Antropocene: esiste e ha già lasciato la sua firma sulla Terra

 

Antropocene.

È noto che gli esseri umani stanno alterando il pianeta Terra ad un livello crescente, compresi i processi geologici globali a lunghissimo termine. 

Ma il riconoscimento come nuova era geologica di quello che è stato chiamato Antropocene  dipende dal fatto se gli esseri umani abbiano già cambiato il sistema Terra in misura sufficiente a produrre una firma stratigrafica nei sedimenti e nel ghiaccio che sia distinta da quella dell”Olocene. 

Le ipotesi della data di inizio dell’era dell’Antropocene comprendono un Antropocene precoce, che inizia con la diffusione dell’agricoltura e della deforestazione; la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, che ha messo in contatto il Vecchio Mondo e Nuovo Mondo e le loro specie; la rivoluzione industriale del 1.800; la “Grande accelerazione” del XX secolo, con la crescita della popolazione umana, dell’industrializzazione e dei consumi di nuovi materiali e prodotti.

Ora lo studio “The Anthropocene is functionally and stratigraphically distinct from the Holocene” pubblicato su Science da un foltissimo team di ricercatori internazionali che fanno capo al Working Group on the “Anthropocene”, dice di aver trovato le prove che non solo l’Antropocene è in corso, ma che ha lasciato la sua impronta nella geologia terrestre.

Secondo quanto si legge sulle anticipazioni pubblicate da Science  «depositi antropici recenti contengono nuovi minerali e tipi di roccia, che riflettono la rapida diffusione globale di nuovi materiali tra cui alluminio elementare, cemento e plastica che formano “tecnofossili” abbondanti e in rapida evoluzione. La combustione di combustibili fossili ha disseminato  black carbon, sfere cenere inorganiche e particolato sferico  carbonioso in tutto il mondo, con un aumento globale quasi sincrono intorno al 1950. I flussi antropici sedimentari si sono intensificati, compresa una maggiore erosione provocata dalla deforestazione e dalla costruzione di strade. La diffusa ritenzione dei sedimenti all’interno delle dighe ha amplificato subsidenzanei delta».

Le firme geochimiche dell’Antropocene comprendono  elevati livelli di idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e residui di pesticidi, così come, a partire dal 1945-1950, il  piombo presente nell’ambiente ha avuto una crescita altissima a causa dell’utilizzo della benzina con piombo, mentre gli stock di azoto e fosforo del suolo sono raddoppiati nel secolo scorso a causa dell’elevato ‘uso di fertilizzanti, lasciando le loro firme negli strati dei depositi lacustri e nei livelli di nitrati nei ghiacciai della Groenlandia, che sono più alti degli ultimi 100.000 anni.

Il test nucleari Trinity ad Alamogordo, New Mexico, il 16 Luglio 1945 ha dato il via al fallout nucleare locale che è durato fino al 1951, mentre i test delle armi termonucleari tra il 1952 e il 1980 hanno prodotto un chiaro segno  a livello globale, la cosiddetta “bomb spike”, con un eccesso di 14C, 239Pu, e altri radionuclidi artificiali rispetto ai picchi nel 1964.

L’aumento delle concentrazioni atmosferiche di CO2 e CH4 aumentano già nell’Olocene, a partire da circa il 1850  e più marcatamente intorno al 1950, associato ad un forte calo nello δ13C assorbito dagli anelli degli alberi e dai fossili calcarei.

Dal 1990 c’è stato un aumento  medio della temperatura globale di 0,6 – di 0,9 gradi centigradi, che si è verificato soprattutto negli ultimi 50 anni e che ha superato ogni variazione naturale nell’Olocene degli ultimi 14.000 anni, accompagnato da un modesto arricchimento di δ18O nei ghiacciai della Groenlandia a parte circa dal 1900. nel periodo 1.993 – 2010, il livello dei mari è aumentato a 3,2 ± 0,4 mm/anno ed è in aumento rispetto ai tassi del tardo Olocene.

Lo studio sottolinea che «a seconda della traiettoria del futuro forcing antropogenico, queste tendenze possono raggiungere o superare lo sviluppo delle condizioni interglaciali del Quaternario».

I cambiamenti sono enormi anche a livello biologico.

«Dal 1500 i tassi di estinzione sono stati di gran lunga superiori  ai tassi di fondo e sono ulteriormente aumentati nel XIX secolo e più tardi – si legge su Science –   inoltre, gli assemblaggi delle specie sono stati alterati in tutto il mondo, dal punto di vista geologico, in maniera senza precedenti le invasioni di specie  transglobali  e i cambiamenti associati all’agricoltura e alla pesca, hanno riconfigurato in modo permanente la traiettoria biologica della Terra».

Queste nuove firme stratigrafiche sostengono la formalizzazione dell’Antropocene come epoca, con un  inizio, ancora da identificare formalmente, che secondo gli scienziati andrebbe intorno alla metà del XX secolo, ma «la formalizzazione è una questione complessa perché, a differenza delle precedenti suddivisioni del tempo geologico, la potenziale utilità di un Antropocene formale va ben al di là della comunità geologica. Esprime anche la misura in cui l’umanità è il driver dei cambiamenti rapidi e diffusi al sistema Terra che persistono variamente e che, potenzialmente, sui intensificheranno in futuro».

Lo studio evidenzia che «gli indicatori dell’Antropocene nei recenti sedimenti lacustri si differenziano nettamente dalle firme dell’Olocene. Questi includono una combinazione senza precedenti di plastica, ceneri aere, radionuclidi, metalli, pesticidi, azoto reattivo e le conseguenze della crescente concentrazione di gas serra».

L’Antropocene si evidenzia in tutta la sua concretezza in un nucleo di sedimenti della Groenlandia occidentale, dove ritiro dei ghiacciai causato dal riscaldamento del clima ha provocato una  brusca transizione stratigrafica dai sedimenti proglaciali alla materia organica non glaciale, delimitando efficacemente l’insorgenza dell’ Antropocene.

Il team del Working Group on the “Anthropocene”, che è stato incaricato di definire la nuova era che stiamo vivendo, dice che l’impatto dell’umanità sulla Terra sarà visibile nei sedimenti e nelle rocce per milioni di anni nel futuro.

Ma la scoperta centrale è che l’impatto dell’umanità sulla Terra dovrebbe essere considerato come pervasivo e sufficientemente distinto da giustificare una classificazione a parte.

Colin Waters, una scienziato del British Geological Survey e segretario del Working Group on the “Anthropocene”, ha spiegato a BBC News che «il documento analizza l’entità dei cambiamenti che l’umanità ha prodotto nel pianeta. Al momento, sono stati sufficienti ad alterare significativamente la natura dei sedimenti finora accumulati e sono distinti da quello esistente n all’epoca dell’Olocene, che è iniziata alla fine dell’ultima era glaciale? Questo caso ora è risolto. All’interno del Working Group – siamo 37 membri – penso che la maggior parte sia  d’accordo che viviamo in un intervallo che dovremmo chiamare Antropocene.  C’è ancora qualche discussione sul fatto se debba essere una unità formale o informale, ma. ci piacerebbe avere una definizione specifica. E una maggioranza del gruppo si stanno indirizzando verso la metà del XX secolo come inizio di questa nuova epoca».

 

(Articolo di Umberto Mazzantini, pubblicato con questo titolo l’8 gennaio 2016 sul sito www.greenreport.it)

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