Si è costituito il “Comitato SÌ blocca inceneritori”

 

Nel pomeriggio di sabato 12 marzo 2016 si è svolta a Roma, presso la sala cittadina di via Boemondo 7, l’assemblea nazionale per la costituzione del COMITATO PROMOTORE NAZIONALE per il referendum abrogativo dell’art. 35 dell’ex Decreto BLOCCA-ITALIA.

Assemblea nazionale in via Boemondo.1.

Ha dato inizio ai lavori il Prof. Giorgio Repetto del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia, collaboratore della Clinica Legale “Salute, ambiente e territorio” (attiva da tre anni sulla base di un progetto ispirato alle diverse esperienze di “Law clinics”realizzate negli Stati Uniti), nonché Associato in European Constitutional Law.

Giorgio Repetto

Giorgio Repetto

Come esperto di diritto costituzionale ha studiato il testo dell’art. 35 del decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 detto ”Sblocca Italia”, coordinato con la Legge di conversione (Legge 11 novembre 2014, n. 164), per accertarne i possibili vizi di legittimità. Ha premesso che in termini di “metodo” il testo individuato può essere impugnato presso la Corte Costituzionale o con un referendum abrogativo oppure con un ricorso al TAR per l’annullamento di un provvedimento attuativo dell’art. 35 che convinca il Collegio giudicante a sollevare alla Consulta la questione di legittimità costituzionale.

In termini sempre di “metodo” ha precisato che occorre prendere in esame il testo definitivo scaturito in sede di conversione del decreto-legge n. 133/2014, perché approvato con una serie di emendamenti che hanno reso più complicata l’analisi dei possibili vizi di legittimità: sono state aggiunte infatti diverse altre norme che hanno complicato l’individuazione esatta dei commi dell’art. 35 che interessano ai fini di un referendum abrogativo.

Giorgio Repetto.1.

Il Prog. Giorgio Repetto ha fatto sapere di stare lavorando su quali siano i commi da impugnare per chiederne l’abrogazione. Ha fatto sapere che il quesito referendario viene sottoposto a un doppio controllo, dapprima ad opera della Corte di Cassazione (che opera una verifica di carattere formale) e poi da parte della Corte Costituzionale (che si pronuncia invece sul merito del quesito e ne dichiara l’ammissibilità).

Ha precisato al riguardo che la Corte Costituzionale ha nel tempo imposto una serie numerosa di vincoli nei riguardi dei referendum abrogativi, contro cui bisogna stare attenti di non incappare.

A titolo esemplificativo ha citato il comma 7 dell’art. 35, che riguarda il “caso in cui in impianti di recupero energetico di rifiuti urbani localizzati in una regione siano smaltiti rifiuti urbani prodotti in altre regioni”, per mettere in evidenza che si farebbe un grosso errore se lo si sottoponesse a referendum, perché di andrebbe contro la DIRETTIVA 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, che in base alla gerarchia delle fonti del diritto amministrativo è sovraordinata alla legislazione nazionale.

Il Prof. Girogio Repetto ha quindi indicato quali siano le parti del testo dell’art. 35 che in termini di “merito” sembrano presentare a suo giudizio dei vizi di legittimità costituzionale.

Ha citato il 1° comma dell’art. 35, ai sensi del quale “entro novanta giorni … il Presidente del Consiglio dei ministri, …, con proprio decreto, individua a livello nazionale la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale” con la precisazione che “gli impianti così individuati costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”, ed il successivo comma 8 secondo cui “i termini per le procedure di espropriazione per pubblica utilità degli impianti di cui al comma 1 sono ridotti della metà”.

Sono a suo giudizio attaccabili entrambi i suddetti passi riferiti al “preminente interesse nazionale”, che comporta come enorme una conseguenza quella di saltare tutte le procedure di controllo ed il raccordo con le Regioni, fino al punto di dimezzare anche i tempi di esproprio, possibilità derivata dalla cosiddetta “legge obiettivo” n. 443 del 21 dicembre del 2001. Riguardo al testo del comma 1 ha tenuto a far presente, in risposta anche ad una domanda fatta in tal senso, che la disposizione riguarda anche gli impianti esistenti, oltre a quelli da realizzare ex novo.

