L’area di Monteserico continua ad essere minacciata da impianti eolici estremamente invasivi ed impattanti

 

Area di Monteserico.

Il castello di Monteserico sulla collina isolata che domina l’altopiano sottostante (foto di Christian Huhn)

L’Associazione Intercomunale Lucania e l’Associazione VAS Onlus del Vulture – Alto Bradano hanno depositato tramite PEC le osservazioni al progetto dell’impianto eolico, denominato “Corbo”, della Alvania S.r.l., quale società di scopo il cui capitale sociale è partecipato in maniera prevalente dalla società finanziaria danese Forest Intertec ApS.

Trattasi in un mega impianto ubicato in agro Genzano di Lucania in un’area agricola compresa fra Masseria Sparacannone a ovest, Masseria Sergente e Masseria D’Errico ad est, a pochi chilometri dal Castello di Monteserico in pieno collegamento visivo.

L’impianto prevede l’installazione di 22 aerogeneratori di potenza nominale di 2.4 MW ciascuno, in sostituzione della precedente soluzione che prevedeva 22 aerogeneratori di potenza nominale 2.3 MW, per un totale di 52.8 MW installati oltre ad un sistema locale di cavidotti in MT di raccordo e connessione alla stazione di cessione; un doppio cavidotto in MT in singola terna dall’impianto alla sottostazione di cessione (stazione di utenza) per collegarsi alla stazione elettrica della società Terna S.p.A. in agro di Genzano di Lucania.

L’intera area territorialmente direttamente interessata dai 22 aerogeneratori è di circa 1.400 ettari.

Inquadramento area Monteserico

Inquadramento territoriale dell’impianto eolico “Corbo” della Alvania S.r.l.

Rispetto al layout del progetto presentato in data 20 dicembre 2011 la società Alvania S.r.l. avrebbe minimizzato l’impatto sul territorio.

Di parere diverso le scriventi Associazioni che hanno fatto notare come il nuovo layout continua ad avere un effetto selva tutt’altro che trascurabile soprattutto nella porzione d’impianto prossimo all’invaso Serra del Corvo aggravato dalla significativa vicinanza reciproca degli aerogeneratori.

Nelle osservazioni depositate è stato illustrato che la nuova disposizione dei ben 22 aerogeneratori crea una impattante “barriera” di elementi estranei al contesto territoriale di riferimento modificando profondamente la configurazione fisica del luogo pregiudicando in modo invasivo la percezione di quanti volessero ammirare il panorama dall’ottimale punto di osservazione situato in corrispondenza del Castello di Monteserico quale terrazza panoramica per la sua posizione altimetrica.

Impianto eolico Montesrico.

Immagine tratta dalla Relazione Generale

Il Castello di Monteserico identifica un’area che presenterebbe coni visuali fortemente connotati dalla presenza dell’impianto eolico “Corbo” alterando il paesaggio inteso nella sua concezione di bellezza, da preservare e salvaguardare, e di valore identitario per un’intera Comunità. Si ritiene del tutto inaccettabile il voler minimizzare la presenza del Castello di Monteserico intrinsecamente legato ad un paesaggio che verrebbe stravolto da un intervento fortemente invasivo sia per il numero degli aerogeneratori sia per la loro imponenza legata alla maestosa geometria.

Nelle osservazioni è stato evidenziato il non aver considerato gli impatti cumulativi generati, nello

spazio e nel tempo, nell’area oggetto di studio in disaccordo con quanto recentemente precisato dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea (Seconda Sezione) con sentenza dell’11 febbraio 2015 nella causa C-531/13: “occorre valutare le caratteristiche di un progetto, in particolare, rispetto ai suoi effetti cumulativi con altri progetti”. 

Oltre all’assenza della valutazione dell’effetto cumulo, alcuna valutazione dell’impatto ambientale e paesaggistico è stata svolta con riferimento alle strade di collegamento, alla sottostazione elettrica di utenza anche in cumulazione con la costruenda stazione elettrica in entra-esce sulla linea 380 kV “Matera – Bisaccia” (ex “Matera – S. Sofia) situata nell’ambito del territorio del comune di Genzano di Lucania (PZ) e di tutte le altre sottostazioni elettriche di utenza già autorizzate e in corso di realizzazione afferibili ad altri impianti eolici.

