Continue infrazioni per un’Italia che, al di là dei proclami, non sembra dare priorità al nostro ecosistema

 

Circolo Territoriale VAS Vulture-Alto BradanoAssociazione Intercomunale Lucania

Sembra che ai nostri governanti piaccia viaggiare su due binari poiché da un lato esaltano la nostra appartenenza all’Unione europea e dall’altro sembra che non digeriscano il dover obbligatoriamente recepire le Direttive europee.

Assistiamo ad un Paese che afferma ripetutamente l’importanza di appartenere ad una squadra, quella della Ue, ma sulle tematiche ambientali dà l’impressione di non gradire il suo doversi necessariamente adeguare alle regole che la stessa Ue si è data.

Il caso Ilva, un problema che dovrebbe interessare tutti noi. 

Ilva.

L’acciaieria Ilva di Taranto

Qualche settimana fa venne evidenziato il concreto rischio per l’Italia di finire sotto inchiesta a Bruxelles con l’accusa di aver concesso “aiuti di Stato” alla nota acciaieria Ilva di Taranto per il mancato rispetto dall’art. 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (v. allegato n. 1).

Ad essere contestate sono state alcune delle misure contenute nella legge “Salva-Ilva”, all’epoca del Governo Monti e Ministro all’Ambiente Clini, e le garanzie dello Stato su un prestito da 800 milioni di euro previsto, oggi dal Governo Renzi e Ministro all’Ambiente Galletti, dal comma 837 della legge di Stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208).

Quello che era un sospetto è divenuto una realtà con il recente preavviso di infrazione nei riguardi dell’Italia da parte del’Unione europea sulla vicenda Ilva (v. allegato n. 2).

È emblematico, oltre che sconcertante, leggere alcune dichiarazioni secondo le quali il Governo sarebbe intervenuto sul caso Ilva perché sussiste una questione ambientale grave e, in assenza di bonifica, l’azienda non potrebbe tornare a produrre a pieno regime.

A tale giustificazione, il Commissario europeo Margrethe Vestager risponde al Governo italiano senza troppi giri di parole e senza giochetti illusionistici a cui la politica degli ultimi tempi ci ha abituato: “Sono consapevole dell’urgente bisogno di disinquinamento sia all’interno dell’Ilva che nell’area adiacente di Taranto. Ecco perché sono pienamente a favore del supporto pubblico per il disinquinamento del sito e dell’area”, tuttavia il salvataggio e gli aiuti per le fabbriche in pericolo “rimangono proibiti sotto le regole Ue e queste regole vengono applicate costantemente nei confronti degli Stati membri da quando sono state introdotte”.

Il Commissario aggiunge dicendo che esiste una “capacità produttiva strutturale e le compagnie dell’acciaio non dovrebbero essere tenute nel mercato artificialmente a spese del contribuente se non sono economicamente autosufficienti”. (cfr. http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/ilva-preavviso-infrazione-ue-no-aiuti-di-stato-vendetela-no875947).

In breve sintesi, il Commissario europeo dice “SI” alla bonifica, ma ribadisce il suo “NO” ad “aiuti di Stato” a chi da anni ha inquinato.

Dovrebbe essere arrivato il momento di smetterla con gli “aiuti” che sembrano dettati più da un “ricatto occupazionale” che dalla reale esigenze di dare priorità all’ambiente e alla salute dei cittadini senza alcuna forma di compromesso.

Dall’Ilva alla Rete ecologica europea. 

 Rete Natura 2000_SIC_ZPS_ZSC 

Oltre al caso Ilva, l’Unione europea ha recentemente aperto una nuova procedura d’infrazione a carico dell’Italia per la violazione della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) con ripercussioni sull’adeguata valorizzazione della Rete ecologica europea “Natura 2000”.

In merito ai casi di violazione della Direttiva, già nella prima richiesta di indagine (EU-Pilot 6730/14/ENVI) – diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat – a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) in aree rientranti in siti di importanza comunitaria (S.I.C.) e zone di protezione speciale (Z.P.S.) componenti la Rete Natura 2000, i servizi della Commissione invitarono le autorità italiane ad intervenire presso le autorità regionali competenti al fine di impedire un ulteriore degrado dei siti Natura 2000 interessati (v. allegato n. 3).

