Il Mediterraneo era una valle arida

 

Mediterraneo valle arida.

È l’Antartide il vero responsabile dello straordinario prosciugamento che 5 milioni di anni fa ha trasformato il Mediterraneo in una profonda valle arida.

È quanto emerge da uno studio internazionale coordinato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): i risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, saranno cruciali per migliorare le previsioni sugli scenari che ci attendono a causa del cambiamento climatico.

Prepararci al futuro guardando al passato, dunque.

I ricercatori lo hanno fatto indagando le cause che si nascondono dietro la cosiddetta ‘crisi di salinità del Messiniano’, quella fase in cui il bacino del Mediterraneo ha perso il collegamento che lo metteva in comunicazione con l’Atlantico e si è trasformato in una valle arida, con uno spesso strato di sale a coprirne il fondale (da qui la definizione di ‘crisi di salinità del Messiniano’).

Per avere un quadro globale di cosa è accaduto in quei 270.000 anni, i geologi hanno eseguito 60 perforazioni lungo il margine del continente antartico e nell’oceano meridionale.

L’analisi dei sedimenti ha dimostrato che a quell’epoca in Antartide si era sviluppata una fase erosiva dovuta all’espansione della calotta polare: questo fenomeno avrebbe progressivamente ridotto il livello degli oceani, determinando il prosciugamento del Mediterraneo.

La successiva fase di ritiro dei ghiacci avrebbe poi causato l’innalzamento dell’Atlantico, determinando una catastrofica inondazione che in pochi anni avrebbe riempito nuovamente il bacino del Mediterraneo.

Una delle implicazioni di questa ricerca – sottolinea Fabio Florindo, direttore della Struttura Ambiente dell’Ingv e coautore dello studio – è la comprensione del fatto che alla crescita o riduzione delle calotte polari, le oscillazioni degli oceani avvengono con modalità irregolare. Una fusione parziale delle calotte potrebbe quindi determinare una variazione complessa del livello degli oceani, dando vita a nuovi scenari di cambiamento climatico”. 

(ANSA dell’11 novembre 2015, ore 11:22)

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