Del tutto discutibile leggere una relazione archeologica di due pagine in cui sono riporti due paragrafi relativi all’inquadramento storico e alla potenzialità archeologica dell’area interessata, direttamente ed indirettamente, dall’impianto eolico senza alcuna indagine esplorativa al fine dell’elaborazione di una valutazione del rischio archeologico parziale.

Puntuali osservazioni hanno riguardato l’analisi degli effetti della rottura di organi rotanti con riferimento alle distanze di sicurezza per il lancio di ghiaccio e rottura di una pala in linea con quanto hanno rilevato vari studi circa i lanci dei detriti degli aerogeneratori, a distanze considerevoli, anche oltre i 300 metri dalla base.

Esempi di distacco di pale rotanti.

Esempi di distacco di elementi rotanti o porzioni di navicella di un aerogeneratore

In particolare, in “Hanboek Risicozonering Windturbines” (II Edizione, 2005) si evidenzia che la probabilità stimata per gli eventi di rottura possono dar luogo al volo di pale intere o di frammenti.

La massima distanza percorsa da una pala intera, documentata nel manuale olandese, è di 150 m, che salgono a 500 m per i frammenti di pala. In applicazione del principio di precauzione è quindi opportuno assumere un valore di sicurezza più cautelativo, giacché dati di letteratura e statisticamente validati, non consentono di assumere, soprattutto per ipotesi di distacco di porzioni di navicella inferiori al pezzo intero, valori inferiori a 250-300 m.

Emblematico vedere in Inghilterra segnalazioni di pericolo, come quella in foto, in prossimità di mega impianti eolici.

Nella segnalazione si legge: “Accesso non autorizzato a persone e veicoli. L’accesso non autorizzato può avvenire a proprio rischio e pericolo. Si rende consapevoli dei seguenti rischi:

alta tensione (33 kV) – pericolo di vita;

neve e ghiaccio possono precipitare dalle pale e dalle torri degli aerogeneratori;

attività di manutenzione; vento forte;

fulmini;

strade soggette a formazione di ghiaccio”. 

Nella Relazione A.7 si legge che “gli incidenti più comuni sono riconducibili ad incendi ed a caduta delle pale. Si ha conoscenza di un solo ribaltamento della torre per cedimento della fondazione”.  

La società Alvania S.r.l. pur mostrandosi consapevole che i più comuni incidenti legati ad un impianto eolico sono riconducibili agli incendi, non mostra alcuna attenzione ad un’analisi del rischio incendio associata all’impianto con riferimento alle peculiarità del territorio interessato.

Con le osservazioni presentate si è voluto evidenziare che pur considerando (parzialmente) la gravissima questione dell’eventuale distacco di elementi rotanti e di sue porzioni al fine di tutelare il Territorio, l’Ambiente, il Paesaggio, ma anche l’Incolumità delle persone, non viene considerato l’altrettanto delicata questione secondo la quale il distacco di tali elementi rotanti potrebbe avvenire anche in seguito ad un incendio dell’aerogeneratore la cui probabilità di accadimento non è trascurabile così come per tutte le apparecchiature elettriche (cfr. http://www.youtube.com/watch?feature=fvwp&NR=1&v=5sNDjjSbtnM).

Esempio di incendio di aerogeneratore.

Esempio di incendio di un aerogeneratore con distacchi di frammenti incendiati di navicella quali possibili inneschi di incendio in un’area agricola interessata da coltivazioni cerealicole

La non valutazione del rischio incendio comprometterebbe l’incolumità delle persone dato che il territorio, ricadente nel raggio d’azione delle pale, non è per nulla disabitato, ma è luogo di lavoro per coloro che direttamente si occupano della conduzione del fondo agricolo. Qualora gli impianti eolici presentino aerogeneratori che insistono su territori agricoli si porrebbe il problema d’incendio nel caso in cui le culture, come spesso accade, siano cerealicole e la presenza disseminata di apparecchiature elettriche, potenzialmente incendianti, aggraverebbe il rischio di incendio per tutto il periodo estivo.

Tanto altro è stato segnalato con la speranza che la procedura di V.I.A. possa concludersi con esito negativo per la società Alvania S.r.l. evitando quindi di sfregiare quei territori che perderebbero i fondamentali connotati caratterizzanti l’area di Monteserico ad elevato pregio paesaggistico. 

