Grandi navi a Marghera, spunta un progetto alternativo

 

Grandi Navi su La Nuova di Vemnezia.

Un nuovo porto passeggeri a Marghera.

L’idea che il Comune e la giunta Orsoni avevano lanciato due anni fa adesso diventa progetto.

Un elaborato progettuale in piena regola, con studi e calcoli, depositato a Roma al ministero per l’Ambiente e già promosso nella prima fase di “scooping”.

Lo firma lo studio di architettura dell’ex assessore all’Urbanistica Roberto D’Agostino, insieme all’impresa ED srl.

 progetto scalo passeggeri e Marghera.

Un’alternativa «credibile e logica», dice l’ex assessore, che chiede alla città di pronunciarsi.

Portare le grandi navi a Marghera, nell’area della Prima zona industriale dove adesso sono i depositi dell’Eni, significa rilanciare l’area urbana della Marittima, dedicandola a piccole navi di lusso e yacht.

Ma anche la nuova marina e case di lusso modello Amsterdam, con un nuovo canale all’interno.

Utopia? «No», dice D’Agostino, che nel frattempo ha vinto un concorso internazionale per progettare i piani regolatori di Maputo in Mozambico e Dar es Salam in Tanzania.  

«Certo, serve l’interessamento di un ente pubblico», dice, «perché l’iscrizione alla Via costa centinaia di migliaia di euro. Io ho già regalato alla città il mio lavoro».

E il Porto non è favorevole all’idea di spostare le navi passeggeri a Marghera.  

«Un’opposizione inspiegabile», dice il progettista, «anche i nuovi canali che vuole il Porto provocherebbero l’incrocio di traffico commerciale e passeggeri. Dunque, il problema non esiste».

I vantaggi della soluzione Marghera sarebbero tanti, dice D’Agostino 

Il primo: non occorre scavare nuovi canali né, come nell’ipotesi del Tresse Nuovo, «tagliare in due l’isola delle Tresse con i suoi fanghi inquinati. Le navi resterebbero lontane, ma fino a un certo punto, dalla città storica. Per portare i passeggeri dalla nuova Marittima, che si costruirebbe nel canale Industriale Nord e in canale Brentelle, ci saranno dei vaporetti attrezzati con cui il Comune potrebbe far pagare una sorta di tassa d’ingresso offrendo il trasporto dal terminal alla città.»

A Marghera la nuova Marittima potrebbe ospitare fino a sette navi.

Con parcheggi, servizi, uffici e centri commerciali.

Nell’attuale Marittima oltre alle case di lusso anche alloggi in social housing. «Una nuova situazione urbana che toglie anche il traffico delle grandi navi da San Marco».

Progetto che si potrà autofinanziare, secondo D’Agostino, perché gli 800 milioni di investimento (300 a Venezia, 200 per le banchine e le bonifiche a Marghera, altri 300 per gli uffici e i discount), potrebbero tornare con gli interessi, con un valore finale di un miliardo e 200 milioni.

Tempi previsti per il completamento: intorno ai sei anni.

Entro sei mesi due navi potrebbero già spostarsi, per togliere il 40 per cento del traffico, la Marittima nuova in tre anni, il resto entro sei anni.

Cosa manca per il via al progetto Marghera?

«Il consenso della comunità, che adesso cercheremo portando in giro la nostra idea», dicono i progettisti, «e la volontà politica».

I terreni di Marghera che dovranno essere espropriati sono di proprietà di Fincantieri, Gruppo Salmini e Pilkington.

Il resto del Porto e del Demanio.

Il sasso è lanciato.

 

(Articolo di Alberto Vitucci pubblicato con questo titolo il 20 febbraio 2016 su “La Nuova di Venezia e Mestre”)

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