Siamo lieti di leggere una frase che trova conferma anche nel “folle” progetto del solare termodinamico in Regione Basilicata, non autorizzato, che vorrebbe occupare oltre 226 ettari di suolo agricolo ad alta fertilità.

Infatti, l’Unione europea aprendo l’ennesima procedura di infrazione contro l’Italia, confermando un preoccupante “record” di 95 violazioni a carico del nostro Paese, evidenzia che “sono carenti, se non del tutto assenti, o addirittura errate le – Valutazioni d’Incidenza – ovvero le valutazioni che i governi regionali, in base alle norme Ue, dovrebbero garantire per valutare l’impatto degli interventi” (cfr. http://ecoradicali.it/2015/12/direttiva-habitat-ue-apre-nuova-procedura-dinfrazione-ecoradicali-ministro-galletti-garantisca-limmediato-rientro-nella-legalita/).

I siti che rientrano nella Rete Natura 2000 (SIC, ZSC, ZPS)

 Rete Natura 2000

Anche per il progetto del termodinamico in Basilicata è del tutto assente una Valutazione d’Incidenza Ambientale, cosiddetta V.Inc.A, oltre alle svariate criticità contenute nello Studio di Impatto Ambientale (cosiddetto S.I.A.) oggetto di recenti richieste di integrazione.

Questioni da noi più volte segnalate e, come da ultima comunicazione della Regione Basilicata alla società Teknoslar, ben esplicitate nella richiesta di presentazione di una Relazione della Valutazione d’Incidenza Ambientale ad integrazione dello Studio d’Impatto Ambientale con relativo coinvolgimento del limitrofo Comune di Spinazzola e della Regione Puglia, Servizio Ecologia, Ufficio V.I.A. e V.Inc.A.

La questione legata alla scarsa valorizzazione della rete ecologica europea venne affrontata anche dal WWF Italia e dalla LIPU-BirdLife Italia che, già nel 2013, ebbero modo di evidenziare nel “Dossier sul depauperamento dei siti Natura 2000 e sulla Valutazione di Incidenza in Italia”, inviato alla Commissione europea, numerosi casi riguardanti progetti ed attività che avrebbero danneggiato siti della rete Natura 2000.

Venne evidenziato anche il caso della Regione Basilicata dove si registrano, come riportato nel citato Dossier, numerosi pozzi petroliferi (13 in ZPS e 1 in SIC), più molti altri a poca distanza dai confini della ZPS e dei SIC con gravi danni ambientali in primis alle falde acquifere.

Una Petizione per un 2016 nel binario della legalità. 

È chiaro a tutti noi che si prospetta un 2016 non facile e, sicuramente, dovrà vederci tutti in prima linea con una chiara richiesta di ripristino delle regole basilari di una convivenza civile all’insegna del rispetto dell’ambiente e di tutti coloro che quell’ambiente lo abitano.

Iniziamo il 2016 rinnovando l’invito agli affaristi della Teknosolar a lasciare il nostro territorio ed invitiamo a sottoscrivere la petizione Direttiva Habitat: rientriamo subito nella legalità, difendiamo l’ecosistema italiano” indirizzata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Ambiente e al Presidente della Conferenza Stato – Regioni.

lasciate il nostro territorio

Messaggio rivolto agli affaristi della Teknosolar: “lasciate il nostro territorio”

Si riporta il link della petizione la cui sottoscrizione rappresenterebbe un buon inizio in un anno che speriamo possa essere migliore di quello che si è appena concluso (cfr. https://secure.avaaz.org/it/petition/Al_Presidente_del_Consiglio_Al_Ministro_per_lAmbiente_Per_il_rispetto_della_Direttiva_Habitat/?aOQcbkb).

 

4 gennaio 2015

 

Donato Cancellara

Associazione VAS per il Vulture Alto Bradano

Associazione Intercomunale Lucania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas