Dal 18 agosto 2015 sono stati resi noti i nomi dei 20 direttori scelti per dirigere i maggiori musei italiani. Sulle scelte fatte ha espresso il proprio giudizio Jean Clair scrittore, storico dell’arte e curatore francese, che è anche conservatore generale del Patrimonio francese, saggista spesso polemico, membro dell’Accademia di Francia dal 2008. L’articolo-intervista che lo riporta è stato pubblicato con questo titolo il 21 agosto 2015 su “La Repubblica”. Jean Clair In questi giorni Jean Clair è a Venezia, in giro con la moglie per calli e mostre. Vent’anni fa curò una Biennale dedicata al volto e al corpo umano, ma oggi è deluso. Non gli piacciono le esposizioni affollate di turisti e quando gli si chiede di commentare la nuova riforma dei musei, all’inizio sembra possibilista, ma poi di fronte all’idea di una nuova figura di direttore-manager si accalora: “Un direttore di un museo non deve fare grandi mostre, ma far conoscere il patrimonio spirituale di una nazione. È la fine. L’arte ha perso ogni significato“. L’argomento lo appassiona. Risale ormai a qualche anno fa un suo saggio intitolato “La crisi dei musei”, mentre nel più recente “L’inverno della cultura” ha disseminato pagine durissime contro i musei-luna park ridotti a magazzini di opere preziose. Per il grande critico e storico dell’arte, il sistema museale è ormai asservito alla logica mercantile, come qualsiasi altro prodotto. Nel suo ultimo libro, intitolato Hybris. La fabbrica del mostro nell’arte moderna ( Johan & Levy), studia la morfologia dell’arte moderna, le sue deformazioni morbose, il suo progressivo allontanamento dalla bellezza. Il fatto che Jean Clair sia stato anche direttore del Centre Pompidou e del museo Picasso, lo spinge a guardare con curiosità a quanto sta accadendo nel nostro paese. Che cosa non la convince nella riforma italiana dei musei? “Prima di tutto […]