«Sono rimasto solo». Luigi osserva il quartiere che pochi mesi fa brulicava di vita. Silenzio. Non c’è più nessuno, come per un attacco atomico. Resta questo pensionato, Luigi Bellicoso, strano nome per una persona tanto mite. È l’ultimo abitante di una delle New Town di Cese di Preturo, i quartieri cresciuti come funghi dopo il terremoto de L’Aquila. Il miracolo reclamizzato da Silvio Berlusconi. Ma il 2 settembre 2015 i Complessi Anti-sismici Sostenibili Eco-compatibili, le famose CASE, hanno preso ad andare in pezzi. Con la gente dentro. Ha cominciato un balcone, una mattina un crac ed è andato giù. Poi sono arrivati gli uomini del Corpo forestale coordinati dal Comandante Nevio Savini, che da anni collaborano con la Procura, e hanno scoperto che i balconi non tenevano più. Marci. Allora hanno cominciato a sigillarli, quelli costruiti da una ditta di Piacenza e da un consorzio della Campania. Ottocento. Sulle facciate sono emerse crepe. Quel quartiere e gli altri costruiti dalle stesse ditte (490 abitazioni) saranno evacuati. Quasi mille persone. Alberto Maurizi della Forestale ha perso giorni per visitare le famiglie e spiegare loro cosa stava succedendo. «Hai preso tutto?», chiede Matteo Valente alla moglie mentre chiude la porta e carica la Panda. Ci hanno stipato la loro vita. Un progetto da 800 milioni sotto inchiesta Ma che cosa è successo alle CASE? «Una città ricostruita in 4 mesi», titolavano trionfanti i giornali nel 2009. I dati della Protezione civile parlavano di 4.449 alloggi per 15mila persone. Un progetto da quasi 800 milioni. Da allora, come ricorda il procuratore Fausto Cardella, è stato un fiorire di inchieste. Il magistrato è preoccupato: «Abbiamo 6 pm invece di 14. È stato fatto un lavoro enorme». Ma il rischio è la prescrizione. Una cosa è certa: in tanti ci si sono riempiti le […]