Si auspica che si alzi il livello di sensibilità nella tutela e valorizzazione del Paesaggio da intendere, quest’ultimo, non solo come Bene comune da fruire per la sua bellezza, ma anche da preservare per la sua valenza storica ed identitaria nella quale una Comunità si rivede.

La tutela di un territorio e la sua valorizzazione non può trovare compromessi con i deturpatori dell’eolico.

Occorre porre un freno a coloro che il Prof. Salvatore Settis, già Direttore della scuola Normale di Pisa, definisce “stupratori della bellezza”.

Diciamo “SI” alle rinnovabili, ma nel pieno rispetto di un Paesaggio e di un Territorio che va tramandato alle generazioni future senza che lo stesso sia stato violentato.

Che la vicina Gravina di Puglia abbia iniziato la sua opera di deturpazione, o meglio di accaparramento del paesaggio, questo non può e non deve essere una giustificazione per i Comuni limitrofi nel sentirsi legittimati ad aggravare ulteriormente l’impatto ambientale su un territorio tramite croci rotanti d’acciaio estranee a quel contesto paesaggistico, estranee all’immagine di quel bene monumentale, estranee a quella identità storica e culturale che caratterizza il “Real Feudo di Monteserico”.

 

Donato Cancellara 

Associazione Intercomunale Lucania

Associazione VAS per il Vulture Alto Bradano

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La Regione Lazio ha adottato un Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) che sta per approvare d’intesa con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: ha pianificato l’intero territorio in sistemi ed ambiti di paesaggio, per ognuno dei quali le Norme prevedono una specifica disciplina di tutela e di uso che si articola in tre tabelle (A, B e C).

Nella tabella B) vengono definiti gli usi compatibili rispetto ai valori paesaggistici e le attività di trasformazione consentite con specifiche prescrizioni di tutela ordinate per uso e tipi di intervento, fra i quali al par. 6.4 sono indicati gli “impianti di produzione di tipo verticale con grande impatto territoriale (impianti eolici)”.

Tabella B Norme PTPR.Par. 6.4 su impianti eolici

Secondo il PTPR gli impianti eolici sono:

  • non consentiti” nel sistema di “Paesaggio Naturale” e nel sistema di “Paesaggio dei centri e nuclei storici”;
  • sono “non compatibili” nel sistema di “Paesaggio Naturale Agrario” e di “Paesaggio Agrario di Rilevante Valore”, nonché nel sistema di “Paesaggio degli insediamenti Urbani”;
  • sono “consentiti previo SIP” (Studio di Inserimento Paesistico) nel sistema di “Paesaggio Naturale di Continuità”;
  • nel sistema di “Paesaggio Agrario di Valore” così come nel sistema di “Paesaggio Agrario di Valore” e nel sistema di “Paesaggio Agrario di Continuità” è “consentita inoltre la nuova localizzazione, secondo la normativa vigente in materia, previo accertamento in sede di autorizzazione paesaggistica della compatibilità con i valori riconosciuti del contesto agrario”.

Le suddette disposizioni hanno valore prescrittivo sovraordinato solo per tutte le aree soggette a vin colo paesaggistico, mentre per le rimanenti aree del territorio regionale hanno “efficacia esclusivamente propositiva e di indirizzo per la pianificazione e programmazione della Regione, delle Province e dei Comuni, nonché degli altri soggetti interessati dal presente Piano” (1° comma dell’art. 6 delle Norme): sarebbe comunque opportuno che nel rispetto anche della Convenzione Europea sul Paesaggio si considerassero “cogenti” ai fini della salvaguardia del paesaggio regionale anche le disposizioni relative alle aree non vincolate. 

Sull’esempio della Regione Lazio sarebbe più che opportuno che anche tutte le altre Regioni d’Italia si dotassero di un proprio Piano Paesaggistico che detti delle analoghe disposizioni.

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

Responsabile nazionale VAS per Parchi e Territorio

AGGIORNAMENTO

In merito all’impianto eolico  in agro di Monteserico, anche l’Organizzazione lucana ambientalista (Ola)  ha recentemente presentato le sue osservazioni. (http://www.olambientalista.it/?p=40798)

Scaricando il documento, tramite il link sopra riportato, è possibile notare che in calce alle osservazioni,  la Ola ha esposto in pieno quanto presentato come A.I.L.  e VAS per il Vulture Alto Bradano, citandole esplicitamente.

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