L’articolo di Paola Somma, pubblicato con questo titolo il 9 agosto 2015 su “Eddyburg”, pone l’accento sul disegno di realizzare grattacieli nell’area veneziana. È appena stato pubblicato il progetto di un “grattacielo del lusso”, che un gruppo di investitori immobiliari intende costruire a Marghera. Non si tratta di un’idea isolata, ma di un tassello del disegno del territorio che sta prendendo forma nell’area veneziana, grazie alla comunità di intenti e alla sinergia operativa fra speculatori privati e pubbliche istituzioni. Nel 2010, quando venne presentata alla Biennale di architettura, l’immagine di una corona di grattacieli attorno a Venezia, con vista sul campanile di San Marco, fu considerata poco più di una bizzarria, il prodotto di cattive scuole, dove manuali e libri di testo sembrano essere stati sostituiti dalle istruzioni di Sims City e dalle trame di True Detectives (nella serie televisiva, però, il city manager corrotto che traffica in terreni inquinati e soldi pubblici viene ammazzato e non se la cava con qualche giorno ai domiciliari). Il Palais Lumière. Poi, nel 2012, Cardin “regalò alla città” il progetto per il Palais Lumière – 60 piani su una base a terra di 30 mila metri quadrati- che con i suoi 250 metri (100 in più di quelli consentiti nella zona dalle norme dell’ente di sicurezza aeroportuale) sarebbe dovuto diventare il grattacielo più alto d’Italia, e fu chiaro che il partito della verticalizzazione della gronda lagunare era agguerrito e intenzionato a vincere. Il progetto fu fortemente appoggiato dal sindaco Orsoni (“sarebbe folle perdere questa occasione”) e dal governatore Zaia, che con spirito umanista non esitò a paragonare Cardin a Lorenzo il Magnifico. Anche l’ex sindaco Cacciari si dichiarò favorevole, perché sebbene l’edificio non gli piacesse, avrebbe portato vantaggi economici (“è brutto, ma a caval donato”). In verità, e come sempre avviene […]