Un’agorà per l’acqua pubblica

 

Un'agorà per l'acqua pubblica.

Appena tre giorni fa, il Tar del Lazio ha dato torto al sin­daco di Cas­sino che aveva ordi­nato di rial­lac­ciare l’acqua a un cit­ta­dino moroso, acco­gliendo un ricorso dell’Acea. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=21903#more-21903)

I giu­dici ammi­ni­stra­tivi hanno sta­bi­lito che «il sin­daco non può inter­ve­nire con un’ordinanza» per­ché «in que­sto caso si rea­lizza uno svia­mento di potere, che vede il Comune estra­neo al rap­porto con­trat­tuale gestore-utente» e quindi non può impe­dire «al mede­simo gestore di azio­nare i rimedi di legge tesi a inter­rom­pere la som­mi­ni­stra­zione di acqua nei con­fronti di utenti non in regola con il paga­mento della tariffa, e ciò a pre­scin­dere dall’imputabilità di sif­fatto ina­dem­pi­mento a ragioni di ordine sociale».

Si tratta di un pre­ce­dente signi­fi­ca­tivo, che testi­mo­nia quanto sia impor­tante non lasciare nelle mani degli ammi­ni­stra­tori (e dun­que dei giu­dici ammi­ni­stra­tivi) la patata bol­lente delle sof­fe­renze sociali, e l’importanza di avere leggi chiare al pro­po­sito.

Una di que­ste (ne abbiamo par­lato a più riprese sul mani­fe­sto) è quella appro­vata dalla Regione Sici­lia, che pre­vede il minimo garan­tito di 50 litri gior­na­lieri a testa, che per l’Oms sono «il quan­ti­ta­tivo minimo per vivere una vita digni­tosa».

Baste­rebbe, se appli­cata sull’intero ter­ri­to­rio nazio­nale, a evi­tare che le per­sone in dif­fi­coltà pos­sano tro­varsi da un giorno all’altro con i rubi­netti a secco.

Quello di Cas­sino è solo uno degli effetti col­la­te­rali, non diretti, della man­cata appli­ca­zione del refe­ren­dum che ha detto no alla pri­va­tiz­za­zione dei ser­vizi idrici nel nostro Paese.

Fosse stato real­mente appli­cato, anche il costo del ser­vi­zio e la gestione dei distac­chi sarebbe stata diversa.

In realtà, in que­sto caso sarebbe bastato che l’Ato5 (cui fa rife­ri­mento Cas­sino) avesse isti­tuito il Fondo per le per­sone indi­genti pre­vi­sto dalla legge Galli e finan­ziato con i pro­venti delle bol­lette, cosa che non è mai acca­duta.

Di Cas­sino e delle vicende mes­si­nesi (e pure Gela, in que­sti giorni pure rima­sta a secco), delle man­cate ripub­bli­ciz­za­zioni e di come difen­dere i diritti e i ser­vizi essen­ziali in que­sta sta­gione di «pri­vato è bello», ma pure di come imma­gi­nare delle alter­na­tive rea­liz­za­bili alle forme di governo dei beni comuni si par­lerà, oggi e domani a Roma, nell’Agorà orga­niz­zata dal Forum ita­liano dei movi­menti per l’acqua al cowor­king Mil­le­piani a Gar­ba­tella. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=21791#more-21791)

Il movi­mento per i beni comuni si con­fron­terà con ospiti inter­na­zio­nali come l’europarlamentare irlan­dese Lynn Boy­lan e l’ex pre­si­dente della società Eau de Paris (tor­nata in mani inte­ra­mente pub­bli­che) Anne Le Strat, con giu­ri­sti, ricer­ca­tori, sin­daci e atti­vi­sti (tra i par­te­ci­panti, padre Alex Zano­telli e il segre­ta­rio della Fiom Mau­ri­zio Landini).

«Imma­gi­niamo que­sto incon­tro come un pas­sag­gio utile a foca­liz­zare le tema­ti­che e la defi­ni­zione del diritto all’acqua e la difesa dei beni comuni mediante una loro gestione diretta e par­te­ci­pa­tiva; a capire dove i beni comuni, natu­rali ed imma­te­riali, costrui­scono una con­nes­sione con un nuovo wel­fare; ad affer­mare la neces­sa­ria fuo­riu­scita dalla finan­zia­riz­za­zione dell’economia e della società; ad inten­dere un sistema natu­rale in maniera oli­stica, di cui siamo parte e che va tute­lato, tro­van­doci di fronte ad una crisi ambien­tale senza pre­ce­denti», scri­vono gli organizzatori. 

Più dif­fi­cile a farsi che a dirsi, se è vero che a quat­tro anni dal refe­ren­dum le ripub­bli­ciz­za­zioni si con­tano sulla punta delle dita.  

Dov’è acca­duto, come in Sici­lia, la bat­ta­glia è appena comin­ciata e gli esiti non sono scon­tati, come dimo­stra la vicenda di Mes­sina.  

Il sot­to­se­gre­ta­rio alla Pre­si­denza del Con­si­glio Clau­dio De Vin­cenzi ne ha infatti appro­fit­tato per soste­nere la neces­sità di “cam­biare musica sulla gestione del ser­vi­zio idrico” e il Forum gli ha ricor­dato che è stata pro­prio la gestione di Sici­lia­que (spa al 75 per cento nelle mani dei fran­cesi di Veo­lia) a pro­vo­care que­sta situa­zione e a dimo­strare il fal­li­mento delle privatizzazioni. 

Che il vento spiri in tutt’altra dire­zione rispetto a quella auspi­cata dai movi­menti lo dimo­stra pure il caso Cam­pa­nia di que­sti giorni: è cam­biata la mag­gio­ranza poli­tica (dal cen­tro­de­stra al cen­tro­si­ni­stra), ma la legge sul rior­dino del ser­vi­zio idrico in discus­sione in con­si­glio regio­nale è con­te­stata dai comi­tati. Motivo: pre­vede la costi­tu­zione di un Ambito ter­ri­to­riale unico per i 550 comuni della regione, «dele­gando le scelte fon­da­men­tali in mate­ria di acqua, quali la defi­ni­zione della tariffa, il piano d’ambito e la forma di gestione a un comi­tato ese­cu­tivo com­po­sto da soli venti mem­bri».

In buona sostanza, esclu­dendo le comu­nità locali. 

(Articolo di Angelo Mastrandrea pubblicato con questo titolo il 7 novembre 2015 su “Il Manifesto”)

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