È il Cargo Bike il nuovo trend della mobilità verde

 

cargo bike.

È ecosostenibile, dice addio a gasolio e benzina, riduce le emissioni inquinanti da gas serra, costa meno di qualsiasi altro mezzo di trasporto, non paga bollo né sosta e ha accesso gratuito ai centri storici: in Italia il servizio Cargo Bike (bicicletta da carico) è in continua evoluzione con 33 aziende (mappa di bikeitalia.it) dal 2008 quando a Milano è nata la ‘Urban Bike Messengers’, prima impresa di eco-corrieri del Paese.

Pedalata dopo pedalata la ‘bicicletta’ ormai è la nuova frontiera del trasporto merci urbano, o meglio, dato che i primi corrieri in bici risalgono a fine ‘800, un vero e proprio ‘ritorno al futuro’.

Secondo il Progetto Cyclelogistics della Ue, il 51% degli spostamenti a motore è possibile con bici da trasporto; nell’arco di 5-7 km poi e per carichi entro i 200 kg le cargo bikes risultano competitive sul trasporto tradizionale ‘garantendo velocità e un maggior numero di consegne’.

Così in molte città italiane, da nord a sud, piccole imprese hanno puntato su questo ‘settore’.

A Roma ‘E Adesso Pedala’, oltre a carichi pesanti, trasporta prodotti Bio per l’azienda Zolle che consegna a domicilio frutta e verdura a chilometro zero; a Milano la ‘UBM-Urban Bike Messengers’, tra i clienti ha marchi del calibro di Prada e Le Coq Sportif e l’Università Bicocca, inoltre, da 2 anni collabora con DHL; a Genova, ‘Eco Bike Courier’ dalle 20 consegne giornaliere del 2012 è passata alle 80/120 attuali; posta, messaggi e pacchi viaggiano in bicicletta anche in realtà più piccole come Modena con la ‘Italian Bike Messenger (Ibm)’ e ancora al sud con la ‘Bike Press’ di Napoli e la ‘Cicloop’ di Palermo; in Sardegna c’è la ‘Bicycle Xpress’ di Cagliari.

logo e adesso pedala.

Secondo Giulietta Pagliaccio, presidente di FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, “è un settore in crescita per cui serve un cambiamento netto della mobilità urbana” che “ora è complicata per le bici semplici e ancor di più per mezzi che trasportano merci“, con “città che devono fornire infrastrutture adeguate: corsie ciclabili, piste separate, spazi per il carico merci più centrali e la ‘zona 30’ dove il limite dei 30 km/h è uno standard di sicurezza certificato“.

Ma non solo, – continua – è necessario fare politiche che guardino anche alla concretezza dei numeri e quindi a quantificare i fruitori del servizio e le aziende, una sorta di censimento per quantificarne il potenziale; operazione utile per poter investire e capire meglio quanto, dove e cosa serve per consacrare questo tipo di trasporto merci urbano“.

I corrieri in bicicletta per Epomm (European Platform on Mobility Management) sono molto popolari in Olanda e Danimarca, dove anche i campioni di liquido seminale sono trasportati alle cliniche in bici; in Germania, Romania, Svizzera e Gran Bretagna sono un ‘must’.

A Parigi, dove lo Stato premia chi va al lavoro in bici con “25 centesimi a chilometro”, la Geodis con il progetto Distripolis ha organizzato una flotta di 40 tricicli a pedalata assistita e 6 piattaforme di interscambio.

I risultati non lasciano spazio alla fantasia: in un anno -60% di CO2, -20% di veicoli circolanti.

In Olanda DHL ha sostituito 33 furgoni con 33 cargo bikes ottenendo la riduzione di 152 tonnellate di CO2 e un risparmio di 430mila euro all’anno.

 

(Articolo di Alessandro Danese, ANSA del 16 novembre 2015, ore 09:55)

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