Comunicato stampa ANCORA UN METANODOTTO ESPLOSO: È IL TERZO DALL’INIZIO DELL’ANNO. E’ QUESTA LA SICUREZZA CHE LA SNAM GARANTISCE? È stato decisamente un risveglio di paura in alta Val Marecchia a seguito dell’esplosione, intorno alle 5 di ieri, del metanodotto della Snam nei pressi di Ponte Presale di Sestino (Arezzo). Le immagini dell’incendio a Ponte Presale di Sestino, originato da una perdita a un metanodotto Dopo un forte boato, che è stato udito anche a Sestino, a 15 Km. di distanza, si è alzata una colonna di fuoco con fiamme che hanno superato i 30 mt. di altezza. Impressionante anche la voragine creata dall’esplosione che è stata provocata da un cedimento strutturale della condotta della linea Rimini – San Sepolcro, di 26 pollici di diametro, (650 mm) e con pressione di 70 bar: poco più grande di quello esploso a Mutignano di Pineto, il 6 marzo scorso (600 mm. di diametro). Non ci sono stati, a differenza di Mutignano, feriti in quanto il metanodotto esploso ieri in provincia di Arezzo, attraversa un tratto di campagna, ma sia i Vigili del Fuoco che i tecnici, hanno comunque adottato misure precauzionali del caso, evacuando le abitazioni sparse circostanti. Sono ormai frequenti questi episodi (dall’inizio dell’anno è il terzo dopo Mutignano e Roncade) per i quali si ripresenta in maniera preponderante il problema della sicurezza: non possiamo che biasimare il comportamento della Giunta regionale dell’Abruzzo che ha rinunciato a costituirsi in giudizio contro il Governo che ha impugnato la L.R. 8/06/2015 n. 13. Tale Legge, ricordiamo, disciplina le distanze di sicurezza nella posa delle condotte, per garantire l’incolumità pubblica. È pacifico che il D.M. 17 aprile 2008 (regola tecnica per gli impianti di trasporto gas naturale) vada modificato perché il caso di Mutignano, […]
Archivi Giornalieri: 20 Novembre 2015
Durante un monitoraggio del territorio disposto per la salvaguardia ambientale, effettuato il 15 novembre 2015 in una strada che conduce nella parte posteriore del cimitero cittadino verso la direzione del fiume Volturno, nel territorio del Comune di S. Maria La Fossa, personale volontario della associazione provinciale di Caserta della Guardie Ambientali VAS-GDN ha scoperto un’area adibita a smaltimento illecito di carcasse di vitelli di bufali tombati in avanzato stato di decomposizione. Da una porzione di terreno adiacente gli argini fluviali si intravedevano parti anatomiche quali zoccoli e pezzi di cranio che fuoriuscivano dallo strato di terriccio che ricopriva alla meglio le carcasse, classificabili come rifiuti speciali a rischio sanitario. Considerata la pericolosità per l’igiene pubblica è stato immediatamente chiesto l’intervento di un unità operativa veterinaria dell’ASL. È stata inoltrata denuncia alle competenti autorità, corredata dai rilievi fotografici, per ipotesi di reato ai sensi dell’art 544 bis del Codice Penale (relativo alla “Uccisione di animali”) e dell’art. 256 comma 1 lettere a) e b) del D.Lgs 152/2006 (relativo alla “Attività di gestione di rifiuti non autorizzata”), nonché per inquinamento e deturpazione del vincolo paesaggistico ambientale e per eventuali altri reati da ravvisare. Presidente Provinciale VAS-GDN Giuseppe Parente
Il Consumo di Suolo_Strumenti per un dialogo_def Locandina del Convegno Il Consumo di Suolo: strumenti per un dialogo, 18 Luglio 2015, Expo, Milano, realizzata da Riccardo Fini Gli atti del convegno sono stati pubblicati nel presente e-book dal seguente indice. (ANSA) – ROMA, 12 NOV – Il suolo è una risorsa deperibile e non rinnovabile che in Italia va perduta al ritmo di 7 mq al secondo (dati Ispra) e che deve essere tutelata con provvedimenti urgenti ed efficaci, come il disegno di legge sul consumo di suolo in discussione in Parlamento. È questo in estrema sintesi il messaggio dell’e-book ‘Il consumo di suolo: strumenti per un dialogo’, pubblicato dall’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) e che raccoglie i contributi degli esperti e dei portavoce della società civile intervenuti all’omonimo convegno organizzato dal Cnr all’Expo di Milano, per discutere le criticità del nostro territorio e formulare proposte condivise rivolte ai decisori politici. “La soluzione di questo problema – afferma Michele Munafò dell’Ispra – è indifferibile: si calcola che il 20% della fascia costiera italiana sia ormai perso, in una cementificazione che non ha risparmiato neanche 34.000 ettari di aree protette e zone a rischio idrogeologico, come riportato nell’ultimo rapporto sul consumo di suolo redatto da Ispra“. Non solo: la progressiva impermeabilizzazione del territorio avviene soprattutto sulle zone pianeggianti più fertili e produttive e impedisce non soltanto l’assorbimento delle piogge, aumentando il rischio di alluvioni, ma anche lo stoccaggio di CO2 di cui il comparto suolo è responsabile per il 20%, a tutto danno dell’atmosfera. Dunque per gli esperti il suolo è un bene deperibile da preservare tramite azioni comuni per tutte le regioni. “La nostra speranza – conclude Teodoro Georgiadis, ricercatore dell’Ibimet-Cnr – è che i contenuti raccolti possano contribuire a migliorare una legge dello Stato […]
Appena lo 0,4% delle falde acquifere mondiali è in grado di rinnovarsi nello spazio di tempo di una vita umana: è uno degli allarmanti dati che emerge dalla prima mappa mondiale delle acque sotterranee. Per realizzarla sono stati necessari 40 anni di ricerca grazie a una cooperazione internazionale guidata da Tom Gleeson, dell’università canadese Victoria, che ha pubblicato i risultati su Nature Geoscience. L’acqua è una delle più preziose risorse naturali e il suo consumo negli ultimi anni, a causa dell’aumento demografico e dei cambiamenti climatici, ha subito una brusca accelerazione. Per capire quanta acqua dolce esista ancora sottoterra e i tempi necessari perché possa rinnovarsi i ricercatori hanno messo insieme una incredibile mole di informazioni, tra cui dati satellitari e dati di quasi 1 milione di bacini idrici, completando così la prima mappa mondiale dell’acqua sotterranea. Nel complesso il nostro pianeta custodisce sottoterra, fino a una profondità di 2000 metri, quasi 23 milioni di chilometri cubici di acqua, tra potabile, acque salate o contaminate da materiali tossici o radioattivi. Però di questa appena 0,4% è capace di rigenerarsi in meno di 50 anni. Un dato importante quest’ultimo in quanto rappresenta le fonti d’acqua capaci di rinnovarsi nel tempo di una vita umana mentre le rimanenti non possono essere considerate come fonti rinnovabili. Il prossimo passo dei ricercatori sarà ora quello di misurare la velocità dei cambiamenti di queste fondamentali riserve d’acqua. (ANSA del 16 novembre 2015, ore 17:16)