Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente Comunicato Stampa del Coordinamento “No Ombrina” dell’8 novembre 2015.
OMBRINA, CONFINDUSTRIA ABRUZZO SU POSIZIONI DI RETROGUARDIA, DIFENDE UN’ECONOMIA FOSSILE SULLA VIA DEL TRAMONTO.
LA NORMA SUL PARCO MARINO “SI CHIAMA DEMOCRAZIA…BELLEZZA!”
A SCANSO DI EQUIVOCI NOTIFICATA OGGI AL MISE E AGLI ALTRI MINISTERI LA NORMA ISTITUTIVA DEL PARCO APPROVATA E PUBBLICATA SUL BURA.
“Confindustria Abruzzo non riesce a guardare non solo al futuro ma neanche al presente. Obama boccia l’oleodotto Keystone perchè se realizzato costituirebbe un ostacolo alle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per l’uscita dal mondo del petrolio. Nello stesso giorno i confindustriali regionali attaccano il Parco marino guardando al passato e aggrappandosi all’economia dell’energia fossile ormai lanciata sul viale del tramonto” questo il commento del coordinamento No Ombrina all’intervento giudicato irrituale e sopra le righe di Confindustria Abruzzo contro la legge sul Parco Marino approvata dal consiglio regionale.
L’iniziativa di Confindustria, ad avviso del Coordinamento, sembra appalesare anche un deficit democratico in quanto si attacca una norma votata all’unanimità dall’organo eletto dai cittadini abruzzesi.
Una legge che non fa altro che applicare i dettami di una legge nazionale, quella sui Parchi, la 394/1991, che concede alle regioni la facoltà di istituire parchi regionali anche su aree marine.
Basta leggere l’art.2 della norma nazionale per comprenderlo (“2. I parchi naturali regionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell’ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.”).
La Regione Calabria ne ha istituiti 5 nel 2008 e sono ancora vigenti!
La norma quindi non solo appare pienamente compatibile con il riparto delle competenze tra Stato e regioni ma attua concretamente quelle politiche volte a tutelare la biodiversità e l’ambiente marino varate non solo dallo Stato italiano ma richieste da una miriade di norme e convenzioni internazionali.
La legge è accompagnata da una dettagliata relazione sui valori ambientali dell’area sottoposta a tutela. Sono stati auditi gli enti locali prima della sua approvazione.
A scanso di equivoci, non solo abbiamo oggi notificato al MISE la Legge ma abbiamo ricordato altresì che, non essendo stato completato il procedimento amministrativo di rilascio dell’autorizzazione finale, non si è formato il cosiddetto legittimo affidamento.
A tal proposito basterà richiamare la recente sentenza N. 01597/2014 del Consiglio di Stato in cui proprio l’istituzione di un parco ha fatto decadere ogni possibile diritto da parte di una società il cui intervento era stato originariamente previsto nel Piano regolatore comunale.
Ci spiace constatare che vi sia qualcuno che ancora oggi sembra vedere la parola “ambiente” come il fumo negli occhi.
Invitiamo quindi Confindustria Abruzzo a uscire dal mondo del secolo scorso per affacciarsi finalmente sulla contemporaneità dove la sfida della sostenibilità ambientale è centrale anche in senso economico.
Il petrolio è insostenibile per definizione, sia per i plurimi incidenti connessi alla sua industria sia per le emissioni di gas serra legate al suo utilizzo.
Ricordiamo che nel 2011 una nave FPSO della Shell simile a quella di Ombrina rilasciò 40.000 barili di petrolio in mare.
Un solo incidente, anche di più limitate proporzioni, devasterebbe l’ambiente e l’economia dell’Adriatico per decenni.
Tra l’altro è singolare attaccare una norma perché impedirebbe interventi “già autorizzati”.
Quindi la conferenza dei servizi di domani su Ombrina è stata convocata per gioco dal Ministero dello Sviluppo Economico essendo, per Confindustria, un intervento già autorizzato?
O forse Confindustria si riferiva ad altri interventi di cui ignoriamo l’esistenza?
E, nel caso, perché preoccuparsi così tanto?
La realtà, invece, è che il parco, parafrasando la Caselli, “fa male lo sai“, ma lo fa esclusivamente agli interessi dei petrolieri e di eventuali altri interventi incompatibili con la bellezza dell’area oggi protetta e non certo ai sentimenti dei cittadini abruzzesi sui quali Confindustria Abruzzo farebbe bene a sintonizzarsi.