Ha aggiunto che un paletto importante è stato da sempre quello della chiarezza del quesito referendario, in assenza della quale si rischia la sua inammissibilità.

Ha quindi dichiarato come impugnabile il testo del comma 3 dell’art. 35, che è riferito secondo il quale “tutti gli impianti di recupero energetico da rifiuti sia esistenti sia da realizzare sono autorizzati a saturazione del carico termico”.

Parimenti impugnabile è il testo del comma 6 dell’art. 35 secondo cui “non sussistendo vincoli di bacino al trattamento dei rifiuti urbani in impianti di recupero energetico, nei suddetti impianti deve comunque essere assicurata priorita’ di accesso ai rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale fino al soddisfacimento del relativo fabbisogno”.

Il Prof. Giorgio Repetto ha concluso il suo intervento precisando che, pur abbracciando il testo di più commi dell’art. 35, è comunque ammesso un solo quesito referendario, ma plurimo.

Il Dott. Arch. Rodolfo Bosi è intervenuto a nome della associazione ambientalista “Verdi Ambiente e Società” (VAS) per far presente che far le due strade prospettate dal Prof. Repetto (referendum e ricorso al TAR) è a suo giudizio prioritario il ricorso al TAR, perché di più immediata applicazione, che eviterebbe fra l’altro il rischio che al momento di una pronuncia favorevole i buoi siano nel frattempo scappati tutti dalla stalla.

Il Prof. Giorgio Repetto gli ha fatto presente che la strada del ricorso al TAR non è così automatica e porterebbe ad una pronuncia che nella migliore delle ipotesi si avrebbe nella seconda metà del 2017: ha parlato al riguardo di una incognita superabile che è quella delle norme organizzative, per sottolineare alla fine che entrambe le strade hanno comunque delle incognite, ma che vale la pena di percorrerle entrambe.

Ha preso quindi la parola Massimo Piras, Presidente dell’associazione “Zero Waste Lazio”, che ha aggiornato i presenti sulle ultime novità, precisando che c’è stata una valutazione unanime sia del prof. Paolo Maddalena che del prof. Giorgio Repetto sulla conferma di 5-6 vizi di legittimità solo sul 1° comma dell’art. 35 e di ulteriori vizi riscontrabili su altri 5-6 commi sempre dell’art. 35.

Massimo Piras.00

Massimo Piras

Ha tenuto ad informare i presenti che le 500.000-600.000 firme (da raccogliere ai sensi dell’art. 7 della legge n. 352 del 1970, relativa alle “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione”, ndr.)

è un traguardo raggiungibile, dal momento che la raccolta verrà fatta insieme ad altri sei quesiti referendari ed oltre al nostro Comitato, sulla base del principio di reciprocità solidale nella raccolta firme per tutti i quesiti presenti da parte nostra e di tutti i diversi soggetti che hanno già confermato l’adesione alla Campagna “REFERENDUM SOCIALI” con le rispettive organizzazioni (CGIL scuola, Cobas, Gilda, Movimento Trivelle Zero, No Grandi Navi, Forum nazionale acqua bene comune, ecc.).

Ha aggiunto che le firme dovrebbero essere raccolte dal 9 aprile al 9 luglio, sfruttando anche l’apertura delle scuole (ai sensi dell’art. 32 della legge n. 352/1970 “le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre”, ndr.), precisando che l’obiettivo di questa campagna referendaria è chiaramente rivolto ad invertire la direzione liberista e lobbistica messa in campo dalle politiche ambientali del Governo.

Ha fatto sapere che il prossimo giovedì 17 marzo dovrebbero essere depositati i primi quesiti referendari sulla scuola e sulle trivellazioni: ai sensi infatti dell’art. 7 ”al fine di raccogliere le firme necessarie a promuovere da almeno 500.000 elettori la richiesta prevista dall’articolo 4, i promotori della raccolta, in numero non inferiore a dieci, devono presentarsi, muniti di certificati comprovanti la loro iscrizione nelle liste elettorali di un comune della Repubblica …. alla cancelleria della Corte di cassazione, che ne dà atto con verbale, copia del quale viene rilasciata ai promotori”.

