(ANSA del 3 agosto 2015, ore 11:23) – Barack Obama intensifica la sua battaglia a favore dell’ambiente e sfida il mondo a seguirlo in vista del vertice delle Nazioni Unite sull’ambiente in programma a dicembre Parigi: nelle prossime ore renderà noto un nuovo e ambizioso piano per tagliare le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. “Il più grande e importante passo mai intrapreso per combattere i cambiamenti climatici“, come lo ha definito lui stesso in un video diffuso dalla pagina Facebook della Casa Bianca. La firma ufficiale è prevista oggi, ma intanto alcune anticipazioni sono filtrate. Secondo quanto riferisce il New York Times, il piano – versione finale del ‘Clean Power Plan’ dell’anno scorso – prevede in particolare un taglio delle emissioni dai livelli del 2005 entro il 2030. Si tratta di una misura che assieme alle altre previste nel piano potrebbe portare, secondo le valutazioni, alla chiusura di centinaia di centrali elettriche a carbone, e allo stesso tempo creare un’impennata della produzione di energia ‘pulita’, attraverso fonti rinnovabili come impianti eolici o solari. “Il clima – sottolinea Obama – sta cambiando in un modo che colpisce la nostra economia, la nostra sicurezza e la nostra salute. E questa non è un’opinione, è un fatto“. Il piano assegna ad ogni stato Usa un obiettivo da raggiungere, ma lascia loro mano libera per decidere come. Allo stesso tempo, schiaccia però sull’acceleratore, chiedendo agli Stati di presentare i loro piani preliminari entro il 2016 e quelli finali entro il 2018. “I cambiamenti climatici non sono un problema per la prossima generazione. Non più“, afferma ancora nel video il presidente, che della protezione dell’ambiente ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, con l’intenzione di ottenere risultati significativi che rimangano tra i ‘sigilli’ più qualificanti della sua presidenza. In questo quadro lo […]
Archivi Giornalieri: 3 Agosto 2015
L’articolo di Claudio Del Frate, pubblicato con questo titolo il 29 luglio 2015 sul “Corriere della Sera”, dà notizia della importante Sentenza del Consiglio di Stato n. 3652 del 23 luglio 2015. Trentanove chilometri di cavi ad alta tensione srotolati lungo la pianura friulana; tralicci alti 61 metri che punteggiano il paesaggio rurale; un investimento da 100 milioni di euro completato al 70% che ora viene messo in discussione da una sentenza del Consiglio di Stato. I giudici amministrativi hanno infatti bloccato la costruzione dell’elettrodotto di Terna tra Udine e Redipuglia ritenendolo in violazione di una serie di norme paesaggistiche. Cantano vittoria una serie di sindaci della Bassa friulana perché in primo grado il Tar aveva dato loro torto e l’opera aveva marciato spedita tanto da essere ormai prossima all’entrata in esercizio. Ma la sentenza del Consiglio di Stato allunga la “striscia” dei casi in cui diritto e impresa non seguono cammini paralleli. Ilva, Fincantieri, Tirreno Power sono gli esempi più eclatanti; la stessa Terna da mesi ha una linea tra Calabria e Sicilia bloccata dalla magistratura perché un palo (uno solo) impatta troppo con il paesaggio. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=13325) Torri nella campagna pasoliniana La sentenza del Consiglio di Stato, depositata il 24 luglio scorso, fa riferimento a un «vizio di forma» contenuto nella valutazione di impatto ambientale dell’opera ma evidentemente non è la correttezza dell’iter burocratico a preoccupare i comuni friulani (Basiliano, Lestizza, Mortegliano, Pavia di Udine, Palmanova, Trivignano Udinese e San Vito al Torre) che hanno firmato i ricorsi. La vicinanza dei cavi dell’alta tensione in alcuni tratti alle case e il profondo cambiamento che ne avrebbe subito la campagna pasoliniana del Friuli erano in cima ai loro pensieri. Come spesso accade in questi casi il conflitto viene da lontano: Terna aveva avviato l’elettrodotto nel 2003 e solo dieci […]