italiana e si è impegnato ad un aumento di risorse che permettano all’Italia di diventare quarto donatore tra i Paesi del G7 nel 2017, l’anno a Presidenza italiana del vertice». 

Renzi ad Addis Abeba.

Francesco Petrelli,  responsabile relazioni istituzionali di Oxfam Italia,  evidenzia che «stando agli ultimi dati Ocse questo vorrebbe dire, passare in due anni dall’attuale 0,16% allo 0,25% in una proiezione che mantenga invariate le risorse messe in campo dagli altri sei Paesi.  – Un grande impegno  che monitoreremo attentamente a partire dalla prossima Legge di Stabilità. 

Accogliamo positivamente, nelle parole del Premier Renzi, i riferimenti all’Africa, come una priorità nell’impegno per la cooperazione e la lotta alla povertà; e al fenomeno migratorio, tema epocale sul quale sarà necessario concentrare gli sforzi per rimuoverne le cause oltre l’emergenza.

Nelle parole di Renzi sono però mancati impegni altrettanto cruciali. 

Ancora una volta non viene infatti colta l’opportunità di ricorrere ad una misura innovativa di finanziamento che impegni l’Italia a destinare allo sviluppo parte del gettito della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie, attualmente in via di definizione. 

Il Premier lascia inoltre inevasa la richiesta di posizionamento pubblico sulla proposta, dibattutissima ad Addis, di istituire un organismo intergovernativo che abbia mandato e risorse per ridefinire il sistema di tassazione delle imprese multinazionali.

Tra le cause strutturali della povertà, a cui il Premier fa riferimento, non va infatti sottovalutata la dimensione dell’abuso fiscale dei grandi soggetti corporate internazionali, che rappresentano un serio ostacolo alla mobilitazione delle risorse interne nei paesi in via di sviluppo». 

Byanyima conclude: «Il summit di Addis Abeba è soltanto il primo dei tre importanti incontri internazionali che si terranno nel 2015

Il summit sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite a settembre e il successivo vertice sul cambiamento climatico, che si terrà a dicembre a Parigi (COP 21), saranno due occasioni importanti per i governi per impegnarsi negli aiuti allo sviluppo e in una più equa distribuzione delle risorse per le persone più povere del Mondo.  

È necessario che tutti continuino questa battaglia contro un sistema iniquo che favorisce gli interessi di pochi.

I governi devono ascoltarci: nel 2015 possiamo ancora arrivare a quel cambiamento di cui tutti noi abbiamo bisogno per un futuro più equo e giusto».

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