Massimo Piras ha affermato che dopo circa una settimana (forse il 22 marzo prossimo) anche il comitato che si costituirà alla fine dell’assemblea nazionale dovrebbe depositare a sua volta il quesito referendario: al riguardo ha tenuto a sottolineare come discorso importantissimo la riunificazione di tutti i referendum in una unica campagna collettiva dei “REFERENDUM SOCIALI”.

Ha voluto far presente il rischio di una normativa strumentale di recupero da parte del Governo, così come ha già fatto pochi mesi fa con i referendum sulle trivellazioni arrivando a lasciarne in piedi uno solo, precisando che non è stato ancora emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri prescritto dal 1° comma dell’art. 35, eventualmente da impugnare con un apposito ricorso al TAR.

Dal momento che per costruire i nuovi inceneritori occorrono ad ogni modo circa 5 anni la nostra battaglia mette insieme sia le regioni che già oggi ospitano questi impianti (Lombardia, Emilia e Toscana in particolare) che vedrebbero arrivare Combustibile Solido Secondario (CSS) o rifiuti preselezionati alla meglio da tutta Italia sia le Regioni destinatarie dei nuovi impianti (circa dieci tra centro – sud – isole) andando a normare un “letale riequilibrio” delle patologie collegate anziché tutelare la salute pubblica.

Massimo Piras

Ha tenuto a dichiarare che quella del Governo è una politica da anti-economia circolare da battere utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, dal referendum come irrinunciabile opportunità data dalla grande compagine della campagna “Referendum sociali” con quattro temi insieme (Scuola – Trivelle – Inceneritori – Beni Comuni) e che ci porterebbe al voto in primavera 2017 sino al ricorso al TAR per sollevare i profili di incostituzionalità procedura successiva all’emanazione del Decreto Ministeriale atteso a breve che comunque sicuramente andrebbe ad esito dopo il referendum stesso.

Ha quindi proposto di prendere atto che la data stabilita di comune accordo è quella di un Firma Day il 9 e 10 aprile con banchetti in tutte le piazze italiane, precisando che il Tavolo nazionale ha già incontrato il Comitato promotore del referendum del 17 aprile per concordare che la sovrapposizione di una settimana tra la campagna di invito al voto e quella per l’invito a firmare i nuovi quesiti possa essere considerata una “staffetta di lotta”.

Sul punto specifico alcuni hanno richiesto di verificare la fattibilità di poter partire con la raccolta delle firme dal 18 aprile fino al 18 luglio, e sul punto si è considerato di presentare tale proposta al tavolo nazionale che potrebbe rimuovere possibili attriti dati dalla sovrapposizione, annunciando che a primavera 2017 ci dovrebbe essere da mettere assieme anche il referendum contro la legge elettorale (“Italicum”).

Il Prof. Paolo Maddalena, che sarebbe dovuto intervenire di persona all’assemblea nazionale, è stato impedito all’ultimo minuto da impegni con la casa editrice dell’ultimo suo libro, ma è riuscito ugualmente a farsi sentire in diretta per telefono.

Paolo Maddalena

A giudizio del Prof. Paolo Maddalena ci sarebbero le seguenti violazioni del dettato costituzionale, che potrebbero essere addotte anche e soprattutto in un eventuale futuro ricorso al TAR.

– Violazione del 1° comma dell’art. 117, ai sensi del quale “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.”

– Violazione della lettera f) del 2° comma dell’art. 117, secondo cui “lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo”.

– Violazione della lettera s) del 2° comma dell’art. 117, secondo cui “lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”. 

– Violazione dell’art. 32 ai sensi del quale “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. 

– Violazione dell’art. 3 ai sensi del quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Ne deriva come vizio l’irragionevolezza della disposizione normativa impugnata.

– Violazione dell’art. 97 ai sensi del quale “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.” 

In conclusione, per il Prof. Paolo Maddalena ci sono gli elementi per proporre il referendum.

A chi gli ha chiesto chiarimenti sul ricorso al TAR, ha fatto sapere che la questione di legittimità sollevata da un Collegio amministrativo va direttamente alla Consulta, previo assenso caso mai del Consiglio di Stato.

