(ANSA del 21 agosto 23015, ore 17:39) – Nel Mediterraneo ogni anno vengono uccisi illegalmente 25 milioni di uccelli selvatici.
La stima è di Birdlife International, secondo cui il primato negativo va all’Egitto, con 5,7 milioni di uccisioni.
L’Italia è seconda, e prima in Europa, con 5,6 milioni di volatili cacciati illegalmente.
Doppiette, reti e trappole che incollano gli uccelli ai rami fanno come prima vittima il fringuello (2,9 mln di esemplari), seguito da capinera (1,8 mln), quaglia (1,6 mln) e tordo bottaccio (1,2 mln).
L’associazione ambientalista ha stilato una classifica delle prime dieci nazioni mediterranee per numero di uccisioni illegali di volatili, che insieme raggiungono i 22.600 esemplari cacciati.
A primeggiare sono i Paesi teatro di conflitti come Egitto, Siria (3,9 milioni di uccelli all’anno) e Libia (500mila).
Numeri rilevanti anche in Libano (2,6 milioni).
Tra le nazioni europee, in top ten oltre all’Italia figurano Cipro (2,3 milioni), Grecia (700mila), Francia (500mila), Croazia (500mila) e Albania (300mila).
Malta ha la più alta densità di uccisioni, pari a 343 per km quadrato contro le 19 dell’Italia, mentre la città cipriota di Famagosta spicca con 689mila uccisioni annue.
In Italia le aree più ‘calde’ sono il Sulcis con 125 mila uccelli cacciati illegalmente, il bresciano (112mila) e il delta del Po (84mila).
Stando allo studio scientifico, che oggi viene anticipato in occasione del British Birdwatch Fair in attesa della sua pubblicazione integrale, delle 348 specie di uccelli che sorvolano i cieli del Belpaese, il 43% viene cacciato illegalmente in numero significativo.
Birdlife non nasconde una posizione critica nei confronti delle istituzioni europee.
La direttiva Uccelli, attualmente all’esame della Commissione Ue, “dovrebbe essere implementata meglio, piuttosto che riaperta“, dichiara l’associazione.
“Alcune specie un tempo abbondanti in Europa sono oggi in declino. I nostri uccelli meritano rotte più sicure. Per questo – ha detto il Ceo di Birdlife International, Patricia Zurita – vogliamo che gli sforzi per la conservazione siano aumentati ora, prima che sia troppo tardi“.