Una storia sbagliata (a lieto fine)

 

Logge Tiratori Lana a Gubbio.00.

Ogni istanza e ogni rivendicazione, Marx ce l’ha insegnato, possono trasformarsi in “spettri” che si aggirano per l’Europa.

Lo spettro che fa più paura al potere, in questo momento, nelle nostre città, è quello della partecipazione, è quel legame, un tempo inscindibile, che si instaura tra la città e i cittadini che la vivono, la amano e la difendono.

Cose semplici, naturali, sembrerebbe.

Così non la vedono però i centri del potere, che hanno decretato la cacciata dei cittadini dalle loro città, a qualsiasi costo, facendo chiudere tutte le attività non turistiche, grazie al proliferare dissennato di 1, 100, 1000 centri commerciali.

È insopportabile, per chi vuole impadronirsi dei nostri centri storici per farne hotel a 5 stelle a uso esclusivo dei turisti, che qualcuno si ostini ancora a voler vivere la città, che i cittadini si sentano tali, tutt’uno con le loro case, i loro quartieri e i monumenti, che si intestardiscano a difendere un’identità che è anche la loro. 

È quanto sta succedendo a Gubbio da due anni a questa parte, dove un Comitato, nato spontaneamente e rappresentato da cittadini di ogni appartenenza politica, e a cui aderiscono Italia Nostra e Terra Mater, si è ribellato alla riduzione a ennesimo centro servizi di uno storico monumento che avrebbe dovuto restare pubblico: le Logge dei Tiratori della Lana, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio, alla cui presidenza siede il cavaliere Carlo Colaiacovo, professione : cementiere. 

Le Logge, rarissimo opificio preindustriale, sistema basamentale dello straordinario paesaggio urbano di Gubbio, sono state costruite sotto la spinta dell’Arte della Lana nel 1603 sopra il lungo edificio dello Spedal Grande, eretto nel 1323, pensate come spazio aperto per “tirare” i panni e farli asciugare dopo averli tinti.

La procedura che intende snaturale e che passerà alla storia come “vetrificazione delle Logge”, segue un iter veramente curioso: è la commissaria straordinaria Maria Luisa D’Alessando, moglie di Giandomenico Fiore, membro della Fondazione Cassa di Risparmio, a dare il placet del Comune a un’operazione che la stampa nazionale definisce“dal sapore bancario”.

La delibera 37 del 10/9/2013 adotta il piano attuativo. 

La proposta di trasformazione riguarda una porzione significativa dell’intero complesso edilizio, in particolare del loggiato superiore.

L’ intervento deturpante e impattante che si preannuncia è la sua chiusura con enormi pannelli di vetro.

Anche al primo piano è prevista la ridistribuzione di tutte le superfici, con cambi di destinazione d’uso.

Logge Tiratori Lana a Gubbio.

Uno stravolgimento di quella che è, da sempre, edilizia operaia e popolare. 

La procedura, a quanto si legge nel ricorso presentato al Tar da Italia Nostra, non emana un buon odore: “Contrariamente a quanto previsto dalle leggi regionali, il parere della commissione comunale per la qualità architettonica e il paesaggio è intervenuto dopo il parere della soprintendenza”, parere dato con una rapidità mai riscontrata in precedenza dalla dottoressa Di Bene.

Escono sulla stampa nazionale articoli di aperta critica all’operazione, e la stessa Soprintendenza si vede costretta a indire un tavolo tecnico al Ministero per valutare il progetto.

Le conclusioni oscillano tra il patetico e l’esilarante.

Si arriva a dire che senza la chiusura con i vetri un forte vento potrebbe scoperchiare il tetto, si dice anche che il guano dei volatili è causa di degrado dell’edificio, come se a tutti i componenti del tavolo fosse sconosciuto il fatto che esistono varie tecnologie, ampiamente sperimentate, per rimediare al problema.

Per finire, un tocco squisitamente Deamicisiano suggella il tutto: l’intervento, si legge, è pensato per permettere anche ai disabili (sic!) di fruire delle bellezze eugubine.

Si registra invece l’ evidente l’assenza di qualsiasi studio, da parte del tavolo ministeriale, riferito al vincolo paesaggistico.

La vetrificazione delle Logge modificherà per sempre il carattere dell’edificio con interventi incompatibili, contrari ai principi di salvaguardia e tutela del patrimonio architettonico e paesaggistico sanciti dalla Costituzione.

Dell’aumento di volumi, poi, di cui aveva parlato a suo tempo il consigliere comunale Pavilio Lupini, nessuna menzione: “Il Comune” osserva Lupini, ”avrebbe dovuto richiedere innanzitutto un parere della Soprintendenza sul piano attuativo e solo dopo sul progetto esecutivo. Si è invece proceduto al contrario”. Una seconda obiezione tiene conto delle difformità rispetto al piano regolatore del Comune di Gubbio: “In tutti gli edifici del centro storico, tranne quattro o cinque motivatamente individuati, vale la normativa che impedisce la realizzazione di nuovi volumi. Le Logge, chiuse con vetrate, vengono trasformate da spazio aperto a chiuso e dunque sono incrementati i volumi.

Al primo convegno organizzato dal Comitato cittadino accorrono in massa i politici: sta per iniziare la campagna elettorale e c’è da fare un buon bottino di voti.

Filippo Mario Stirati si dice pubblicamente contrario alla chiusura delle Logge, salvo poi rimangiarsi tutto appena avvenuta la sua elezione a Sindaco di Gubbio.