L’assemblea nazionale è quindi passata a dibattere da un lato sulla opportunità dello slittamento dell’inizio della campagna referendaria e sui compiti e ruoli del Comitato Promotore.

É stato preso atto della necessità della costituzione del Comitato Promotore con una scrittura privata.

É quindi intervenuto Ugo Corrieri, psichiatra, Presidente dell’associazione medici per l’ambiente ISDE (International Society of Doctors for the Environ­ment) di Grosseto, per far sapere anzitutto che ISDE ITALIA appoggerà oltre al referendum sull’art. 35 anche il referendum sulla riforma della Costituzione e che come associazione medici per l’ambiente ha già fatto una campagna nazionale contro gli inceneritori.

Ugo Corrieri.1.

Ugo Corrieri

Ha messo in evidenza che il 95% dei lavori scientifici si può considerare “pattumiera”, perché prezzolati e quindi mai al di sopra ed al di fuori delle parti.

Ha messo in risalto conseguentemente anche la difficoltà di stabilire quale sia il rimanente 5% di lavori scientifici da considerare obiettivi.

Ha messo in ancor maggiore risalto che sono stati modificati i risultati di studi scientifici in documenti in uso ad associazioni pubbliche, per attestare la presunta innocuità degli impianti di incenerimento dei rifiuti: ha citato al riguardo in particolare lo studio condotto in Inghilterra di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, che è stato rovesciato (nascondendo gli 11.000 morti in più da inceneritori) riferendo che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.

Ugo Corvieri

Ha voluto ricordare anche uno studio dell’A.R.P.A. della Toscana dove veniva dichiarato spudoratamente un falso in pubblico.

Ha fatto riferimento infine alla campagna nazionale contro l’incenerimento domestico, che provoca anch’esso un inquinamento che dipende dalla composizione del materiale bruciato.

Ha preso quindi la parola Maurizio Tritto, Presidente Associazione Intercomunale Lucania (A.I.L.), per far sapere che per una questione di correttezza avrebbe chiesto l’adesione della associazione che in Basilicata si è più impegnata nella battaglia contro gli inceneritori.

Maurizio Tritto

Maurizio Tritto

Ha quindi messo in evidenza l’opportunità e la convenienza di muoversi insieme su tutti i referendum, dopo avere superato quello sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile, su cui l’80% degli italiani non sa a tutt’oggi nemmeno che si deve andare a votare.

É intervenuto il Dott. Arch. Rodolfo Bosi per far presente da un lato che si può coinvolgere nella futura campagna il Dott. Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, e dall’altro lato che l’eventuale ricorso al TAR contro il Decreto Attuativo del Presidente del Consiglio dei Ministri potrebbe essere affidato al Prof. Daniele Granara, Vice Presidente di VAS, che è docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Genova.

Bosi Rodolfo

Si è quindi aperto un animato dibattito sul nome da dare al Comitato Promotore: dalla iniziale proposta di Massimo Piras di chiamarlo “Comitato SÌ abrogazione inceneritori” si è passati alla proposta integrativa di chiamarlo “Comitato SÌ abrogazione norma inceneritori” ed a quella più semplice di “Comitato stop inceneritori”, per approvare alla fine a larga maggioranza la denominazione “COMITATO SÌ BLOCCA INCENERITORI”.

Dopo avere deciso che va preso quanto prima l’appuntamento per il prossimo 22 aprile (per il deposito del quesito referendario), per partire dal 18 aprile, senza danneggiare il referendum del 17 aprile, si è quindi discusso della costituzione della associazione che di fatto costituirà il Comitato Promotore e del testo che dovrebbe garantire la più equa distribuzione del rimborso di 500.000 euro previsto in caso di vittoria del referendum.

Dai diversi interventi che si sono succeduti sono emerse una serie di lamentele soprattutto sui mancati rimborsi a chi si è battuto per il referendum sull’acqua.

È stato alla fine deciso che verrà redatta una bozza di atto costitutivo che dovrà stabilire a monte i criteri di ripartizione dell’eventuale rimborso, basati su una proporzione equilibrata tra la quantità di firme raccolte e le spese oggettivamente sostenute e certificate, firme raccolte da associazioni, comitati e soggetti collettivi componenti del Comitato Promotore, tenendo conto anche della densità di popolazione.

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