Obama, tagliare gas serra al più presto o sarà fine del mondo

 

Su questo stesso sito il 27 luglio 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Artico, star e ambientalisti contro trivelle”, che dava notizia della battaglia per preservare l’Artico dalle trivelle.  (http://www.vasonlus.it/?p=17095)

Ad affiancarsi a questa battaglia è ora il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, come ci fa sapere la seguente Agenzia ANSA.

(ANSA del 1 settembre 2015, ore 20:08) – Il presidente Usa Barack Obama ha tratteggiato uno scenario catastrofico per l’intero Artico se non verrà risolta rapidamente la questione dell’effetto serra: nazioni sommerse, città abbandonate e profughi in fuga ovunque.

Immagine.Barack Obama

Questo il monito lanciato da Obama, al secondo giorno del suo viaggio in Alaska, che si concluderà domani. Obama – come mai fatto finora – sprona l’America e il mondo intero a fare di più contro gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Lo fa dall’Alaska, dove con lo scioglimento in atto dei ghiacciai dell’Artico i danni provocati dal surriscaldamento della superficie terrestre sono più visibili che altrove, anche ad occhio nudo.

Non ci stiamo muovendo abbastanza velocemente. Tutti i Paesi non lo stanno facendo, compresi gli Stati Uniti che hanno contribuito a creare questo problema“, ammette il presidente americano, che invita tutti i leader del mondo ad assumersi le proprie responsabilità.

E a trovare finalmente un accordo alla prossima conferenza sul clima in programma a Parigi.

L’obiettivo ambizioso deve essere quello di un taglio drastico dei gas serra, con gli Stati Uniti che intendono farlo di almeno il 28% in dieci anni.

Il problema del climate change si può ancora risolvere, abbiamo ancora il potere di farlo. Ma dobbiamo farlo adesso“.

Se però andiamo avanti così, condanneremo i nostri figli a vivere in un pianeta i cui problemi non potranno più essere risolti“, ammonisce Obama, che attacca duramente coloro che ancora oggi negano l’esistenza dell’emergenza clima: “Saranno sempre più soli, nelle loro isole sempre più divorate dalle acque“.

Perché – ha proseguito – “i cambiamenti climatici stanno già distruggendo la nostra agricoltura, i nostri ecosistemi, le nostre acque, l’approvvigionamento alimentare, le fonti di energia, e le infrastrutture“. Per rafforzare il suo messaggio il presidente americano ha deciso anche di partecipare a un’escursione sul Seward, uno dei ghiacciai dell’Alaska che si stanno lentamente sciogliendo: un’immagine forte per mostrare al mondo intero come l’allarme e la necessità di agire con urgenza non sono una favola, ma la drammatica realtà.

Del resto Obama, dati alla mano, ha spiegato come ogni anno in Alaska si scioglie una quantità di ghiaccio pari a un’area grande come il National Mall di Washington: “Siamo davvero arrivati ad un limite che non puo’ essere superato“.

Ma l’inquilino della Casa Bianca deve anche incassare la contestazione delle associazioni ambientaliste che lo accusano di aver concesso alla Shell nuovi permessi per trivellare proprio al largo delle coste dell’Alaska.

Lui giura che i paletti messi alla compagnia petrolifera sono rigidissimi e che non si verificherà mai più un disastro come quello della marea nera nel Golfo del Messico.

Del resto in maniera bipartisan i leader politici dell’Alaska chiedono alla Casa Bianca di aumentare le operazioni di estrazione del petrolio per alleviare un deficit statale da 3,5 miliardi di dollari.

Deficit alimentato in gran parte dal crollo dei prezzi del greggio.

 

Immagine.Il Messaggero 2.9.2015.1

Immagine.Il Messaggero 2.9.2015.2

Immagine.Corriere SEra 2.9.2015.1

Immagine.Corriere Sera 2.9.2015.2

 

 

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