Il Comitato insorge contro questo voltafaccia e lo accusa di aver carpito la buona fede di tanti cittadini.

Di contro, si accusano i membri del Comitato di immobilismo e di anti modernità.

Le Logge, come replica l’architetto Nello Teodori, membro del Comitato, “sono uno straordinario esempio di architettura pre-industriale europea e per questo devono essere rispettate nella loro identità di edificio aperto e coperto. Potrebbero essere museo di se stesse o magnifica piazza aperta e coperta, cerniera ideale tra piazza San Giovanni e piazza Quaranta Martiri. Un luogo dove l’attivazione di nuove funzioni pubbliche moderne e contemporanee è compatibile con la tutela storica di un edificio dalla forte connotazione architettonica e simbolica.

Le funzioni non devono costringere l’edificio ad adeguarsi ad esse, ma è vero il contrario, dice. 

In una delle tavole rotonde promosse dal Comitato cittadino per la tutela dei beni culturali e del paesaggio, Paolo Berdini denuncerà: “Sotto questa operazione c’è un aumento del valore dell’immobile di almeno 5 volte!

Il Comitato, ignorato dai media locali e regionali, ampiamente disponibili per chi invece è a favore alla “vetrificazione”, sceglie altre strategie di informazione contro un’operazione che vorrebbe lasciare un “segno” sulla città da parte del potere che la governa e influenza. 

Dall’ottobre 2013 a oggi saranno 14 i pubblici manifesti affissi nel centro storico, due i convegni e una mostra per i due anni di opposizione al progetto a cui aderiranno con le proprie opere artisti di rilevanza internazionale, cittadini e turisti.

Autorevoli personalità sostengono e appoggiano le iniziative: da Settis a Montanari, da De Lucia, a Berdini, a Maddalena, a Fofi, a Mozzoni Crespi, da Piccinini a Manganelli.

È un coro generale di protesta, quello che si leva contro i nuovi vandali che vogliono distruggere e snaturare il nostro patrimonio storico. 

Ma anche Interrogazioni regionali (Brutti e Goracci) e parlamentari (Zaccagnini, Fratoianni, Giordano) sembrano non sortire effetto.

Sgarbi, invitato dalla committenza, aveva suggerito, come diplomatico ripiego, una cella interna, visto che le Logge gli fanno pensare a un tempio greco e come tale non riesce ad immaginarlo vetrificato. 

Recentemente, il parere negativo del nuovo Soprintendente Gizzi su una variante al progetto accende un vespaio: in un dossier del Presidente della Regione e di vari sindaci se ne chiede al Presidente Renzi la rimozione in quanto “poco collaborativo”.

Al momento attuale, per dirla con il titolo di un’opera presentata alla mostra contro la vetrificazione “Non ci resta che piangere”.

Nonostante gli sforzi fatti, infatti, il ricorso al Tar di Italia Nostra, e una petizione che, con quelle raccolte tra Change.org e la mostra ormai naviga sulle 1100 firme, sembra che la committenza sia intenzionata ad andare avanti.

I lavori potrebbero iniziare a breve. 

A consolazione, qualche stralcio dal video inviato da Tomaso Montanari alla mostra “Le Logge della Bellezza”: “…Questo vorrei dire a voi, del Comitato per le Logge di Gubbio contro la vetrificazione. Voi svolgete un servizio pubblico che Comune, Regione, Sovrintendenza, Ministero per i Beni Culturali, avrebbero dovuto svolgere, e che in parte provano a svolgere, almeno per la Soprintendenza, fra mille difficoltà. Voi svolgete un servizio pubblico da privati, e in un paese in cui le istituzioni pubbliche invece fanno gli interessi privati, questo è rivoluzionario. Vi dico “andate avanti”, perché voi fate un servizio per tutti noi, voi rappresentate tutto il popolo italiano, voi applicate quella che Calamandrei chiamava la Grande Incompiuta, la Costituzione, voi in questo momento cercate di dire a tutti: “Dobbiamo attuare l’articolo 9”. Le Logge di Gubbio, anche se sono privatizzate, sono di tutti noi, a titolo di sovranità, quindi voi avete il dovere e il diritto di parlare, di dire quello che pensate.”  

Alla faccia di chi, questo diritto, vorrebbe depennarlo per sempre dal codice dei “cittadini perfetti”…

La buona notizia.

Inviata a eddyburg da Giovanna Nigi il 25 dicembre 2015:

P.S: Anche la suprema carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riconosce quanto sia deturpante la “vetrificazione” delle Logge dei Tiratori.

Pubblichiamo il testo integrale della lettera ricevuta oggi 23 dicembre 2015 in risposta alla petizione con oltre 1100 firme inviatagli dal nostro Comitato. 

«Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Il Consigliere per la conservazione del patrimonio artistico

«Roma, 11 dicembre 2015 Gentile…

«il Presidente ha ricevuto la Sua lettera e mi prega di risponderLe.

Condivido pienamente la posizione del Comitato che difende l’antico opificio del Seicento le “Logge dei Tiratori dell’Arte della Lana”.

Vetrificare questo mirabile monumento significa ferirlo e deturparlo.

Trasmetto copia di questa mia lettera al Ministro Franceschini.

Con viva cordialità, Suo Prof. Luis Godart » 

(Articolo di Giovanna Nigi, tratto da “Micropolis” di novembre 2015, pubblicato con questo titolo il 27 dicembre 2015 su “Eddyburg” con un postscriptum)

 

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