Archivi Giornalieri: 27 Agosto 2015
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’illuminante documento di Maurizio Melandri del Comitato Malagrotta: chiarisce i vari aspetti, invita a riprendere la battaglia culturale e informa su proposte di mobilitazione in settembre. Qualche anno fa, il direttore di una radio di informazioni ebbe a dirmi: “voi (antinceneritoristi) la battaglia culturale l’avete vinta; oggi sostenere la bontà degli inceneritori è difficile per tutti». Lo scontro culturale di cui si parlava era fra le due impostazioni sulla gestione dei rifiuti: quella che prevede l’incenerimento e quella che invece lo esclude. Con l’incenerimento si propone la narrazione del recupero energetico come finalità ultima del trattamento dei rifiuti e che anzi definisce il rifiuto come utile, o indispensabile combustibile per creare energia, in una mescolanza di temi irrazionali tra gestione dei rifiuti e creazione di energia, giustificata solo da scellerati incentivi statali camuffati per energie rinnovabili e da uno spregiudicato affarismo di lobby industriali, che hanno imposto politicamente e mediaticamente, per i loro forti interessi economici, una supremazia del recupero di energia dalla materia al posto del recupero della materia; il tutto a scapito della salute umana, di uno sfruttamento distruttivo delle risorse, dell’inquinamento dell’ambiente (aria, territorio, acqua) ed anche del danno economico collettivo. L’alternativa, una corretta gestione dei rifiuti, orientata al recupero di materia e non di energia, alla creazione di imprenditorialità diffusa. Il riferimento è a un modello di gestione dei rifiuti fondato sulla riduzione a monte della produzione dei rifiuti, su un’organizzazione su tutto il territorio della Raccolta domiciliare Porta a Porta e quindi con il recupero della materia da avviare ad una efficiente filiera di riciclaggio, in grado di generare investimenti, imprenditorialità diffusa, occupazione (da decine a centinaia di volte, posti di lavoro in più rispetto all’attuale “ciclo integrato”), economia sostenibile e quindi ricchezza sociale unitamente alla salvaguardia della salute delle […]
L’articolo di Ernesto Milanesi, pubblicato con questo titolo il 10 agosto 2015 su “Il Manifesto”, fa il punto sulle ultime vicende relative alle Grandi Navi. Nella serenissima Mose Capitale (un miliardo di euro il valore del «sistema parallelo» alla più grande delle opere pubbliche) detta legge la rotta unica. Il nuovo sindaco di centrodestra, di fatto, censura il fotoreporter di fama internazionale. E il Tribunale amministrativo regionale querela per diffamazione il molleggiato per antonomasia. Sono le Grandi Navi ad incarnare simbolicamente il mix di politica & business, interessi privati e sussidiarietà nazionale, istituzioni e poteri. Molto più del «cubo» dell’hotel Santa Chiara, fra piazzale Roma e il ponte di Calatrava, che per altro dovrebbe scandalizzare le anime belle almeno quanto altri «buchi neri» al Lido o le operazioni immobiliari accademiche. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=18079) Così Adriano Celentano è chiamato a rispondere di diffamazione, dopo la querela del giudice Roberto Vitanza che così spiega le ragioni dell’offesa canora al Tar: «Non corrisponde al vero che esiste un decreto che vietava il transito alle navi, ma il decreto al quale si faceva riferimento era solo un’ipotesi subordinata alla preventiva individuazione delle vie alternative per l’approdo delle navi a Venezia. Invece nell’articolo si attribuisce al Tar del Veneto la diretta responsabilità per non aver impedito passaggi marittimi alle grandi navi». Celentano dalle colonne del Fatto aveva definito «miserabile» il tribunale amministrativo, «il nemico più feroce di Venezia che in modo ottuso e spregiudicato ha dato torto ai tanti oppositori dello scempio veneziano» perché ha cancellato il decreto con cui si stoppava il transito delle città galleggianti oltre le 40 mila tonnellate in bacino San Marco. Celentano, per altro, aveva puntato l’indice anche contro Corrado Clini e Corrado Passera: «Avevano stabilito il limite: probabilmente pensavano che Venezia va rovinata un po’ per volta». Non aveva risparmiato nemmeno il forzista Renato Brunetta e Alessandra Mussolini: «Nemici […]
Il giorno 23 agosto durante un controllo del territorio disposto in difesa della salute pubblica il gruppo Provinciale di Caserta GDN VAS, in collaborazione coni il gruppo GDN VAS di Frignano hanno scoperto e denunciato alle autorità competenti l’ennesima discarica di amianto ubicata nel territorio di Gricignano di Aversa. Questo è l’ennesimo atto criminale messo in atto da chi crede di eludere le leggi in materia di smaltimento di rifiuti pericolosi, senza fregarsene minimamente del grave reato ambientale e sanitario commesso, non rendendosi conto che è stato il primo ad essere stato esposto alle fibre Cancerogene. Il sito interessa un terreno di proprietà da identificare su cui sono state smaltite illecitamente circa 200 lastre in eternit misura 100×200, l’amianto ha evidenti sfaldature e rotture e abbandonato alla rinfusa su terreno nudo. Si evidenzia la pericolosità dei rifiuti di amianto nel sito in oggetto che possono liberare spontaneamente fibre e polveri in atmosfera, a causa dei fattori che di deterioramento a cui risultano sottoposti a che se inalate possono potenzialmente risultare cancerogene. Presidente Provinciale GDN VAS Giuseppe Parente